“Dalle piazze per Gaza un momento di crescita democratica che non può essere irriso”: l’intervento del procuratore Patronaggio
- Postato il 14 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Pubblichiamo un intervento di Luigi Patronaggio, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari. Magistrato che è stato procuratore capo di Agrigento, prima ancora di Mistretta, e che ha lavorato anche a Palermo, dove dal 1992 al 1997 ha fatto parte della Direzione distrettuale antimafia.
La democrazia e il governo di uno Stato democratico hanno diversi modi di esprimersi. Esiste la politica del governo quale legittima espressione della maggioranza votata dagli elettori ma esiste altresì, non meno importante e costituzionalmente tutelata, la politica diretta, della partecipazione spontanea e non istituzionale che si esprime nelle pubbliche piazze, nelle strade e finanche nei porti e nelle libere acque internazionali. Non è possibile attribuire un diverso valore utilitaristico o morale alle due forme di espressione della democrazia, farlo sarebbe operazione politicamente scorretta.
L’azione di governo si muove su precisi canali istituzionali, secondo programmi di medio e lungo termine, e non può prescindere da accordi e intese anche di carattere internazionale. Per tale motivo talune volte l’azione di governo può palesarsi diversa, se non contraria, dal sentire popolare specie di fronte a grandi tragedie internazionali o umanitarie.
L’azione della Flotilla, follemente ed irrazionalmente utopistica, destinata al fallimento fin dalla nascita, è stato viceversa un meraviglioso scatto di orgoglio da parte di una umanità che è ancora capace di compatire il dolore altrui e di indignarsi difronte alle ingiustizie. Anche le numerose e spontanee manifestazioni di piazza, al netto di qualche inammissibile forma di violenza e di intolleranza, sono state un prezioso momento di partecipazione e crescita democratica che non può essere in alcun modo irriso.
Certo non saranno state le “barchette di carta” a fermare il fuoco a Gaza così come non sarà stata neppure la politica di taluni governi occidentali imbrigliati in alleanze e tatticismi senza anima. Il “cessate il fuoco” a Gaza, specie se duraturo e propedeutico ad equi accordi di pace, va accolto positivamente e con entusiasmo. Tuttavia nessuno può gioire su accordi che non riconoscano la esistenza e la dignità di un popolo e che si basano solo sulla forza delle armi occidentali. Nessun accordo di pace in tali termini sarà duraturo e potrebbe tragicamente essere germe di ulteriori disperati ed inammissibili atti terroristici. La politica oggi, con il mondo sul baratro di una guerra nucleare, non può fare a meno dell’etica, del rispetto dei diritti umani e della cooperazione solidale internazionale, secondo le regole che le democrazie occidentali si sono date dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Non permettiamo che cieche politiche suprematiste cancellino irresponsabilmente quel che resta dei valori universali e dei diritti fondamentali dell’uomo.
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