Dazi: è disgelo fra Usa e Cina, arriva la pausa di 90 giorni
- Postato il 12 maggio 2025
- Di Panorama
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Giornata produttiva sul fronte della “guerra dei dazi”. A seguito dell’incontro a Ginevra tra la delegazione americana, guidata dal Tesoro americano Scott Bessent, e quella cinese, capeggiata dal Vicepremier He Lifeng, questa mattina è stata pubblicata una Dichiarazione Congiunta di Cina e Stati Uniti relativa all’incontro ginevrino.
Che i colloqui avessero avuto esito positivo era apparso chiaro già da domenica, quando al termine dell’incontro con la delegazione cinese Scott Bessent aveva definito il lavoro svolto «molto produttivo». Oggi è arrivata la conferma.
Nella dichiarazione congiunta si legge che Cina e Stati Uniti, «riconoscono l’importanza delle loro relazioni economiche e commerciali, per entrambi i Paesi e per l’economia globale», decidendo di abbassare entro il 14 maggio le tariffe reciproche per un periodo di 90 giorni.
Nel dettaglio: «Gli Stati Uniti modificheranno l’applicazione dell’aliquota addizionale ad valorem del dazio sugli articoli provenienti dalla Cina (compresi gli articoli della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong e della Regione Amministrativa Speciale di Macao) di cui all’Ordine Esecutivo 14257 del 2 aprile 2025, sospendendo 24 punti percentuali di tale aliquota per un periodo iniziale di 90 giorni, mantenendo la restante aliquota ad valorem del 10% su tali articoli in conformità ai termini di detto Ordine».
Pechino, dal canto suo, s’impegna a modificare «di conseguenza l’applicazione dell’aliquota addizionale di dazio ad valorem sugli articoli degli Stati Uniti di cui all’Annuncio della Commissione per la Tariffa Doganale del Consiglio di Stato n. 4 del 2025, sospendendo 24 punti percentuali di tale aliquota per un periodo iniziale di 90 giorni, mantenendo la restante aliquota addizionale di dazio ad valorem del 10% su tali articoli».
Per 90 giorni, dunque, Washington accetta di ridurre i dazi imposti a Pechino nel cosiddetto “Liberation Day” dal 34% al 10% per 90 giorni e di rimuovere tutti i dazi imposti durante l’escalation di rappresaglia che ne seguì. La Cina, ugualmente, ha seguito la linea di de-escalation, e rimuoverà tutti i dazi imposti dal 2 aprile, tranne il 10%, lasciando l’aliquota attuale al 10%. Stando così le cose, le merci cinesi esportate negli Usa pagheranno una tariffa del 30% (i dazi relativi al fentanyl di febbraio e marzo sono rimasti), mentre le merci americane esportate in Cina subiranno una tariffa del 10%.
Pechino ha anche deciso di «adottare tutte le misure amministrative necessarie per sospendere o rimuovere le contromisure non tariffarie adottate contro gli Stati Uniti dal 2 aprile 2025». Pechino, nei concitati giorni dell’escalation, aveva imposto un divieto di esportazione negli Usa (e in altri Paesi) di diversi tipi di “terre rare”, fondamentali per il settore tech americano. Poiché la decisione della Cina si applica a tutti i Paesi, non è chiaro se verrà considerata una contromisura specifica degli Stati Uniti ai sensi dell’accordo.
Infine, la dichiarazione congiunta asserisce che «le parti istituiranno un meccanismo per proseguire le discussioni sulle relazioni economiche e commerciali», con le discussioni che potranno svolgersi alternativamente in Cina, negli Stati Uniti o in un paese terzo, previo accordo tra le parti.
L’annuncio di questa “tregua” di 90 giorni ha subito spinto al rialzo i mercati, con l’indice Hang Seng di Hong Kong che ha guadagnato il 3,01%, seguito dalle borse europee.