Da bambino la guardava, oggi Ciravegna trascina l’Albingaunia: “Per me vuol dire tantissimo, è un orgoglio”
- Postato il 22 ottobre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Ciravegna si è messo sulle spalle l’Albingaunia. Fiuto del gol senza eguali per un giovanissimo classe 2005 che già l’anno scorso in maglia Vadino aveva salvato la squadra dalla retrocessione. E non è un caso che questa Albingaunia sta viaggiando a ritmi altissimi. Nella metà della scorsa competizione Nicolò approda in maglia arancionera e segna 10 reti: con Gibertini firma una coppia dall’appuntamento del gol assicurato.
Quest’anno, insieme al compagno di reparto e tantissimi giocatori della passata stagione, decidono di rimanere in squadra nonostante il cambio di denominazione. Una piazza distrutta dal fallimento dell’Albenga oggi si ritrova al Riva a supportare l’Albingaunia. Nome diverso, stessi colore e stessa passione. Ed oggi i tifosi ingauni hanno già potuto urlare tre volte il nome di Ciravegna, già decisivo tra coppa e campionato.
Nicolò, come sono andati questi primi due mesi all’Albingaunia?
Mi trovo bene. C’è un ambiente sereno, confortevole, sia dentro al campo che fuori dal campo. Avere dei sostenitori che ti seguono tutte le domeniche, in casa e nelle lunghe trasferte, è sempre un motivo di orgoglio. Soprattuto per loro combattiamo in campo prima che per noi stessi. Come squadra la maggior parte ci conoscevamo già l’anno scorso, è la nostra forza. Siamo più che compagni di squadra, una famiglia. Continueremo sul nostro percorso e proveremo a portare entusiasmo ma soprattutto a continuare con questi risultati.
Mister Poggi ci aveva detto che vi avrebbe trasmesso cosa significhi indossare questa maglia. Ci è riuscito? E poi i tifosi, che non mancano mai…
È stato bravissimo sotto questo punto di vista. Ci è riuscito in pieno, entriamo sempre con grinta e determinazione, non mollando mai nessun pallone. I tifosi ci sono rimasti vicini fin da subito, a fine partita vengono a farci i complimenti, è un motivo d’orgoglio. Sentiamo l’importanza di portare questa maglia, speriamo di riuscire a trasmettere anche la nostra voglia di vincere. Vittoria o sconfitta, usciremo sempre dal campo con la maglia sudata, per rispetto dei loro confronti e della società.
Non è scontato che quasi il totale della rosa dello scorso anno sia rimasta. È una scelta che avete preso insieme?
Bisogna fare i complimenti alla società, a Feroleto, Bacchetta, Capezio e anche allo stesso mister. È stata una scelta singolare di ogni giocatore, poi confrontandoci abbiamo deciso di continuare tutti insieme con questa avventura. La società è stata brava già con il Vadino, anche nei momenti di difficoltà a farci rimanere uniti. Lo provano i risultati, ci siamo salvati con ampio anticipo nonostante tutti ci davano per spacciati. Il gruppo, vedendo questa opportunità, ha risposto bene. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto ‘siamo in grado di affrontare questa avventura’, e insieme ci siamo proposti e abbiamo intrapreso questa nuova strada.
Non è passata inosservata la tua esultanza, già vista anni fa in quel del Riva
Nasce l’anno scorso grazie al mio direttore Feroleto. Nella partita Altarese-Vadino, periodo in cui segnavo spesso, mi aveva detto che se avessi segnato avrei esultato come mi diceva lui. Da lì nacque l’esultanza delle due pistole. Quest’anno con l’arrivo in squadra del ‘Puto’ Marquez, il mio modo di celebrare il gol si è leggermente evoluto. Ad inizio anno, non avendo le scarpe, lui mi ha regalato un paio di scarpe, quelle di suo fratello, il Facu. Lui esulta con la mitraglietta e quindi ho unito le due cose, avendo le sue scarpe ho pensato ‘anche io devo esultare così’.
Ora porti il suo numero di maglia, ma non è che gli hai rubato anche i ‘super poteri da bomber’?
Il Facu l’ho visto giocare quando ero piccolo, quando andavo a vedere l’Albenga: è un giocatore senza senso. Non a caso, l’anno scorso è stato uno dei protagonisti con la Nocerina, quest’anno con l’Andria si sta riproponendo. Spero di eguagliarlo, prendo molto spunto dalle sue giocate, sto provando a migliorarmi come attaccante centrale essendo che non è mai stato il mio ruolo principale.
Cosa direbbe il te bambino ora? Alla fine giochi per la squadra che hai sempre visto da piccolo
È un motivo d’orgoglio e anche per la mia voglia di crescere. Essendo che sono di Finale, quando ero piccolo molto spesso andavo allo stadio. Quando giocavano contro l’Albenga e vedevo arrivare i loro tifosi capivo l’importanza di questa squadra. Quest’anno giocare per i bianconeri, per me, vuol dire tantissimo. Spero di riuscire a portarla il più in alto possibile e di onorare questa squadra e la sua storia nel migliore dei modi.