Dal 2026 l'Israel Premier Tech cambierà nome e sarà "meno" israeliana: è la "vittoria" del mondo pro Pal
- Postato il 6 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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Tanto tuonò che alla fine piovve. E nessuno sembra sorpreso più di tanto nel sapere che dalla prossima stagione la Israel Premier Tech cambierà nome. Perché dopo quanto visto nelle ultime settimane, a cominciare dalle vibranti proteste degli attivisti pro Pal durante la Vuelta a Espana, proseguite poi con le minacce di nuove manifestazioni nelle corse ciclistiche italiane di fine stagione (e con conseguente rinuncia della squadra israeliana a presentarsi al via delle gare), non restava altro da fare, se non decidere di prendere altre vie a livello di immagine e comunicazione.
- Una decisione "obbligata" per non disperdere il patrimonio sportivo
- Il CEO Adams: "Avvertiamo la necessità di un cambiamento"
- L'UCI non ha preso posizione ma si ritrova con una grana in meno
Una decisione “obbligata” per non disperdere il patrimonio sportivo
È un passaggio “obbligato” per salvaguardare quanto di buono fatto a livello sportivo, con la squadra del proprietario Sylvain Adams che s’è guadagnata a suon di risultati il ritorno per i prossimi tre anni nelle 18 formazioni World Tour (era uscita alla fine del 2022, ma s’è riconquistata la licenza “sulla strada”).
Dalla prossima stagione, però, il nome Israel scomparirà del tutto e farà spazio a una nuova denominazione, che al momento deve ancora essere definita nei dettagli. Premier Tech, azienda canadese partner del team israeliano, aveva minacciato di volersi ritirare se si fosse andati avanti col sostenerla causa dello Stato (oggi) più discusso di tutta la zone del Medio Oriente, di fatto mettendo l’attuale dirigenza del team una volta di più spalle al muro (e anche Factor Bikes, il fornitore di bici, era pronto a fare un passo indietro).
Da qui la decisione più “ovvia” e scontata, resa nota con un comunicato nel quale si specifica la volontà di discostarsi da quanto rappresentato nel recente passato, salvaguardando però l’aspetto sportivo che nel corso delle ultime stagioni ha prodotto risultati di assoluto rilievo (22 vittorie nella stagione che sta per concludersi: la tanto decantata Red Bull Bora Hansgrohe insegue a una lunghezza, la Alpecin Deceuninck a 3).
Il CEO Adams: “Avvertiamo la necessità di un cambiamento”
Nel comunicato, Adams ha spiegato che a 11 anni di distanza dalla nascita della Cycling Academy, che aveva l’obiettivo di creare ciclisti professionisti da paesi non tradizionalmente legati al ciclismo (vedi appunto Israele), il progetto è pronto per cominciare a scrivere un nuovo capitolo.
[iol_placeholder type="social_instagram" id="DPeJ-D3jB_v" max_width="540px"/]“Negli ultimi 11 anni il team, che quattro anni fa è diventato Israel Premier Tech, ha vissuto gli alti e bassi tipici dello sport professionistico, dalla gioia pura di vedere i nostri corridori vincere le tappe del Tour de France alla sfida della retrocessione e alla lotta per tornare nel World Tour. È ed è sempre stato un progetto sportivo e la squadra è orgogliosa dei risultati ottenuti su strada, ma lo è ancora di più della cultura che ha costruito al suo interno.
Questa cultura è stata la base che ha permesso alla squadra di superare le sfide degli ultimi mesi, sostenendo con fermezza i nostri corridori e il nostro staff durante un periodo incredibilmente difficile. Durante tutto questo periodo, i proprietari e la dirigenza della squadra hanno riconosciuto la necessità di un cambiamento”.
L’UCI non ha preso posizione ma si ritrova con una grana in meno
Adams, che nel 2026 avrà un ruolo meno diretto nel team per dedicarsi anima e copro al suo nuovo ruolo di Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, ha proseguito spiegando che “con un impegno costante nei confronti dei nostri corridori, dello staff e dei nostri preziosi partner è stata presa la decisione di rinominare e rinnovare il marchio della squadra, allontanandosi dalla sua attuale identità israeliana. Nello sport, il progresso richiede spesso sacrifici, e questo passo è essenziale per garantire il futuro della squadra.
Sebbene ci attenda un nuovo capitolo, che sarà svelato presto, la squadra rimarrà fedele alla sua promessa fondante: sviluppare talenti ciclistici provenienti da tutto il mondo. Ai nostri tifosi: grazie per il vostro sostegno incondizionato nel corso degli anni, e in particolare nelle ultime settimane. Non vediamo l’ora di continuare questo viaggio insieme”.
Al netto delle parole di circostanza, è evidente come la decisione della Israel Premier Tech vada nella direzione più volte indicata dagli addetti ai lavori: con l’UCI volutamente tenutosi a distanza (per non finire a discutere di questioni meramente politiche, un po’ alla Ponzio Pilato), solo un passo indietro del team avrebbe potuto porre rimedio alla situazione. E il ciclismo, almeno a livello di governance, non ne esce certo bene.