Dazi, Trump dice no alla prima proposta europea

  • Postato il 15 aprile 2025
  • Di Panorama
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Non hanno prodotto risultati i primi colloqui sui dazi intercorsi martedì 15 aprile fra il Commissario dell’Unione Europea per il Commercio, Maros Sefčovič, e l’amministrazione americana.

A riportarlo è Bloomberg, citando alcune fonti, secondo la quale i funzionari americani hanno reso noto che la maggior parte dei dazi sull’Ue non saranno rimossi immediatamente. La proposta dell’Europa riguardava la rimozione di tutte le tariffe esistenti sui beni industriali, incluse le auto. Tale proposta è stata però considerata irricevibile dalla controparte americana.

A spiegare il contenuto dei colloqui, avvenuti ieri, è stato anche uno dei portavoce della Commissione europea Olof Gill. La proposta europea mirava a «lavorare per ottenere tariffe reciproche zero per zero per tutti i beni industriali, comprese le automobili».

Oltre a questo si è discusso anche «del tema della sovraccapacità globale nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, la resilienza delle nostre catene di approvvigionamento nei semiconduttori e nei prodotti farmaceutici». Nonostante l’inconcludenza del primo round di colloqui, l’Ue «continuerà ad affrontare questi colloqui in modo costruttivo. È chiaro che saranno necessari notevoli sforzi congiunti» per arrivare ad un’intesa con Washington. 

Come noto, gli Stati Uniti hanno annunciato il 9 aprile una pausa di 90 giorni sulle tariffe imposte al mondo intero (tenendo però un “mini” dazio del 10%). Secondo il portavoce dell’Ue, l’Unione starebbe «facendo la sua parte. Ora è necessario che gli Stati Uniti definiscano la loro posizione. Come in ogni negoziato, questa deve essere una strada a doppio senso, un impegno a doppio senso, con entrambe le parti che portano qualcosa al tavolo».

Anche i dazi di ritorsione europei sono stati sospesi, e lo saranno fino al 14 luglio, data entro la quale si spera di trovare una soluzione alla guerra commerciale che ha portato una volatilità senza precedenti nei mercati finanziari del mondo intero, oltre che aver fatto schizzare in alto gli interessi sui titoli del tesoro americani e aver fatto indebolire il dollaro.  

Sono oltre 400 i prodotti american individuati per la rappresaglia europea sui dazi, dalle Harley Davidson ai sigari, anche se la speranza è di riuscire ad evitare una frattura così pesante fra le due sponde dell’Atlantico. Concluse anche le istruttorie su Apple e Meta, dove le multe alle Big Tech sembrano imminenti: la decisione è attesa “a breve” si accompagna all’ipotesi di una web tax paventata da von der Leyen stessa.

E proprio in tema di volatilità, la sola notizia di Bloomberg in merito all’inconcludenza dei primi round di colloqui è bastata a far perdere diversi punti agli indici di borsa americani, che avevano aperto in rialzo.

La Cina rinuncia a Boeing

In mattinata è avvenuta un’altra mossa della guerra dei dazi fra Stati Uniti e Cina. Pechino ha infatti ordinato alle sue compagnie aeree di non accettare ulteriori le consegne di jet dell’americana Boeing. Anche in questo caso, a riportare la notizia è stata Bloomberg, citando fonti vicine al dossier. Al momento gli Stati Uniti impongono dazi del 145% sui prodotti importati dalla Cina, mentre il Dragone applica una tariffa del 125%.

Con i nuovi dazi monstre, i costi per gli aerei e la relativa componentistica di Boeing “sono significativamente aumentati”, rendendo le nuove consegne “non più sostenibili” da un punto di vista finanziario. Ecco quindi che Pechino ha chiesto alle sue compagnie aeree di “di sospendere qualsiasi acquisto di attrezzature e componenti aeronautici da aziende statunitensi” e di ottenere un’approvazione preventiva per le consegne già programmate.

Nonostante alcuni modelli di Boeing 737 Max già destinati alle compagnie cinesi possano ancora ricevere l’approvazione (con una valutazione caso per caso), la situazione rimane complessa. La guerra dei dazi si unisce ai problemi di affidabilità che stanno affliggendo i velivoli dell’azienda americana. Un duro colpo per Boeing, le cui esportazioni in Cina fino a qualche tempo fa rappresentavano quasi un quarto delle sue consegne globali.

La risposta del Presidente americano Donald Trump non si è fatta attendere, ed è arrivata in un post sul suo social network, Truth. «È interessante notare che hanno appena rinnegato un grande accordo affermando che ‘non prenderanno possesso’ di aerei su cui si sono completamente impegnati». Specificando nel pomeriggio, per mezzo della portavoce Karoline Leavitt, che «la palla è in mano alla Cina, sono loro che devono fare un accordo con noi, non il contrario». Gli Stati Uniti sono in attesa.

Oggi ha avuto termine la visita di Xi Jinping in Vietnam, durante la quale il presidente il premier vietnamita Pham Minh Chinh ha invitato il presidente di Comac (l’azienda cinese che produce aerei), He Dongfeng, a investire in strutture di manutenzione, riparazione e assistenza per aerei in Vietnam, aprendo quindi il mercato vietnamita all’industria aeronautica cinese. Il premier ha inoltre espresso interesse per future collaborazioni in materia di acquisto e leasing di aeromobili. Per Boeing la reazione dei mercati non si è fatta attendere, con le azioni del colosso americano che hanno subito aperto in ribasso, perdendo il 2,13%.

La guerra dei dazi è solo all’inizio, insomma, e anche la volatilità e l’incertezza sono qui per restare.

Autore
Panorama

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