Dazi, Sefcovic rientra dagli Usa e aggiorna gli ambasciatori. Merz: “Irrealistico un azzeramento. L’accordo sarà asimmetrico”

  • Postato il 18 luglio 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’Unione Europea prova a giocarsi fino all’ultimo minuto utile la carta della diplomazia per scongiurare l’ondata di dazi statunitensi attesa a partire dal 1° agosto. Il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, è rientrato venerdì mattina da Washington dopo una tre giorni di negoziati “intensi” con il segretario al Commercio Howard Lutnick, il rappresentante speciale Jamieson Greer e il direttore del Consiglio economico nazionale Usa Kevin Hassett. “Un’altra occasione per cercare una soluzione negoziata, dimostrando la nostra buona fede”, ha riferito il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill, durante il briefing quotidiano a Bruxelles. Questo pomeriggio gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue incontreranno proprio Šefčovič per un aggiornamento sull’andamento dei colloqui. La riunione del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, è fissata per le 14:30.

Nei giorni scorsi Donald Trump aveva usato toni più morbidi del solito nei confronti della Ue, dicendo che sta trattando “meglio” gli Usa e ci sono “progressi” nei colloqui. Secondo Gill, nel fine settimana non sono previsti nuovi contatti ufficiali tra Bruxelles e Washington. L’obiettivo resta “arrivare a un’intesa che sia vantaggiosa per entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha sottolineato il portavoce. La Commissione resta convinta che un compromesso sia ancora possibile. “Non ci impegneremmo in questi negoziati se non pensassimo che un accordo sia raggiungibile”, ha ribadito Gill.

Dalla Germania, il cancelliere Friedrich Merz – alla sua prima conferenza stampa estiva da capo del governo – ha definito i dazi “dannosi per tutti, non solo per noi europei, ma anche per l’economia americana”. Merz ha riconosciuto che “un azzeramento dei dazi su entrambe le sponde è irrealistico” visto che “per il governo americano questo deficit commerciale riguarda le merci, non i servizi. Se il settore dei servizi fosse incluso, la bilancia commerciale tra America ed Europa sarebbe molto diversa. Quindi dobbiamo essere preparati al fatto che abbiamo un accordo doganale asimmetrico, ma con le aliquote più basse possibili da entrambe le parti”. Dal G7 in corso a Durban, in Sudafrica, è arrivato un ulteriore segnale d’allarme dal ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti. “Siamo preoccupati per l’impatto dell’incertezza economica e delle persistenti tensioni commerciali sulle nostre economie”, ha detto il titolare del Mef. Giorgetti ha puntato il dito contro un doppio choc: “L’indebolimento del tasso di cambio del dollaro USA si sta cumulando all’effetto dell’aumento dei dazi commerciali”.

Lo scenario peggiore, secondo le simulazioni circolate nei giorni scorsi a Bruxelles, prevede tariffe del 30% su alcuni beni strategici europei, tra cui macchinari, auto e prodotti agroalimentari. A pagare il prezzo più alto sarebbe l’industria manifatturiera dei Paesi con maggiore esposizione verso il mercato americano, tra cui l’Italia. Secondo l’Ice, oltre 6mila imprese italiane, con più di 140mila addetti, sono esposte in modo diretto a rischi potenziali elevati. Ne fanno parte numerose imprese di piccola dimensione e con governance domestica. Mentre le multinazionali, soprattutto estere, risultano molto meno presenti. I settori più esposti sono bevande, prodotti in metallo, farmaceutica, mobili, commercio al dettaglio, mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli. Queste imprese esportano verso gli Usa per oltre 11 miliardi di euro. Nel 2024 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti beni per oltre 65 miliardi di euro, con i comparti più colpiti dai dazi che pesano per circa un terzo del totale.

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