Dante conquista la Cina: boom di interesse per la Divina Commedia

  • Postato il 16 aprile 2025
  • Di Panorama
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“Allor si mosse, e io li tenni dietro”.  Con questa locuzione alla fine del primo Canto dell’Inferno, Dante, insieme al suo sommo maestro Virgilio, inizia il viaggio nella sua “Divina Commedia”.

Più di settecento anni dopo, il poeta fiorentino e il suo capolavoro intraprendono un altro lungo viaggio, passando proprio per quella Via della Seta tanto cara al suo contemporaneo Marco Polo.

Partiamo dall’inizio (o quasi). Nel 2007, i musicisti Marco Frisina e  Gianmario Pagano danno vita a una follia compositiva, decidendo di musicare una delle opere cardine di tutta la cultura Occidentale: “La Divina Commedia”. Dieci anni più tardi, ne viene affidata la regia a uno dei più validi professionisti del settore, Andrea Ortis, per regalare a questo progetto un respiro differente. Lui la rimette in piedi con un profondo lavoro di restyling dal punto di vista drammaturgico, musicale e visivo, come solo i grandi registi sanno fare, trasformandola nell’eccellente Opera Musical di oggi, spettacolo capace di sedurre in maniera sofisticata anche la Terra del Dragone, al punto di volerla veder rappresentata (dal prossimo 19 aprile) con un lungo tour in tutte le sue più grandi città. 

Andrea, ci parla di questa Opera Musical?

È un’opera di natura sinfonica, suonata dal vivo da un’orchestra di ottanta elementi. La sua pelle è una pelle più operistica se vogliamo, con una musica più “colta”. Dal 2017 non abbiamo mai smesso di portarla in scena, e per me partecipare alla semina del testo medievale italiano per eccellenza è una soddisfazione immensa. Abbiamo incontrato oltre un milione di spettatori e di studenti: un valore culturale, sociologico e anche antropologico enorme, il poter partecipare diffondendo un patrimonio letterario di nuovo vivo.

In quale modo sente di aver arricchito quest’opera teatrale?

Sono partito da un piccolo presupposto: dopo la seconda guerra mondiale nelle nostre famiglie poverissime e spesso analfabete, c’erano due libri aperti nelle sale da pranzo: Il Vangelo o La Divina Commedia. E tantissimi anziani, negli anni Quaranta e Cinquanta, la conoscevano a memoria. È bello restituirlo agli Italiani e soprattutto ai giovani, sotto un’altra forma, ovviamente sintetica, ovviamente teatralizzata, ovviamente con l’impiego di tecnologie. Da quando lavoro, realizzo delle Opere che hanno una dimensione differente rispetto al semplice “prodotto di mercato: ho la fortuna di lavorare in una produzione che dà il tempo alle opere creative di essere conosciute dal pubblico, concede a ciò che si è seminato di crescere e innestarsi in un profilo culturale.  È stato ed è per me un viaggio bellissimo, alle porte anche del viaggio internazionale che stiamo intraprendendo.

Appunto. Com’è nato questo progetto con la Cina? 

E’ stata la Cina stessa a individuarci, cercando in Italia dei prodotti d’eccellenza; da anni la Cina importa opere liriche italiane, ma il musical non era mai stata una forma vista. Hanno ritrovato nella Divina Commedia Opera Musical un concetto d’eccellenza per la sua natura sì operistica, ma incorniciata da un linguaggio più popolare e trasversale, tipico dei musical. Questa scelta è stata fatta anche alla luce dell’enorme conoscenza che la Cina (e l’Oriente) ha dei nostri patrimoni: spesso più elevata, stratificata e approfondita di quella che abbiamo noi. A novembre abbiamo presentato il progetto alla presenza del presidente Mattarella e del ministro degli Esteri Antonio Tajani. C’è anche una veste istituzionale: un grande ponte che si crea tra due popoli. 

C’è una parte della Divina Commedia a cui è più legato?

Io interpreto Virgilio e c’è un momento nella Divina Commedia molto particolare, ossia quando Virgilio non può più accompagnare Dante nel viaggio, perché essendo un uomo della ragione, nato prima dell’avvento di Cristo, non può accedere al Paradiso. Trovo Dante raffinatissimo, perché non costruisce un lungo addio lacrimoso, ma si gira e non vedendolo più sussurra solamente: “Addio dolcissimo padre”. Ho sempre pensato a Virgilio come uomo integerrimo, ma il pensiero di come quest’uomo virtuoso possa aver vissuto il distacco, vedendo un Dante così appassionato e così desideroso d’amore, mi emoziona molto, è un momento che sento particolarmente.

Cosa pensa che le regalerà questa esperienza?

Sicuramente il successo di aver fatto un tour in Cina, ma successo inteso come gioia, come dono da portare a un grande popolo, soprattutto  in una dimensione così frammentata e divisa come quella attuale; questo è un segnale di cui il mondo teatrale dovrebbe rendersi conto. Un dono, come capofila di un enorme lavoro corale. È il nostro patrimonio letterario, ma è anche il patrimonio della cultura occidentale per eccellenza; si tratta di portare il nostro essere attraverso il nostro fare. L’arte trascina con sé lo straordinario potere di rendere comprensibili i concetti più articolati, di trasferire emozioni e significati profondi anche se sei culturalmente diverso, anche se non parli la stessa lingua. La bellezza e la cultura sono più stabili di ogni accordo economico, e la Cina ha un’enorme passione per la tradizione, la storia e l’arte italiana. Sto scoprendo un paese di un’elevata raffinatezza intellettuale. Dal pubblico cinese non so cosa aspettarmi, però so cosa gli porterò.

Insomma, è davvero contento di tutto questo… 

Dire che sono contento, sarebbe timido e riduttivo: io sono felice. Stanco sì,  ma davvero felice. Questo non nega problematiche o preoccupazioni, ma è la felicità il grado della mia appartenenza oggi, perché ciò che sai fare prende un senso profondo. Il tuo sforzo creativo, i tuoi anni, i tuoi mille viaggi, i tuoi studi, le tue sofferenze, il credere che sia possibile un percorso umano differente anche nel teatro, trovano un senso. Ecco perché sono felice e orgoglioso di sentirmi parte di qualcosa.

Autore
Panorama

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