Da gennaio accise più alte per il diesel, più basse per la benzina: il governo velocizza il riallineamento. Cosa cambia
- Postato il 20 ottobre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Niente riallineamento graduale delle accise sui carburanti. Pochi mesi dopo la riforma fiscale, il governo Meloni cambia idea e velocizza: benzina e diesel saranno soggette alla stessa accisa già dal primo gennaio prossimo. È quanto prevede la bozza della manovra (qui il testo in pdf) che accelera così il percorso di 5 anni previsto nel precedente decreto legislativo. Come si legge nell’articolo 30, l’accisa sulla benzina sarà ridotta di 4,05 centesimi di euro per litro mentre aumenta (sempre di 4,05 centesimi) l’accisa applicata al gasolio impiegato come carburante. In questo modo, già a partire dal 2026, l’imposta sarà la stessa per i due carburanti: 672,90 euro per mille litri. Attualmente, le accise sulla benzina sono pari a 713 euro per mille litri e quelle del gasolio a 632 euro. Il piano varato pochi mesi fa prevedeva, invece, di raggiungere l’allineamento in cinque anni con aumenti graduali da circa un centesimo all’anno (il primo step era scattato il 15 maggio scorso). Il tutto è finalizzato al superamento del sussidio ambientalmente dannoso, nel rispetto delle indicazioni di Bruxelles per penalizzare fiscalmente i carburanti più inquinanti.
Nonostante si tratti di un riallineamento, la novità poterà comunque più entrate nelle casse dello Stato: in un anno, infatti, in Italia si consumano circa 11 miliardi di litri di benzina e 28 miliardi di gasolio. L’aumento di oltre 4 centesimi dell’accisa sul gasolio permetterà quindi alle casse pubbliche di incassare di più, nonostante la riduzione dell’imposta sulla benzina. Non solo si tratta di un ripensamento rispetto al riallineamento graduale, ma ovviamente è anche una decisione diametralmente opposta agli annunci di Giorgia Meloni che prometteva, anche nel corso dell’ultima campagna elettorale per le Politiche, di eliminare le accise. Lo stesso faceva nel 2018 il suo vicepremier Matteo Salvini: “Non possiamo avere la benzina più cara d’Europa”, diceva il leader della Lega.
“Il governo farebbe bene a intervenire per una riduzione complessiva della tassazione che pesa sui carburanti venduti in Italia, e che porta i listini alla pompa praticati nel nostro Paese ad essere tra i più cari in Europa“, commenta il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso. Attualmente – tra Iva e accise – su ogni litro di benzina venduto nel nostro Paese, 1,02 euro se ne vanno in tasse, 0,92 euro su ogni litro di diesel. Solo nel 2023, ultimo dato ufficiale disponibile, della spesa totale di 70,9 miliardi euro per i carburanti, ben 38,1 miliardi sono finiti nelle casse dello Stato a titolo di Iva e accise. “Una tassazione abnorme e a cui il governo farebbe bene a mettere mano attraverso una generalizzata riduzione della pressione fiscale sui carburanti”, conclude Melluso. Per il Codacons, se confermata, “la misura inserita nella Manovra del governo si tradurrà in una stangata sulle 16,6 milioni di autovetture alimentate a gasolio circolanti in Italia”. E si rischia che all’incremento del costo del diesel possa non corrisponderebbe una analoga riduzione per la benzina: “Come già osservato a maggio, quando l’accisa è aumentata di 1,5 centesimi di euro il prezzo del gasolio alla pompa è immediatamente salito, mentre per la verde, pur in presenza di una riduzione dell’accisa da 1,5 centesimi, i ribassi sono stati minimi”, sottolinea il Codacons che ribadisce la richiesta al governo di inserire in Manovra controlli serrati sull’applicazione pratica della misura fiscale e sanzioni salatissime per chi non trasferirà ai distributori il taglio dell’accisa sulla benzina.
Un’altra novità prevista nell’articolo 30 della manovra riguarda la destinazione delle maggiori entrate derivanti dalle variazioni delle accise. Nel decreto del 28 marzo scorso, le maggiori somme derivanti dai previsti aumenti graduali erano state destinate, nell’intero quinquennio, al finanziamento del traporto pubblico locale. In manovra, invece, a questo scopo verrebbero destinate le maggiori entrate derivanti dal solo aumento dell’accisa del gasolio di 1,5 centesimi (ridotta della stessa misura per la benzina) scattato il 15 maggio scorso. Tutto il resto sarà destinato al fondo per l’attuazione della delega fiscale.
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