Dall’Indonesia al Brasile, Trump stringe accordi e alza dazi: la Cina resta il vero bersaglio
- Postato il 16 luglio 2025
- Di Panorama
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Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti hanno concluso un accordo commerciale con l’Indonesia. Il presidente americano ha ridotto l’aliquota tariffaria per Giacarta dal 32% al 19%. A sua volta, il Paese del Sudest asiatico si è impegnato ad acquistare 50 jet della Boeing ed energia statunitense per 15 miliardi di dollari, oltre a prodotti agricoli per un valore complessivo di 4,5 miliardi. L’inquilino della Casa Bianca ha altresì specificato di aver “trattato direttamente” con il presidente indonesiano, Prabowo Subianto.
Ricordiamo che Giacarta era stato uno dei governi che, la settimana scorsa, avevano ricevuto delle lettere contenti minacce di dazi, pronti a scattare il primo di agosto. È anche importante sottolineare che l’accordo con l’Indonesia è arrivato dopo che, a inizio luglio, Trump ne aveva stretto uno con il Vietnam. Si tratta di due Paesi che Pechino utilizza per far pervenire le proprie merci negli Stati Uniti aggirandone le barriere tariffarie: non è quindi inverosimile ritenere che la Casa Bianca stia cercando di costruire una sorta di “cordone sanitario” attorno alla Cina dal punto di vista commerciale.
Ma Trump tiene d’occhio il Dragone anche in America Latina. Washington ha infatti appena annunciato un’indagine sulle pratiche commerciali “sleali” del Brasile. “Su indicazione del presidente Trump, sto avviando un’indagine ai sensi della Sezione 301 sugli attacchi del Brasile alle aziende di social media americane, nonché su altre pratiche commerciali sleali che danneggiano le aziende, i lavoratori, gli agricoltori e gli innovatori tecnologici americani”, ha dichiarato il Rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Jamieson Greer. “Ho ritenuto che le barriere tariffarie e non tariffarie del Brasile meritino un’indagine approfondita e, potenzialmente, un’azione mirata”, ha aggiunto.
Era la settimana scorsa, quando la Casa Bianca aveva inviato una lettera a Brasilia, minacciandola con dazi al 50%. Ufficialmente, Trump è ai ferri corti con Inacio Lula da Silva per il processo a cui è sottoposto Jair Bolsonaro e per i social media americani che sarebbero stati colpiti da censura. Il tema è però più ampio. Washington non vede di buon occhio il fatto che, da quando è tornato al potere, Lula abbia ulteriormente rafforzato i legami del Brasile con la Cina. Ciò contribuisce a spiegare la linea dura promossa sul commercio da Trump nei confronti di Brasilia. Non a caso, negli scorsi giorni, il presidente americano aveva anche minacciato di colpire i Brics con dazi aggiuntivi al 10%.
In tutto questo, martedì il presidente americano ha reso noto che potrebbe imporre tariffe sull’import di prodotti farmaceutici già il primo agosto. “Probabilmente alla fine del mese, inizieremo con una tariffa bassa e daremo alle aziende farmaceutiche circa un anno per adeguarsi, e poi la renderemo molto più alta”, ha dichiarato. Un discorso analogo il presidente americano lo ha fatto per i semiconduttori. Anche in questo caso, bisogna inserire il tutto nel duello geopolitico in corso tra Washington e Pechino. Si tratta di un fattore la cui importanza dovrebbe essere urgentemente compresa dai negoziatori europei. Nelle trattative con Bruxelles, Trump punta infatti a far sì che l’Ue allenti i suoi rapporti economico-politici con la Repubblica popolare. O gli europei lo capiscono in fretta oppure i negoziati rischiano seriamente di naufragare. Dovrebbe tenerlo bene a mente il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, che è atteso a Washington nelle prossime ore.