Dazi, Trump: “Presto imporremo il 50% sul rame e il 200% sulla farmaceutica”. Lutnick: “Le offerte Ue sulla sua scrivania”

  • Postato il 9 luglio 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’Unione Europea sta lavorando per trovare una “soluzione negoziata” in materia di rapporti commerciali con gli Stati Uniti d’America. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen lo ha ribadito intervenendo in plenaria a Strasburgo. Ma da Washington Donald Trump, dopo aver annunciato che entro un paio di giorni invierà alla Ue una lettera con i livelli aggiornati dei dazi, continua a intimidire e lanciare minacce. Martedì ha anticipato nuove tariffe del 50% sulle importazioni di rame e molto più alte, fino al 200%, sui farmaci. Balzello che tuttavia entrerebbe in vigore dopo “un anno o un anno e mezzo” per dar tempo alle case farmaceutiche di trasferire la loro produzione negli Usa, stando ai suoi desiderata.

Le trattative bilaterali proseguono sull’ipotesi di un’intesa quadro temporanea che preveda una tariffa reciproca del 10% su tutti i prodotti in arrivo dal Vecchio continente, con esenzioni per alcuni comparti come gli alcolici ma balzelli più alti, appunto, per la farmaceutica che è in cima alla lista dei beni esportati dalla Ue verso gli Usa. Poi i colloqui proseguirebbero sui “dettagli” e le clausole settoriali – un lavoro enorme – in vista di una firma su un accordo vero e proprio. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha affermato di nutrire un “un cauto ottimismo”” sul fatto che si possa arrivare “nei prossimi giorni, o entro la fine del mese a un accordo”, cosa che però sarà possibile “soltanto se gli Stati europei collaboreranno in modo stretto fra loro”, ha aggiunto.

Il Financial Times fa notare che il trattamento riservato a Bruxelles sarebbe peggiore di quello previsto per Londra, a cui è stata concessa una quota annuale di 100.000 auto con una tariffa del 10% (contro il 25% applicato agli altri esportatori verso gli Stati Uniti), una tariffa zero (ancora non in vigore) su acciaio e alluminio e la promessa di un trattamento “significativamente preferenziale” sui dazi sui prodotti farmaceutici. E la Ue “non si aspetta di ottenere lo stesso accesso al mercato americano dell’acciaio, delle automobili e di altri prodotti britannici soggetti a dazi settoriali”.

Secondo il segretario al Commercio Howard Lutnick, la Ue ha preparato delle “vere offerte” e ha “indicato che aprirà il suo mercato”. Ora sarà il presidente americano a decidere “come usarle”. Di certezze ce ne sono poche e l’imprevedibilità del tycoon che alimenta i malumori tra i Ventisette, allarmati per la mancanza di aperture chiare ad esenzioni sui comparti chiave: dal pilastro tedesco dall’automotive ai metalli industriali, passando per legname e agroalimentare, punto nevralgico per Italia e Francia. Nelle istituzioni Ue il sollievo per la proroga negoziale fino al primo agosto si è presto trasformato in nuova inquietudine.

Le contromisure in caso di ‘no deal’ sono sul tavolo e pronte a colpire i prodotti simbolo del made in Usa per un valore intorno ai 120 miliardi di euro. Accanto, resta aperta la strategia del riposizionamento globale. A partire dal confronto con Pechino su nuove basi. “Siamo pronti a scrivere un nuovo capitolo nelle relazioni con la Cina”, ha detto von der Leyen davanti alla plenaria evocando la necessità di riequilibrare i rapporti economici, ridurre le dipendenze strategiche e rafforzare il dialogo su dossier globali, dal clima alla sicurezza. Pechino non l’ha presa bene: ha fatto sapere che è l’Ue che deve riequilibrare la sua “mentalità”, non i suoi rapporti economici con la Cina, in vista del summit del 24 luglio di Pechino. In parallelo l’Unione Europea sta lavorando per chiudere un accordo commerciale con l’India “entro fine anno”.

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