Da Marengo ad Aveline, da Vesco a Lacroix: ecco chi sono gli outsider per la successione di Papa Francesco
- Postato il 3 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ci sono troppi esempi di papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto”. Parola di Joseph Ratzinger che, appena otto anni dopo aver pronunciato questa affermazione, sarebbe diventato Benedetto XVI. Il più grande teologo cattolico dell’ultimo secolo, rispondendo, nel 1997, alla tv bavarese che gli chiedeva se lo Spirito Santo fosse davvero responsabile dell’elezione del Papa nella Cappella Sistina, disse: “Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto, da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata”.
C’è un detto popolare molto diffuso che, alla vigilia dell’ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina, il 7 maggio 2025, è tornato ovviamente di moda: “Chi entra Papa in conclave ne esce cardinale”. È avvenuto proprio così, in tempi molto recenti, per Angelo Scola, oggi arcivescovo emerito di Milano, ma, nel 2013, dato per super favorito alla successione di Benedetto XVI. È noto che dovette soccombere davanti alla candidatura di Jorge Mario Bergoglio, divenuto Papa Francesco. Non fu così, invece, nel 2005, per Joseph Ratzinger, all’epoca decano del Collegio cardinalizio. Entrato Papa in conclave, ne uscì con il nome di Benedetto XVI. Andando indietro nel tempo, nel 1978, sia Karol Wojtyla, all’epoca arcivescovo di Cracovia, che Albino Luciani, fino all’elezione a patriarca di Venezia, furono delle vere sorprese al momento della fumata bianca. Scontata, invece, fu l’elezione di Giovanni Battista Montini, all’epoca del conclave arcivescovo di Milano, che, nel 1963, divenne Paolo VI. Sicuramente molto più sorprendente fu l’elezione di Angelo Giuseppe Roncalli. Entrato in conclave da patriarca di Venezia, nel 1958, ne uscì come Giovanni XXIII. Scontata, invece, fu l’elezione di Eugenio Pacelli, nel 1939, fortemente voluta dal suo predecessore, Pio XI, che da segretario di Stato divenne Pio XII.
Sarà così anche nel conclave del 2025? Ovvero i papabili della vigilia con quale abito usciranno dalla Cappella Sistina? I nomi circolano ormai da settimane, a iniziare dai cardinali curiali: Pietro Parolin (70 anni), già segretario di Stato, colui che presiederà il conclave; Claudio Gugerotti (69 anni), già prefetto del Dicastero per le Chiese orientali; Robert Francis Prevost (69 anni), agostiniano, già prefetto del Dicastero per i vescovi; Luis Antonio Gokim Tagle (67 anni), già pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione; Ángel Fernández Artime (64 anni), salesiano, già pro prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica; e Fernando Filoni (79 anni), gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Di italiani, oltre ovviamente a Parolin, Gugerotti e Filoni, ci sono anche Matteo Maria Zuppi (69 anni), presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, e Pierbattista Pizzaballa (59 anni), francescano, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Di salesiani, oltre ad Artime, c’è Cristóbal López Romero (72 anni), arcivescovo di Rabat. I candidati dei tradizionalisti, invece, sono due: Péter Erdő (72 anni), arcivescovo di Esztergom-Budapest, e Willem Jacobus Eijk (71 anni), arcivescovo di Utrecht. Chiude la lista degli europei papabili Anders Arborelius (75 anni), carmelitano, vescovo di Stoccolma. Gli statunitensi in corsa, oltre Prevost, sono Timothy Michael Dolan (75 anni), arcivescovo di New York, e Blase Joseph Cupich (75 anni), arcivescovo di Chicago. Infine, c’è Fridolin Ambongo Besungu (65 anni), cappuccino, arcivescovo di Kinshasa.
Ma chi sono gli outsider? C’è, innanzitutto, il giovanissimo Giorgio Marengo (50 anni), nativo di Cuneo, missionario della Consolata, prefetto apostolico di Ulan Bator, in Mongolia. Giovanissimo è anche Américo Manuel Alves Aguiar (51 anni), vescovo di Setúbal, organizzatore della Giornata mondiale della gioventù tenutasi a Lisbona nel 2023. Molti osservatori seguono con attenzione Francis Leo (53 anni), arcivescovo di Toronto. Considerato un outsider anche Augusto Paolo Lojudice (60 anni), romano, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Montepulciano-Chiusi-Pienza.
C’è chi inserisce tra i candidati che potrebbero sorprendere anche Domenico Battaglia (62 anni), arcivescovo di Napoli. Chi, invece, fa il nome di Jean-Paul Vesco (63 anni), domenicano, arcivescovo di Algeri. La lista degli outsider prosegue con Jean-Marc Noël Aveline (66 anni), presidente eletto della Conferenza episcopale francese e arcivescovo di Marsiglia, il candidato di Emmanuel Macron. C’è anche chi sostiene che il candidato di Bergoglio sarebbe Gérald Cyprien Lacroix (67 anni), membro dell’Istituto secolare Pio X, arcivescovo di Québec. Un outsider potrebbe essere Joseph William Tobin (72 anni), redentorista, arcivescovo di Newark. In Curia una sorpresa potrebbe arrivare anche da Lazzaro You Heung-sik (73 anni), già prefetto del Dicastero per il clero. Infine, un altro outsider potrebbe essere Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio (75 anni), arcivescovo di Lima.
Un’altra incognita riguarda il nome che sceglierà il successore di Francesco. Nel suo libro L’ultimo Papa (Marcianum Press), il professore Giovanni Maria Vian, direttore emerito de L’Osservatore Romano, scrive: “Chi sarà il successore di Papa Francesco? Ovviamente nessuno lo sa, ma lo stesso Pontefice sembra essere sicuro del nome che sceglierà chi sarà eletto dopo di lui. Come ha detto in due occasioni. La prima volta nel 2021 parlando con il vescovo di Ragusa che l’aveva invitato a visitare la città nel settantacinquesimo anniversario della diocesi. ‘Con una battuta mi ha risposto che nel 2025 sarà Giovanni XXIV a fare quella visita’ rivelò il prelato siciliano. Più vago è stato Bergoglio la seconda volta. Durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Mongolia ha risposto nel 2023 a una domanda sul Vietnam e su una sua eventuale visita nel Paese: ‘Se non andrò io, di sicuro andrà Giovanni XXIV’. Ma nemmeno il Papa può prevedere il futuro. A differenza invece di non pochi giornalisti, i quali già da anni – con esercizi prematuri e inutili – si cimentano su quale cardinale sceglierà il prossimo conclave, e spesso hanno indicato il filippino Tagle o l’italiano Zuppi”.
Vian sostiene che “l’enorme popolarità del ‘Papa buono’ che convocò il Concilio e il suo mito spiegano forse il nome scelto da Papa Francesco per il suo successore. Ma la mitizzazione di Giovanni XXIII, considerato progressista e profetico, ha implicato la sua contrapposizione a Paolo VI, bollato come conservatore, tanto che per attenuarla dal 1978 al 2005 due papi hanno inusualmente scelto il doppio nome di Giovanni Paolo. E lo stesso Bergoglio – che ha elevato all’onore degli altari gli ultimi tre papi italiani e il Pontefice polacco, fatto senza precedenti – non crede a questa contrapposizione, ideologica e senza fondamento. Perché allora secondo Francesco il suo successore si chiamerà Giovanni XXIV? La risposta forse è nell’immaginazione letteraria, che Bergoglio dichiara di apprezzare. Francesco ha più volte raccomandato Il padrone del mondo, celebre romanzo di un altrettanto celebre convertito. Nel libro, pubblicato nel 1907, il prete cattolico Robert Hugh Benson, figlio del primate anglicano, racconta l’ascesa di un Anticristo universalmente osannato, la persecuzione della Chiesa e la fine del mondo. Sullo sfondo, in controtendenza, un Giovanni XXIV è descritto come molto simile a Pio X”.
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