Dai Bibas alle soldatesse, chi sono i 33 ostaggi da liberare 

  • Postato il 17 gennaio 2025
  • Di Agi.it
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Dai Bibas alle soldatesse, chi sono i 33 ostaggi da liberare 

AGI - Se tutto andrà come stabilito, domenica entrerà in vigore il cessate il fuoco a Gaza e prenderà avvio la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas, in cambio della scarcerazione di un migliaio di detenuti palestinesi. Il premier del Qatar, Mohammed al-Thani, annunciando mercoledì l'accordo tra Israele e Hamas, ha confermato che nella prima fase di 42 giorni saranno 33 i rapiti che torneranno a casa. Tra questi sono compresi donne civili e soldatesse, bambini, anziani e malati o feriti. Una lista è stata resa pubblica ma non si sa chi di questi sia ancora vivo dopo oltre 15 mesi di conflitto ne' con quale ordine verranno rilasciati.

 

Al Cairo si sono ritrovati mediatori egiziani, qatarioti, americani e israeliani per colloqui tecnici volti a stabilire i meccanismi per l'attuazione dell'accordo. Per la stampa israeliana, Hamas indicherà giorno per giorno i rapiti che verranno liberati mentre dall'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu hanno fatto sapere che i nomi saranno resi pubblici solo dopo che gli ostaggi saranno stati consegnati dalla Croce Rossa all'Idf e le loro famiglie saranno state informate.

 

Secondo fonti vicine al gruppo militante palestinese, le prime a essere liberate domenica saranno tre donne, forse soldatesse. Ogni settimana verranno rilasciati altri ostaggi, con particolare attenzione a donne e bambini. Si prevede che del gruppo finale faranno parte Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, entrambi israeliani con problemi mentali, prigionieri nella Striscia da un decennio. Il presidente francese Emmanuel Macron ha sottolineato che nella lista ci sono i franco-israeliani Ofer Kalderon e Ohad Yahalomi.

 

Gli ostaggi con cittadinanza americana sono sette in tutto. Di questi, quattro sono morti e i loro corpi sono in mano ad Hamas: il 19enne Itay Chen, Omer Neutra di 22 anni e la coppia Judith Weinstein e Gadi Haggai, di 70 e 73 anni. Nella prima fase dovrebbero essere rilasciati il 36enne Sagui Dekel-Chen, rimasto ferito nell'attacco del 7 ottobre, e il 65enne Keith Siegel, la cui moglie Aviva è stata liberata nel novembre 2023 nell'ambito della prima tregua. Il 20enne Edan Alexander, invece, dovrebbe rientrare nella seconda fase dal momento che prestava servizio militare nelle forze armate israeliane. 

 

Tra gli ostaggi in procinto di tornare a casa, ci sono anche i due fratellini Ariel e Kfir Bibas, quest'ultimo di soli 9 mesi al momento del rapimento il 7 ottobre. Le immagini del sequestro, con loro due in braccio alla madre terrorizzata, sono diventate il simbolo del dramma dei rapiti e della lotta dei loro familiari per riaverli. Compresi nei 33 anche le cinque soldatesse che avevano il ruolo di osservatrici nella base di Nahal Oz, tutte tra i 19 e i 20 anni: Karina Aryev, Agam Berger, Daniela Gilboa, Naama Levy e Liri Albag.

Di loro l'anno scorso è stato diffuso un video che le mostra mentre vengono prelevate dai miliziani all'alba del 7 ottobre, ancora in pigiama e ferite, e portate via. Il 4 gennaio Hamas aveva fatto circolare un filmato della 19enne Albag in cui chiedeva al governo israeliano di chiudere un accordo per la sua liberazione. Tra gli ostaggi in lista c'è anche l'86enne Shlomo Mansour, sopravvissuto all'Olocausto e membro fondatore del Kibbutz Kissufim. 

 

Il ministero della Giustizia israeliano, intanto, ha pubblicato un elenco di 95 detenuti palestinesi da scambiare con ostaggi israeliani detenuti a Gaza, in una prima tornata di scambi nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco con Hamas. "Il rilascio dei prigionieri non avrà luogo prima di domenica alle 16", ha detto all'Afp la portavoce del ministero Noga Katz, aggiungendo che il rilascio è subordinato all'approvazione dell'accordo da parte del governo israeliano. Tra le persone che verranno liberate da Israele nell'accordo di scambio c'è la moglie del segretario generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Abla Saadat.

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Agi.it

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