Darwin fondò la teoria dell’ecologia, più che quella dell’evoluzione. Cosa capiamo noi oggi?

Il 24 novembre 1859 fu pubblicato un libro che cambiò la nostra visione del mondo: On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life, da noi conosciuto come L’origine delle specie. L’autore è Charles Robert Darwin che, 165 anni fa, inizò la rivoluzione darwiniana, e la proseguì nel 1871 con un altro libro fondamentale: The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex da noi conosciuto come L’Origine dell’uomo.

Questi due libri tolsero la nostra specie dal “centro” dell’universo e spiegarono che quella che chiamiamo “Creazione” si verificò con un processo che oggi chiamiamo Evoluzione. La parola non è presente nella prima edizione de L’Origine, anche se il libro termina con la parola “evolved”. La teoria dell’evoluzione subì molte modificazioni nei secoli successivi, ma rimane una solida teoria scientifica, e non esistono alternative in grado di spiegare con altrettanta efficacia perché le cose stanno come stanno, nel mondo vivente, costituito da innumerevoli forme di vita: le specie. Noi siamo una di quelle e siamo il prodotto, assieme a tutte le altre, di processi naturali basati sulla selezione.

Darwin spiegò l’affermazione delle “razze favorite” con argomenti che non appartengono alla moderna teoria dell’evoluzione, basata sulla genetica, ma che considerano le interazioni tra le specie attraverso la “lotta per l’esistenza”. Darwin chiamò “economia della natura” il campo in cui si svolge questa lotta. In seguito Ernst Haeckel lo chiamò ecologia. L’Origine fonda la teoria dell’ecologia più che quella dell’evoluzione. Darwin spiega con la selezione naturale l’affermazione delle variazioni all’interno delle singole specie: gli individui di una specie non sono uguali tra loro (la variabilità) e ognuno è in grado di trasmettere le proprie caratteristiche alle generazioni successive.

La genetica spiega come questo avviene, e Darwin propose meccanismi che si rivelarono errati. Ma quel che importa è che la natura “pone problemi” alle specie, e le soluzioni sono nell’ampia gamma di variazioni con cui esse si “esprimono”. La selezione naturale “rimuove” gli individui che non hanno caratteristiche tali da “risolvere” i problemi, e favorisce quelli che, invece, hanno le risposte giuste. Sono loro a potersi riprodurre e a trasmettere le loro caratteristiche alle generazioni successive.

I meccanismi sono eminentemente ecologici. Ne L’Origine dell’Uomo Darwin propone la selezione sessuale. Se la selezione naturale favorisce chi meglio risponde alla necessità di acquisire risorse dall’ambiente, la selezione sessuale favorisce chi riesce con maggiore efficacia a trasmettere le proprie caratteristiche alle generazioni successive attraverso la riproduzione sessuale. Le due selezioni, quindi, sono i motori dell’evoluzione, e le caratteristiche selezionate sono codificate dal codice genetico, scoperto molto tempo dopo Darwin.

Perché migrano gli uccelli? I meccanismi ultimi sono ecologici e prevedono lo spostamento da una regione che sta per diventare ostile a una regione che avrà risorse che soddisferanno le loro necessità, come avviene per le rondini. Le “cause ultime”, ecologiche, ci spiegano perché avvengono le migrazioni. Le “cause prossime”, genetiche, ci spiegano come si innescano le migrazioni, ad esempio con la produzione di ormoni che, a seconda del fotoperiodo, innescano comportamenti migratori. Mutazioni che spingessero le rondini verso regioni ostili verrebbero selezionate negativamente, visto che i possessori di quelle mutazioni non troverebbero risorse. Mutazioni che rendessero alcuni individui più “adatti” a rispondere al cambiamento climatico sarebbero favorite dalla selezione naturale.

Darwin, quindi, identifica le cause ultime dell’evoluzione, attraverso le selezioni naturale e sessuale, e spiega l’evoluzione con l’ecologia, senza la genetica, il cui avvento sarà incorporato nella teoria darwiniana: ecologia ed evoluzione sono facce della stessa medaglia e, oggi, la teoria dell’evoluzione e quella dell’ecologia formano un corpus teorico inscindibile che ci permette di capire come funziona il mondo vivente, inclusi noi stessi.

Darwin ci ha insegnato che l’uomo è parte della natura e ci ha dato gli strumenti per comprendere il nostro ruolo nel mondo vivente con due leggi fondamentali: la legge della crescita – tutte le specie tendono ad aumentare di numero, con la riproduzione – e la legge del limite – anche se tutte le specie tendono ad aumentare di numero, non tutte possono farlo perché il mondo non ha risorse sufficienti per sostenerle tutte. Pesi e contrappesi. La tendenza a crescere è interna alle specie, mentre il limite è imposto dal resto della natura. Noi siamo l’unica specie che ha capito anche la seconda legge. Purtroppo inutilmente: chi propone la crescita senza limiti in un mondo limitato si comporta come tutte le altre specie, e si espone al controllo “esterno” da parte della natura.

L’economia degli umani si prefigge la crescita e non accetta limiti: non conosce le leggi dell’economia della natura. La transizione ecologica, attraverso la conversione all’ecologia, come chiede Francesco in Laudato Si’, richiede profonda conoscenza della teoria dell’evoluzione e dell’ecologia. Se lo capiremo e ci comporteremo di conseguenza, con una mutazione culturale, avremo possibilità di successo, se non lo capiremo saremo come tutte le altre specie: in balia della natura e della selezione naturale.

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Il Fatto Quotidiano

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