De Giorgi ha ridato fiducia all'Italia: rotazioni bloccate e fiducia nei "suoi" uomini. "Ma è un mondiale imprevedibile"
- Postato il 19 settembre 2025
- Di Virgilio.it
- 1 Visualizzazioni

Siamo ancora vivi, e non era per nulla scontato. Perché più che un mondiale questa sembra un’esercitazione a restare in vita: le eliminazioni al primo turno dei campioni olimpici della Francia e del Brasile (che andava a podio al mondiale da 6 edizioni!) hanno colpito nel segno, mostrando un lato nuovo e in parte inedito del mondo della pallavolo. Dove s’è capito ormai che non esistono più squadre materasso: l’Italia che deve patire fino all’ultimo per superare la fase a gironi ne è un chiaro esempio. È la globalità, bellezza: esportiamo tecnici dai paesi con maggiore tradizione e anche le aree più periferiche del mondo ne approfittano. Perché s’impara in fretta, e in tanti lo hanno dimostrato.
- L'Argentina non fa troppa paura, ma è bene non rilassarsi...
- De Giorgi elogia i suoi ragazzi: "Sotto pressione hanno reagito"
- Nessun cambio e gerarchie chiare: il messaggio di Fefé
L’Argentina non fa troppa paura, ma è bene non rilassarsi…
L’Italia alla fine il suo l’ha fatto e tutto sommato s’è ritrovata anche una fetta di tabellone non propriamente malvagia. Perché il temuto quarto di finale con la Francia è definitivamente tramontato, anche se ieri il pericolo era che potesse tramutarsi in un ottavo. L’Argentina ha rimosso il problema alla radice: i sudamericani non erano attesi al gran ballo, nel senso che non hanno stelle di prima grandezza (sin qui l’hanno trascinati gli schiacciatori Vicentin e Palonsky), ma hanno elementi sufficientemente esperti come Loser (gioca a Perugia) e De Cecco, il palleggiatore che dopo tanti anni in Italia andrà a giocare in Polonia (e questa sarà l’ultima rassegna internazionale con l’albiceleste).
Sulla carta l’Italia è più forte, ma in un mondiale così pazzerello forse certe cose è bene non dirle. Di sicuro c’è che l’eventuale quarto di finale con la vincente di Belgio e Finlandia non dovrà far trovare imperati gli azzurri: il Belgio nel girone ha fatto la partita della vita, ma pensare che Reggers e compagni possano ripeterla è forse esagerato. La Finlandia è una mina vagante, ha battuto la Francia e merita rispetto. Ma l’Italia è l’Italia. Specialmente quella vista all’opera con l’Ucraina.
De Giorgi elogia i suoi ragazzi: “Sotto pressione hanno reagito”
Fefé De Giorgi, a margine della sfida con gli ucraini, ha tessuto le lodi dei suoi ragazzi. Spiegando che una reazione in questi termini dopo la batosta incassata con i belgi non era affatto scontata. “Avevamo bisogno di una vittoria e con una pressione di questo tipo, alla quale noi siamo arrivati con una gara di anticipo rispetto alle altre squadre, credo che possiamo ritenerci soddisfatti, perché si è trattato di un test importante anche dal punto di vista mentale.
Eravamo nervosi all’inizio, poi ci siamo sciolti dopo aver tenuto botta nei momenti di difficoltà e grazie alla fase break abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Bisogna convincerci che questo è davvero un mondiale dove regna l’equilibrio, nel quale si è alzato il livello medio: non bisogna guardare il nome dell’avversario perché davvero qui tutto possono dire la loro. Ma noi sappiamo dove vogliamo arrivare”. Cioè all’eventuale semifinale con la Polonia.
Nessun cambio e gerarchie chiare: il messaggio di Fefé
La vittoria sull’Ucraina ha riconsegnato agli appassionati un’Italia quadrata e sicura di sé. De Giorgi ha voluto mandare un segnale forte a tutti: per la prima volta nel corso della sua gestione (ormai quadriennale), il CT ha chiuso una partita intera senza fare neppure un cambio, nemmeno per una singola rotazione al servizio. Un messaggio chiaro che merita di essere preso per quello che è: se proprio devo “morire” (e la gara con l’Ucraina era un dentro o fuori), allora muoio con le mie idee e i miei uomini.
Non ha indugiato a rimettere in campo Romanò e Giannelli, criticati dopo la sfida col Belgio, e soprattutto non ha tentennato nel dare fiducia al centro a Gargiulo, che sembra aver preso ormai i gradi di titolare rispetto ad Anzani e Galassi accanto a Russo.
Scelte chiare e precise, senza fronzoli: benché l’Italia abbia una panchina lunga che tutte le invidiano (Sbertoli, Rychlicki, gli stessi Anzani e Galassi e così pure i giovani Sani e Porro altrove potrebbero tranquillamente giocare titolari), De Giorgi nel momento di massima difficoltà s’è affidato a quelli di più sicuro affidamento. E ha avuto ragione, cosa che nello sport conta più di ogni altra.