Daniele Capezzone: la sentenza degli italiani, spiegge e agriturismi? L'antifascismo può attendere...
- Postato il 3 novembre 2024
- Di Libero Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
Daniele Capezzone: la sentenza degli italiani, spiegge e agriturismi? L'antifascismo può attendere...
Sedici milioni di italiani si sono concessi una gita fuori porta o un breve viaggio l'altro ieri, primo novembre. Tra questi, ben dieci milioni di persone hanno trascorso almeno una notte del weekend lontano da casa, allungando un pochino la mini-vacanza. Complice il tempo fantastico e il clima da estate di San Martino, si è registrato il tutto esaurito un po' ovunque, con città d'arte, località montane e agriturismi presi d'assalto.
E allora diciamolo: c'è più agriturismo che antifascismo. Ma come? Non c'era la dittatura in Italia? Non eravamo già al passaggio tra il cupo Anno Secondo e il nerissimo Anno Terzo dell'Era Meloni? Non si doveva organizzare la Resistenza? E invece no: al posto delle staffette partigiane, ci sono le comitive in gita. Molti effettivamente si sono recati in montagna o nei boschi: ma avendo in testa funghi e tartufi, non la Resistenza da organizzare. Più sagre e sughi, più zucche e castagne, che moniti di Saviano e Augias. Per quel poco che vale, mentre mi spostavo tra Milano, Roma e di nuovo Milano, gran parte delle persone che ho incontrato avevano un trolley in mano o uno zaino sulle spalle, e molte tra quelle che mi hanno fermato mi hanno parlato esattamente di quello, cioè della loro piccola vacanza. Non della minaccia autoritaria prossima ventura, non dell'ultimo libro di Scurati, né del pensoso commento di ieri su Repubblica di Massimo Giannini.
E allora siamo sempre lì, al tragicomico distacco tra l'Italia “ufficiale” che si accapiglia in tv e sui giornali, con il “tono” della discussione dettato dagli intellettuali di sinistra, e, dall'altro lato, un'Italia “reale” che quelle voci nemmeno le ascolta più, e le vive – al massimo – come un rumore di fondo, come una specie di musica di ambiente (non di rado fastidiosa), come un sinedrio di soggetti stravaganti che parlano di cose lontane, in tutti i sensi. Una spia sul cruscotto dovrebbe accendersi per tutti i cosiddetti analisti e commentatori. Le preoccupazioni e le gioie (sì, ci sono anche quelle) degli italiani stanno ormai altrove rispetto alle discussioni autoreferenziali di politica e media. E quei sentimenti, sempre più spesso, non risultano nemmeno intercettati dai radar della politica e della grande informazione.
Esemplifichiamo. Che senso ha descrivere un Paese come sull'orlo del baratro autoritario quando una quota così grande di connazionali si dedica a un ponte vacanziero? E ancora: che senso ha descrivere un'economia allo sfascio se poi, pur a fronte di mille problemi e fragilità, esistono anche segnali – in qualche misura – di fiducia? In questo senso, saggezza suggerirebbe al governo di imboccare la via delle riduzioni fiscali anche per il ceto medio (non solo per le fasce deboli e debolissime) proprio per sostenere i consumi interni, e alle opposizioni di non abbandonarsi a un racconto cupo e sistematicamente a tinte fosche. Ma vedrete che il nostro affettuoso appello («compagni, uscite dalla bolla e entrate nella realtà») cadrà nel vuoto. Da domani ricominceranno con la solita lagna, una specie di nenia ipnotica: “destre-Meloni-fascismo”, fino al colpo di sonno finale.
E allora, amici lettori, che fare con questi soggetti, chiaramente vittime di gravi allucinazioni? Torna alla mente “Ditegli sempre di sì”, una meravigliosa pièce di Eduardo De Filippo, insieme sorridente e dolorosa. La storia è nota: un uomo (matto ma non pericoloso) esce dal manicomio e andrà a vivere con sua sorella. Il medico, nel riconsegnare il pazzo alla sua famiglia, raccomanda a tutti – appunto – di dirgli sempre di sì. E di tanto in tanto, con effetto comico irresistibile, il dottore rientra in scena per sussurrare all'uno o all'altro dei familiari o degli amici: «Assecondatelo». Ecco, forse è proprio il caso di assecondarli. Quelli tra noi che possono e vogliono, invece, si godano ancora qualche spicciolo di meritata e benedetta vacanza.