Dava Sobel racconta Marie Curie

  • Postato il 11 febbraio 2025
  • Di Focus.it
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«Un errore che attribuisce a un uomo ciò che in realtà è opera di una donna ha più vite di un gatto». Con questa frase così chiara quanto efficace Hertha Ayrton, ingegnera, matematica e fisica britannica si esponeva in difesa dell'amica e collega Marie Curie: quando il mondo acclamava la scoperta rivoluzionaria del radio, i meriti del raffinatissimo lavoro scientifico avvenuto nel laboratorio di famiglia furono riconosciuti spesso e volentieri al marito Pierre, relegando Marie al ruolo di assistente del vero "scienziato di casa". Pregiudizi ancora attuali. Nella Giornata mondiale dedicata alle Donne e alle Ragazze della Scienza, l'affermazione dura e ironica di Ayrton risuona più forte che mai. In un mondo dove il pregiudizio nei confronti del genere femminile abbraccia ancora e spesso anche gli studi scientifici, un chiaro segnale arriva dalla nuova biografia proprio di Marie Curie, una delle scienziate a oggi più note al mondo eppure ancora così fonte di ricerca e ispirazione.. L'autrice raffinata di tale operazione è Dava Sobel, divulgatrice scientifica statunitense, finalista per il premio Pulitzer e autrice di numerose opere letterarie sulle donne di scienza. In The Elements of Marie Curie: How the Glow of Radium Lit a Path for Women in Science (Nel laboratorio di Marie Curie. Come la scoperta del radio ha illuminato la strada alle donne della scienza) decide di andare a fondo nella vita di Marie Curie attraverso le donne che hanno potuto godere della sua emancipazione intellettuale: 45 le giovani scienziate che nel corso degli anni entrarono nel laboratorio di Marie e Pierre. Sfidando spesso i pregiudizi del tempo, molte di loro riuscirono a spezzare le catene culturali del tempo, raggiungendo ruoli e incarichi mai pensati fino ad allora per una donna, segnando traguardi scientifici altrettanto importanti. Altre ne rimasero invece vittime, forse inevitabili. Nel racconto di Sobel, la vita delle giovani donne si intreccia con quella di Curie, mecenate di una rivoluzione che prima di essere scientifica fu prima di tutto culturale.. RICONOSCERE I PREGIUDIZI NASCOSTI. «Ho deciso di fare ricerca su di loro quando mi sono resa conto che, nonostante fossi una donna, anch'io avevo fortissimi pregiudizi nei confronti delle donne di scienza», spiega Sobel a Focus. «C'è sempre il sottile sospetto che le donne di scienza in realtà non siano veramente in grado di occuparsi di scienza, semplicemente perché donne, perché non "predisposte" a discipline scientifiche. Durante la ricerca sul lavoro delle scienziate che racconto nel libro, sulle loro conquiste in campo scientifico, sulla loro fermezza e decisione, mi sono spesso ritrovata a stupirmi della loro genialità e intelligenza come non mi era mai accaduto in altri casi. Ho notato così in me una latente misoginìa che mi ha spiazzato». La divulgatrice continua: «Sono figlia di una madre scienziata, ho studiato Fisica, e nonostante tutto questo ho dovuto accettare di essere anch'io una potenziale portatrice di quel pregiudizio di cui molte donne di scienza ancora oggi sono vittime». . Moderna e contemporanea. Partendo così dalla consapevolezza di un pregiudizio da abbattere, Sobel decide di tornare su una delle scienziate della storia più capaci di rompere muri e superare ostacoli. «Sarebbe una cosa bellissima, attraversare la vita insieme, ipnotizzati dai nostri sogni: il tuo sogno per il tuo Paese; il nostro sogno per l'umanità; il nostro sogno per la scienza. Di tutti questi sogni, credo che l'ultimo, anche da solo, sia legittimo», recita una delle lettere scambiate da Marie con suo marito Pierre, e raccolte da Sobel.. Poi una delle convinzioni più granitiche di entrambi: «Soltanto nel regno della scienza possiamo essere certi di fare più bene che male». La scoperta del radio ha rappresentato di fatto la vera prima cura per il cancro. Quella sostanza così attrattiva e pericolosa allo stesso tempo, di un colore bianco acceso, illuminò il laboratorio dei Curie non solo di sogni ma anche di progetti concreti, determinanti per la storia dell'umanità. Anche dopo l'improvvisa morte del marito, Marie decise di portare avanti la missione scientifica che si era data.. «Non mancarono i momenti di grande fragilità e sconforto», spiega Sobel, «subito dopo la morte del marito, devastata dal dolore, decise di accettare con tutti i dubbi del caso quella cattedra in Fisica alla Sorbonne che le fu proposta, entrando ufficialmente nella storia come prima donna insegnante. La convinzione era quella di poter continuare a fare del bene». L'unica persona, tutt'oggi, ad aver ricevuto due premi Nobel in ambito scientifico, uno in Fisica e uno in Chimica, durante la prima guerra mondiale si impegnò a equipaggiare delle unità mobili per recarsi al fronte per effettuare le radiografie ai soldati, e ha formato 150 giovani tecniche radiografe allo stesso scopo. «Era una donna con un'aura particolare, così pratica e concreta era capace di fare grandi cose mantenendo una semplicità di spirito sorprendente», racconta la studiosa, «per questo affascina e attira su di sé un'ammirazione che la tiene lontana dall'idea tipica di eroina che molto spesso si tende ad affibiare alle donne che raggiungono traguardi. Ancora oggi la scienza non ha bisogno di eroine ma di donne libere di essere riconosciute come capaci, e ce ne sono molte». . Le "figlie" di laboratorio. Attingendo alle lettere personali di Curie, così come ai racconti di amici, familiari e colleghi, Sobel crea uno scorcio profondo e intimo della donna di scienza. Aprendo le porte alle sue "figlie di laboratorio", come le chiama la stessa autrice, la ricerca sulla grande scienziata si arricchisce di un nuovo punto di vista, quello di chi ha cercato di imparare da lei come essere competente e libera. Da Iren Gotz, che entrata giovanissima nel gruppo di Curie, divenne la prima professoressa di un'università ungherese a Ellen Gleditsch, capace di determinate l'emivita del radio. Fino a Marguerite Perey, scopritrice di un nuovo elemento della tavola periodica, il francio: «Tutto quello che ho fatto lo devo a Marie Curie», le sue parole raccolte da Sobel. . Insieme a loro storie di muri e pregiudizi, come quella di Harriet Brooks, promettente scienziata che fermò i suoi sogni davanti a una proposta di matrimonio e a una sfiducia in se stessa profondamente radicata: «Credo che dopo quest'anno dovrò rinunciare, ci sono così tante altre persone che riescono a fare molto meglio e in molto meno tempo di me che non credo che i miei piccoli sforzi saranno mai apprezzati», una delle sue lettere. Quando il rettore della sua università le chiede di dimettersi per via dell'imminente matrimonio, il moto di ribellione di Harriet provò ad averla vinta: «Penso che sia un dovere che ho verso la mia professione e verso il mio sesso dimostrare che una donna ha diritto all'esercizio della sua professione e non può essere condannata ad abbandonarla solo perché si sposa», rispose. Ma la stessa Sobel descrive subito dopo il rimorso di Harriet per lo slancio di indipendenza che aveva avuto: «Non essendo abituata a esprimere il dissenso, alla fine si scusò per aver messo in discussione l'autorità dell'amministrazione», spiega. . «se fosse viva oggi». Dava Sobel spiega ancora come la scoperta del radio e il percorso così duro e complicato di Curie per sostenere una rivoluzione così grande siano ancora motivo di luce per la scienza odierna. «Vedere come fosse l'atomo dall'interno, scoprire l'esistenza di particelle subatomiche, aprire la ricerca sulla radioattività, travolgendo il mondo con una scienza completamente nuova permise a Curie di avere anche la forza di schierarsi dalla parte delle donne», spiega la giornalista. «Non era consapevole all'inizio dei periocoli della radioattività, e fu un grandissimo dolore per lei vivere abbastanza a lungo per coglierne tutti i pericoli, ma se Marie Curie fosse viva oggi potremmo dirle che il radio viene nuovamente utilizzato per alcune applicazioni della cura del cancro. Per molti anni è rimasto un tabù assoluto, oggi ne sarebbe estremamente felice». .
Autore
Focus.it

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