Da Milano a Bologna, la staffetta della memoria: a piedi o in bici da tutta Italia per ricordare la strage alla stazione
- Postato il 2 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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C’è chi parte da San Marino, chi dal Brennero. E chi ancora da Milano, passando da Piazza Fontana, alle spalle del Duomo. E poi da Piazza della Loggia a Brescia, ripercorrendo così i luoghi delle bombe che segnarono l’Italia dalla fine degli anni ’60. Sono le staffette ciclo-podistiche che ogni anno cominciano a fine luglio per arrivare a Bologna in occasione dell’anniversario della strage del 2 agosto 1980: alle ore 10 e 25, una bomba piazzata da terroristi neofascisti esplose nella sala d’attesa della stazione ferroviaria, uccidendo 85 persone e ferendone 200. Un progetto per tenere viva la memoria che ha una storia lunga. “È nato praticamente l’anno successivo alla strage, Erano degli amici di Sesto Fiorentino, dei marciatori, si sono messi e hanno fatto tutta la tratta da Sesto Fiorentino a Bologna a piedi per essere poi presenti al primo anniversario”, racconta Sonia Zanotti, che presiede il Coordinamento staffette podistiche per Bologna e partecipa all’organizzazione da quasi vent’anni.
I percorsi partono anche dal Brennero
Ora quello che parte da Sesto Fiorentino è solo uno dei percorsi delle staffette. La più lunga, spiega “è quella che parte dal Brennero, dal Cippo del confine Italia-Austria, e fa tutta la tratta del Brennero-Abetone, quindi arriva a Bologna”. Una tratta che da un paio d’anni è solo ciclistica e dura cinque giorni. Un’altra, quella che attraversa i luoghi delle altre stragi, si mette in marcia da Milano. Prima della pandemia la più corposa arrivava da San Marino. Un gruppo così numeroso da potersi dividere in due all’altezza di Rimini: metà passava dall’entroterra, metà dall’Adriatica. Si riunivano a Castel Bolognese e arrivavano insieme a Bologna la mattina dell’anniversario, per partecipare alle celebrazioni. Poi ci sono i percorsi più piccoli, locali, che non arrivano nel capoluogo Emiliano ma nei loro territori continuano a ricordare e far ricordare. Tra questi quello di Uliveto Terme, in Toscana. Una frazione in provincia di Pisa, poco più di mille abitanti, che alla memoria della strage di Bologna ha dedicato una via nel 2007.
Gli incontri con gli studenti
In questi 45 anni di staffette un solo stop, nel 2020, a causa della pandemia. Già l’anno dopo la ripresa dei percorsi, anche se con qualche difficoltà burocratica in più tra Pec e documenti necessari a far passare gli atleti. Eppure, superati gli scogli amministrativi, i comuni vengono contattati e sono “veramente pochi quelli che non aderiscono”, segno di una manifestazione che tocca anche chi quel giorno era lontano. O non c’era ancora, come i giovani di oggi, ragazzi e ragazze per i quali quella strage è ormai un fatto storico. Ci sono anche loro tra i partecipanti, conferma ancora Zanotti, che è anche vicepresidente dell’Associazione tra i Familiari delle vittime di Bologna. Quella mattina del 2 agosto lei aveva undici anni e si trovava nella sala d’attesa della stazione. Oggi Zanotti va nelle scuole a portare il racconto della strage chi è nato venticinque o trent’anni dopo. Giovani che a volte della bomba non hanno neanche mai sentito parlare. È proprio durante questi eventi che gli studenti conoscono il coordinamento delle staffette, al quale poi a volte aderiscono: si mettono in cammino, nel mezzo dell’estate. Tra questi un gruppo di studentesse e studenti delle secondarie proveniente da Novi di Modena, che ogni anno raggiunge il Brennero in bici e parte per cinque giorni di bicicletta e memoria. Corridori, ciclisti, amanti dell’attività fisica che mettono insieme la passione sportiva con quella civica.
“Fare memoria in un modo diverso”
“A parte me, nessuno degli altri partecipanti è direttamente coinvolto nella storia di Bologna, sono tutti comuni cittadini”, racconta Zanotti. Un segno di quanto sia ancora vivo e sentito il ricordo di quel che accadde il 2 agosto 1980. Il progetto delle staffette, in fondo, ha proprio questo scopo: fare memoria in un modo diverso, al di là delle celebrazioni istituzionali o degli eventi formali. Fare rete, soprattutto. Conoscere, parlare, raccontare, e quando è richiesto fermarsi ad ascoltare: “Durante una staffetta è capitato di incontrare persone che quel 2 agosto erano presenti a Bologna ma non ne avevano mai parlato con nessuno”, aggiunge l’organizzatrice. “Vengono da me caute e mi dicono: no, ma sai che anch’io c’ero? Ma non ne ho mai parlato, non ho mai avuto il coraggio, non ho mai avuto la forza. Un dolore mai reso noto a chi si ha accanto per paura di soffrire o di far soffrire, ma che diventa più facile tirare fuori davanti a chi lo conosce e lo può condividere meglio di chiunque altro”. La memoria che passa attraverso chi c’era, anno dopo anno, chilometro dopo chilometro.
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