Dazi, Gasparri: giuste regole verso giganti della rete, no come ritorsione contro Trump

Dazi, Gasparri: giuste regole verso giganti della rete, no ritorsione per dazi di Trump

Le decisioni della Casa Bianca sui dazi aggiuntivi hanno portato numerosi Paesi a valutare la possibilità di introdurre o aumentare le tasse alle big tech.

Si tratta di una possibile contromisura per rispondere alla politica di Trump sui dazi, ma che il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri non condivide.

Le Big Tech devono pagare le tasse, ma non per ritorsione contro i dazi

Dazi, Insegna luminosa con il logo di Google
Dazi, Gasparri: giuste regole verso giganti della rete, no come ritorsione contro Trump (Fonte Ansa) – Blitz Quotidiano

“La tassa a carico dei giganti della rete non deve essere una ritorsione per le follie che ha tentato di fare Trump con i dazi. Va pagata questa tassa perché queste società non pagano nulla, mentre imprese, lavoratori, pensionati, commercianti pagano tasse significative. Quindi l’Europa non deve esitare.

Tasse ai giganti della rete per equità fiscale

 

E l’Italia deve essere all’avanguardia di un’iniziativa di equità fiscale. Il governo di centrodestra ha già anticipato questo tipo di tassazione, ma i proventi sono stati limitati perché serve un’azione più vasta e più profonda che, ribadisco, non è una ritorsione ma un atto di giustizia fiscale.

La ‘Amazon Tax’, la ‘Bezos Tax’ è urgente. Perché questi signori fanno anche una concorrenza sleale nel campo del commercio, contribuendo alla desertificazione delle nostre città. I giganti della rete stanno alterando l’economia mondiale quanto e peggio di Trump. Non si tratta di colpirli, ma di imporre delle giuste regole. Devono pagare, tanto e presto”.

Gasparri: speriamo che buonsenso ispiri nuove politiche degli Stati Uniti

“Trump ha sospeso i dazi. Musk annuncia che ridurrà il suo ruolo nell’Amministrazione Trump dopo il crollo dei profitti e dei ricavi delle aziende nei primi tre mesi dell’anno, probabilmente incentivati proprio dalle scelte sbagliate di Trump. Speriamo che, dopo una partenza un po’ azzardata, il buonsenso ispiri le nuove politiche degli Stati Uniti”.

La sospensione dei dazi

Trump il 9 aprile ha annunciato una sospensione di 90 giorni per l’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi sulle importazioni negli Stati Uniti.

Restano però in vigore i dazi del 145% sulle merci cinesi, anche se secondo il Wall Street Journal, che cita fonti vicine al dossier, l’amministrazione Trump starebbe valutando una riduzione dal 50 al 65% dei dazi record imposti sulle importazioni dalla Cina, nel tentativo di ridurre le tensioni della guerra commerciale in corso. Sempre secondo le fonti del quotidiano e a riguardo della Cina, tra le opzioni allo studio ci sarebbe anche una strategia a più livelli: dazi al 35% sui prodotti considerati non minacciosi per la sicurezza nazionale e tariffe almeno al 100% su quelli ritenuti strategici per gli interessi degli Usa.

Rimangono anche i dazi del 25% che colpiscono Messico e Canada.

Per tre mesi e per tutti i Paesi restano i dazi base al 10% su tutte le merci- dall’agroalimentare al tessile- come da annuncio di Trump del 2 aprile. Dal 12 marzo restano le imposte del 25% su acciaio e alluminio e anche quelle del 25% sulle auto scattate dal 3 aprile.

Rimangono invariate le imposte del 25% valide dal 12 marzo e anche sulle auto sono tuttora attivi i dazi del 25% scattati dal 3 aprile.

Materiali tecnologici esentati dai dazi perché gli USA non li producono

L’amministrazione americana, inoltre, dall’11 marzo, e secondo le linee guida pubblicate dalla U.S. Customs and Border Protection, ha deciso di esentare dai dazi diversi materiali tecnologici provenienti anche dalla Cina, tra cui smartphone, semiconduttori, hard disk e computer. Si tratta di articoli di elettronica di consumo che non sono prodotti negli Stati Uniti e la cui produzione locale richiederebbe anni per essere avviata.

La Cina, per quanto riguarda tali materiali, è stata esentata dai dazi del 125%, i Paesi di tutto il mondo sono stati esentati dalle tariffe reciproche del 10%.

Una esenzione favorevole alle Big Tech

La mossa, oltre che un tentativo di rassicurare i mercati finanziari, è stata certamente favorevole ad aziende come Apple, Microsoft, Samsung, HP, Dell, Nvidia che producono parti dei loro prodotti elettronici al di fuori degli Stati Uniti.

In particolare, riporta il Financial Times, Apple concentra ancora in Cina la sua catena di approvvigionamento e, secondo gli analisti, l’80% degli Iphone sarebbero ancora made in China, nonostante l’azienda stia lavorando per spostare parte della produzione in India.

Alcune di queste aziende, inoltre, lo hanno sostenuto fin dal suo insediamento.

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Blitz