Dagli Emirati all’India, vi racconto la traiettoria indo-mediterranea di Roma. Parla Terzi
- Postato il 28 febbraio 2025
- Esteri
- Di Formiche
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C’un un incrocio di interessi strategici tra Italia, Emirati Arabi Uniti, India e Unione europea, come dimostrato anche dal viaggio della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a Nuova Delhi, dalla serie di accordi siglati recentemente tra Roma e Abu Dhabi, dalla crescente connessione italo-indiana, dall’ipotesi di un maxi accordo commerciale tra Ue e Abu Dhabi. Intese che rafforzano legami che spaziano dall’energia alla sicurezza, fino alla cooperazione nel Mediterraneo allargato e in Africa, e si collocano all’interno di iniziative cruciali come l’asse indo-mediterraneo di Imec e la visione collegata al Piano Mattei. Formiche.net parla del quadro di politica internazionale che Roma si trova davanti con il senatore di Fratelli d’Italia Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche Europee e già ministro degli Esteri, per comprendere il significato di questa intesa e il suo impatto sul futuro della Penisola.
Accordo Italia-Emirati Arabi Uniti. Prime impressioni?
Si tratta di un accordo storico: gli Emirati Arabi Uniti investiranno 40 miliardi di euro in Italia, un successo frutto di un intenso lavoro di squadra del governo Meloni. Questa intesa rafforza il legame strategico tra i nostri due Paesi attraverso 14 intese governative e oltre trenta tra imprese italiane ed emiratine. Non è un risultato improvvisato, ma il culmine di un percorso avviato con la visita del presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad Abu Dhabi nel 2023, che ha segnato una svolta nel dialogo politico ed economico bilaterale. Ora, dall’energia alle telecomunicazioni, dalla sicurezza sottomarina al settore cyber, la partnership è pronta a diventare ancora più sinergica. I dossier aperti sono numerosi e si collegano a iniziative chiave come il Piano Mattei per l’Africa e Imec.
Imec, acronimo di India-Middle East-Europe Corridor: un insieme di collegamenti multimodali tra le tre regioni destinato a ridisegnare la connettività tra Europa-Asia. Perché è così cruciale?
Proprio pochi giorni fa, in occasione del ricevimento per il genetliaco dell’Imperatore del Giappone, ho ricordato il celebre discorso del primo ministro Shinzo Abe sulla “confluenza dei due mari”, oggi più attuale che mai. All’epoca, Abe parlava di un Indo-Pacifico connesso, prospero e sicuro, collegando l’Oceano Pacifico all’Oceano Indiano. Non è forse lo stesso obiettivo di Imec, che mira a unire l’Indo-Pacifico e il Mediterraneo?
Italia e UAE sono quindi parte di questo nuovo asse indo-mediterraneo. Imec però sembra viaggiare a tutta velocità sul lato orientale (Golfo-India) e più rallentato su quello Mediterraneo, che coinvolge l’Europa. La sponda emiratina può essere un modo per rilanciarci? Cosa serve?
Una premessa: il Corridoio Imec è un’iniziativa strategica per l’Europa, e l’Italia può essere orgogliosa di essere, insieme agli Stati Uniti, tra i primi firmatari di questo progetto. La sua importanza per il nostro continente è enorme: Imec consentirà all’Unione europea di rafforzare la propria autonomia strategica, diversificare le catene di approvvigionamento e ridurre le dipendenze critiche. Questo è un concetto che dovrebbe essere compreso a tutti i livelli europei, politici e industriali. Non so se l’Ue stia realmente procedendo più lentamente rispetto alla sponda indiana e del Golfo, ma è certo che bisogna individuare al più presto il terminale europeo del Corridoio. Con il supporto degli Emirati, ci sono ottime ragioni per ritenere che l’Italia possa giocare un ruolo centrale in questa dinamica.
Si parla molto del ruolo centrale del porto di Trieste…
Proprio in queste ore Nave Vespucci sta facendo tappa a Trieste, una missione tutta italiana che porta il nostro prestigio nel mondo. In parallelo, il capoluogo giuliano sta diventando il centro di un’importante riflessione politica, imprenditoriale e accademica sulle potenzialità di Imec. C’è fermento attorno a questo tema da mesi, segno di un crescente interesse strategico.
Trieste può essere “il porto d’Europa” per collegarsi all’India, un’Europa sempre più interessata a Nuova Delhi, a quanto pare.
È la terza visita della presidente della Commissione europea in India dal 2022, dopo quella per il G20 del 2023. Questa volta, però, è accompagnata da un’ampia delegazione di commissari europei, tra cui Kaja Kallas, vicepresidente e Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica e la sicurezza, e Andrius Kubilius, commissario per la Difesa e lo Spazio. È un segnale forte. L’Italia, con il presidente Meloni, ha dimostrato fin dal primo giorno di Governo un’attenzione particolare verso il rafforzamento dei rapporti con l’India, elevandoli a un vero partenariato strategico.
Passiamo all’altra sponda dell’Indo-Mediterraneo, quella del continente africano. L’accordo Italia-Uae prevede una cooperazione anche nell’ambito del Piano Mattei?
Assolutamente sì. I presidenti Meloni e Mohamed bin Zayed hanno riaffermato, anche nel recente viaggio a Roma dell’emiratino, il loro impegno comune nel rafforzare i partenariati globali e promuovere sviluppo sostenibile, sicurezza e crescita economica in Africa attraverso il Piano Mattei. Si tratta di una cooperazione strutturata e di lungo termine tra Italia, Emirati Arabi Uniti e Paesi africani. Questo approccio lungimirante è uno degli elementi che rendono l’accordo bilaterale davvero “storico”. I settori coinvolti sono numerosi, dall’istruzione e la formazione alla sicurezza alimentare, dalle energie rinnovabili allo sviluppo rurale, aprendo spazi di opportunità senza precedenti.
Abu Dhabi ha lanciato la sua strategia africana “One Port, One Node”: gli Emirati operano già in 13 porti nel continente e altri 8 sono in progettazione. È ipotizzabile quindi un rapporto di cooperazione Italia-Uae anche in questo senso?
Sì, lo sviluppo delle infrastrutture è anche uno degli elementi chiave del Joint Statement Italia-Emirati Arabi Uniti, con particolare riferimento proprio alla cooperazione in Africa nell’ambito del Piano Mattei. L’infrastruttura portuale è un asset strategico per il commercio e la connettività, e una collaborazione tra Italia ed Emirati in questo ambito potrebbe rafforzare significativamente la nostra presenza nel continente africano.