Davigo alla festa del Fatto: “Questa riforma della giustizia avrà un effetto devastante, vedremo solo scippatori in galera”
- Postato il 13 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Alla festa del Fatto Quotidiano, in corso al Circo Massimo fino a domenica 14 settembre, il dibattito sulla separazione delle carriere si accende con l’intervento dell’ex magistrato Piercamillo Davigo. Sul palco, moderato dai giornalisti Antonio Massari e Giuseppe Pipitone, Davigo risponde punto su punto alle tesi del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che aveva difeso la riforma in discussione.
Davigo apre la sua replica contestando la formula “pubblico ministero autonomo e indipendente”, che secondo lui non tutela l’autonomia dei singoli magistrati ma solo dell’ufficio requirente in quanto struttura: “Non significa che i singoli magistrati saranno indipendenti. È un equivoco linguistico che non dà alcuna garanzia”.
Il secondo passaggio tocca l’articolo 112 della Costituzione, sull’obbligatorietà dell’azione penale. Davigo ritiene che i criteri di priorità già esistano e che la riforma produrrebbe solo effetti distorsivi: “Non hanno nessun bisogno di toccare l’articolo 112 della Costituzione perché hanno già i criteri di priorità. E su quello si giudicherà l’effetto devastante di questa riforma, perché se, come ripetono dalla mattina alla sera, questo è un paese insicuro perché ci sono i borseggiatori e gli scippatori, vedremo un sacco di scippatori in galera, con un ulteriore affollamento delle carceri. Il viceministro – continua – dice che c’è l’articolo 111 della Costituzione. Certo, ma l’hanno cambiato perché il codice era incostituzionale, ma la legge delega diceva che il codice doveva attuare le norme costituzionali. Si possono fare questioni di legittimità costituzionale anche di una norma costituzionale su questo iter”.
Il sottosegretario di Forza Italia aveva osservato che mai un pm avrebbe fatto indagini spontanee in favore dell’imputato. Davigo ribatte con un esempio pratico: “Quando un accusato di rapina mi diceva: non sono stato io, la domanda successiva era: dov’era al momento della rapina? L’alibi va verificato, e questo è un atto a favore dell’imputato”.
L’ex magistrato allarga poi lo sguardo alla politica, accusando le maggioranze di ieri e di oggi di avere piegato la giustizia ai propri interessi: “C’è un problema molto serio che non possiamo trascurare. Per gran parte della nostra storia non abbiamo conosciuto l’alternanza al governo; da circa trent’anni invece c’è, ma con una particolarità: all’estero, quando cambia la maggioranza, la prima cosa che si fa è fare le pulci a chi c’era prima. Da noi, invece, ci si perdona vicendevolmente. Ho detto più volte che temevo molto di più le riforme del centrosinistra rispetto a quelle del centrodestra, perché quelle del centrodestra erano così grossolane e imperfette da non funzionare quasi mai, mentre quelle del centrosinistra erano più accurate. Ma in ogni caso, sia gli uni che gli altri hanno cercato di eliminare prove o reati che coinvolgevano le persone di potere.” Le parole sono state accolte da un lungo applauso.
Uno dei passaggi più significativi arriva con la citazione delle raccomandazioni internazionali. “La Corte di Strasburgo appartiene al Consiglio d’Europa, che conta 47 Stati e non va confuso con l’Ue. Nel 2000 ha indicato proprio il modello italiano come quello virtuoso, perché consente a un magistrato di passare dal ruolo di giudice a quello di pm e viceversa. Quel documento non è mai stato modificato”.
E ancora: “In Italia un tempo esisteva il pretore, che svolgeva entrambe le funzioni e assolveva più spesso dei tribunali collegiali. È più facile ammettere un proprio errore che dire a un altro: hai sbagliato tu. Per questo la proposta italiana è stata presa come modello”.
Infine, l’affondo polemico: “Di solito sentiamo dire: ce lo chiede l’Europa. Ma quando l’Europa davvero lo chiede, la politica finge di niente”.
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