Darfur, il genocidio ignorato. Cade El Fasher, Save the children denuncia: “130mila bambini intrappolati in città”

  • Postato il 30 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Dopo le nove di sera, qualcuno apre la porta, con una frusta in mano, sceglie una delle ragazze e la porta in un’altra stanza. Sentivo la bambina piangere e urlare. La stavano violentando”. Voci dal Darfur (Sudan), la tragedia umanitaria più grande che è ancora in atto. La capitale El Fasher è caduta dopo 18 mesi di assedio da parte dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (RSF) guidati dal generale Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo, in lotta con le Forze armate sudanesi (SAF). Proprio alle RSF sono attribuite la maggior parte degli abusi sessuali in questo conflitto che vede in modo sistematico l’attuazione di violenze su base etnica, massacri, esecuzioni a freddo.

Il 27 ottobre Humanitarian Research Lab della Yale School of Public Health (Yale HRL) ha pubblicato un rapporto che indica come i paramilitari di Dagalo sia impegnati in uccisioni di massa a El-Fasher, secondo l’analisi delle immagini satellitari: “Veicoli schierati in formazioni tattiche coerenti con le operazioni di sgombero casa per casa nel quartiere di Daraja Oula (…). L’analisi delle immagini mostra oggetti coerenti con le dimensioni di corpi umani sul terreno vicino ai veicoli delle RSF”.

L’amministrazione Biden, con il segretario di Stato americano Blinken, giunse alla conclusione che in Sudan si sono commessi – e si perpetuano – crimini di guerra e genocidio. Ma per il Darfur non ci sono bandiere alle finestre, cortei nelle strade o licei occupati. Non ci sono intellettuali sul piede di guerra e relazioni indignate all’Onu, non si vedono video o foto di persone sotto le macerie e palazzi smembrati. Una parte dell’Occidente è così, talvolta “sbadata”: ma non glielo si può far notare, perchè quella parte dell’Occidente è anche permalosa, e decide lei quale è la causa giusta da sposare.

A denunciare la situazione di mamme e figli di pochi mesi presi di mira da bande armate sono le Ong come Save the children e Human Right Watch. Proprio oggi Save The Children fa il punto della situazione in un suo dossier: “Abbiamo ricevuto segnalazioni di esecuzioni sommarie, attacchi contro civili, incursioni casa per casa e ostacoli che impediscono ai civili di mettersi in salvo. I bambini stanno morendo di fame, gli ospedali sono stati chiusi o distrutti e chi tenta di fuggire affronta violenze estreme e pericoli indicibili”. I numeri fanno paura. Save the children scrive: “Oltre 260.000 persone – tra cui si stima 130.000 bambini – restano intrappolate nella città, costrette a sopravvivere in condizioni simili alla carestia, con il collasso totale dei servizi sanitari e nessuna via di fuga sicura.

Secondo le Nazioni Unite, circa 26.000 persone sono riuscite a fuggire da El Fasher. Le comunicazioni restano interrotte, ma testimonianze attendibili riferiscono di esecuzioni sommarie di civili che tentavano di scappare, nonché di attacchi alle vie di fuga e perquisizioni casa per casa”. Un dramma che è iniziato nell’aprile 2023 e che, in base ai dati raccolti, rappresenta la più grave catastrofe umanitaria: oltre 30 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria e oltre 638.000 sono vittime di carestia. La violenza sessuale è diventata arma quotidiana, ma avere dati è quasi impossibile: l’Unicef assieme ad altre agenzie solo per il 2024 ha registrato 221 casi di stupri su minori, inclusi neonati di appena un anno. In generale, l’organismo U.S. Committee for refugees and immigrants calcola che 12,1 milioni di persone restano a rischio di violenza sessuale e di genere. Il 25 aprile scorso così dichiarava il Capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk: “Abbiamo sentito resoconti di civili rapiti dal campo profughi di Zamzam e di donne, ragazze e ragazzi stuprati mentre cercavano di sfuggire agli attacchi”.

Save the children nel rapporto odierno chiede agli attori internazionali di agire immediatamente con una una “azione umanitaria coordinata per proteggere i civili, ripristinare l’accesso ai servizi essenziali e affrontare la crisi di sfollamento in aumento”. Federico Borello, direttore esecutivo di Human Right Watch scrive in una nota del 29 ottobre: “Se il mondo non agisce con urgenza, i civili pagheranno tutto il peso di crimini ancora più efferati. I sostenitori di RSF, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, dovrebbero fare pressione sui suoi leader affinché riducano le loro forze, mentre i leader globali dovrebbero adottare misure severe contro la leadership di RSF”. Da Bruxelles Anouar El Anouni, portavoce della Commissione europea: “Chiediamo a tutte le parti di eseguire una de-escalation immediatamente, in conformità con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e che tutte le parti rispettino il diritto internazionale umanitario”. Dietro queste pressioni, lo stesso Dagalo ha annunciato una indagine sulle azioni dei suoi paramilitari.

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Il Fatto Quotidiano

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