Daniele Capezzone: ecco la rissa finale tra l'Ayatollah e i talebani pentastellati

  • Postato il 25 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni
Daniele Capezzone: ecco la rissa finale tra l'Ayatollah e i talebani pentastellati

Si potrebbe sintetizzare: modello talebano contro modello iraniano. Con Giuseppe Conte che, nella sua liquidazione sempre più demolitoria dell'icona Beppe Grillo, ricorda i talebani nella loro versione iconoclasta, quando ordinarono l'abbattimento delle statue di Buddha: qui, più modestamente, si tratterà di stracciare qualche foto dell'Elevato (anzi: dell'ex Elevato) di Sant'Ilario. E con Beppe Grillo - nella trincea opposta - che continua a sognare per sé il perpetuarsi (ormai impossibile, con Conte di mezzo) di un assetto costituzionale all'iraniana. Sotto di lui, apparentemente, un presidente, un governo, dei ministri. Ma, al vertice di tutto, se stesso: una versione laica dell'ayatollah Khamenei, una Guida Suprema, un soggetto legibus solutus, sciolto da qualunque vincolo legale, anzi legge egli stesso per tutti gli altri, cioè i sottoposti, i non elevati. Chiamati - per giunta - a pagargli una consulenza da 300mila euro l'anno per meglio consentire a lui, tramite il Sacro Blog, di trattarli da stronzio (nel caso di Conte) da avvocaticchi senza carisma.

Morale: ne rimarrà uno soltanto, ed è probabile che si tratti di Conte. Il quale sta riuscendo a sfilare a Grillo (che lo disprezza e l'ha sempre ricoperto di sarcasmo) tutto ciò che il fondatore del Movimento aveva costruito: e l'avvocato del popolo lo fa con una punta di sadismo, forse vendicandosi di annidi battute e di sorrisini. Mentre l'altro – Grillo – vorrebbe insieme la botte piena e la moglie ubriaca, e magari anche l'uva ancora nella vigna: e cioè tenersi un assoluto potere di vita e di morte sul partito pentastellato, e contemporaneamente continuare a incassare una ricca consulenza. Rivoluzione permanente e fatturazione costante: un po' troppo anche per gli standard grillini. Ma, se guardiamo al di là della rissa, se ci destreggiamo tra i pesci in faccia che volano, tra gli schiaffi che partono da una parte e dall'altra, si scopre l'aspetto politicamente peggiore della faccenda. E cioè che i due litigano per chi deve comandare e forse anche per le scelte tattiche (pronto a convergere nel centrosinistra Conte, forse più imprevedibile Grillo).

 

 

 

Ma invece vanno perfettamente d'accordo su ciò che davvero conta, e cioè sulla collocazione geopolitica preferita per l'Italia, essendo entrambi supertifosi delle peggiori autocrazie del pianeta: piccoli fans di Vladimir Putin, supporter politici del regime iraniano, oltre che grandi amici della dittatura cinese. E questo, a ben vedere, ci aiuta a far compiere un passo ulteriore al nostro ragionamento. Poniamo che – prima o poi – gli equilibri politici mutino, che il centrodestra scivoli (magari alle elezioni del 2027), e che l'Italia finisca nelle mani del cosiddetto campo largo.

Ecco, sommando questo posizionamento in politica estera dei grillini, l'inconsistenza sul piano della cultura politica e le evidenti fragilità di Elly Schlein, la pericolosità della linea di Bonelli-Fratoianni, cosa mai potrebbe venir fuori? Elementare, Watson. Primo: una collocazione geopolitica nella metà campo sbagliata, in un'area di oggettiva ambiguità rispetto all'Occidente e all'asse atlantico. Secondo: provvedimenti economici ammazza-bilancio, tipo il superbonus, i sussidi e le altre follie grilline (tutte allegramente accettate dal resto della sinistra). Terzo: lassismo su immigrazione e sicurezza, secondo quanto è già avvenuto nei lunghi anni della permanenza del Pd al governo. Questo – non altro – sarebbe il quadretto della situazione con la sinistra al potere.

 

 

 

Sarà bene pensarci. L'attuale centrodestra ha certamente i suoi difetti, le sue lentezze, alcune inspiegabili chiusure, un'incomprensibile difficoltà nell'aprirsi ad altre parti della società italiana, una ritrosia a misurarsi non solo in economia - con risposte più liberali: tutte cose che non di rado ci fanno disperare. Ma è questo il campo politico rispetto al quale vale la pena di investire e scommettere. Per incoraggiare, per suggerire, e quando serve per criticare con spirito costruttivo. Dall'altra parte, invece, non viene e non verrà nulla di rassicurante.

 

 

 

Continua a leggere...

Autore
Libero Quotidiano

Potrebbero anche piacerti