Dai “gufi notturni” ai “giocolieri”, ecco i 5 tipi di ritardatari cronici secondo la scienza
- Postato il 3 dicembre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non prendetevela con i ritardatari cronici. La mancanza di puntualità non dipende infatti solo dalla cattiva volontà, ma da meccanismi psicologici e biologici ben più profondi. Secondo quanto rivelato dagli studi di psicologia comportamentale, di cui il National Geographic, ha fatto un’ampia rassegna, il ritardo cronico non è semplicemente un vizio, ma è spesso radicato in fattori di personalità e meccanismi cognitivi specifici.
Gli scienziati hanno identificato cinque categorie principali che spiegano perché la puntualità per alcuni resta un miraggio. Il primo profilo di chi sembra vivere in una dimensione temporale tutta sua è l’ottimista, il cui difetti più comune è l’errore di pianificazione. La maggior parte dei ritardatari cronici cade in questa trappola, una distorsione cognitiva che porta a sottovalutare sistematicamente il tempo necessario per completare un’attività. Si tende a stimare il tempo necessario per un compito con un errore medio che può arrivare fino al 40% in meno rispetto alla realtà. Credono di poter uscire di casa in 5 minuti, ma non contano le chiavi smarrite, il traffico o l’ultima mail da inviare.
La seconda categoria del ritardatario è quella del giocoliere, fanatico del multitasking. Tuttavia, chi preferisce svolgere più compiti contemporaneamente (il cosiddetto approccio policronico) è spesso più incline al ritardo. Per questi individui, fare molte cose in parallelo dà un senso di efficienza, ma in realtà ne riduce la consapevolezza del tempo effettivo speso su ogni attività, trasformando la super-produttività percepita in una disorganizzazione concreta. Poi c’è il nottambulo e qui si entra in campo la cronobiologia. Per alcuni, l’essere in ritardo è una questione di orologio biologico. I “gufi notturni” (o night owls) tendono a sperimentare un ritardo nel rilascio di melatonina, il che li rende biologicamente meno attivi e più lenti nelle prime ore del mattino. Vivere in una società che premia la “cultura dell’allodola” (i mattinieri) mette questi individui in uno squilibrio circadiano costante.
La quarta categoria è quello dello spirito libero o, quello che più malignamente si può definire coloro che hanno una “bassa coscienziosità”. La coscienziosità è un tratto della personalità legato all’organizzazione, all’autodisciplina e alla tendenza a seguire le regole. Le persone con un basso livello di coscienziosità hanno una debole capacità di monitoraggio del tempo e una ridotta propensione a portare a termine le azioni pianificate, risultando spesso disorganizzate e, di conseguenza, in ritardo.
L’ultimo profilo di ritardatario individuato è quello del distratto. In alcuni casi, il problema affonda le radici in fattori biologici o nella neurodiversità. Condizioni come il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) possono manifestarsi con una vera e propria “cecità temporale” (time blindness), ovvero una significativa difficoltà a percepire il trascorrere del tempo in modo accurato. Per queste persone, il tempo è un concetto sfuggente e astratto.
Ma alla mancanza di puntualità cronica c’è rimedio. Gli esperti suggeriscono che semplici accorgimenti possono fare la differenza: impostare una sveglia all’ora in cui si deve uscire di casa, non all’ora dell’appuntamento; inserire il tempo di viaggio direttamente nel calendario, rendendolo non negoziabile; suddividere le attività in passaggi più piccoli per rendere le stime temporali più precise. Infine, la chiave per la convivenza tra puntuali e ritardatari è la comprensione. Come sottolineano gli psicologi comportamentali, i tratti della personalità che influenzano il ritardo non sono un attacco personale. Comprendere la prospettiva e le priorità del “ritardatario nato” può ridurre i conflitti e spostare il focus dalla critica all’aiuto reciproco.
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