Curva Nord Inter, Beretta ai pm subito dopo aver ucciso Bellocco: “Lui e Ferdico volevano ammazzarmi e far scomparire il mio corpo”

  • Postato il 14 gennaio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ospedale San Raffaele di Milano, la camera è piantonata. Ore 18,45 del 4 settembre scorso. I pm Paolo Storari e Sara Ombra sfogliano le carte. Sul letto ricoverato c’è Andrea Beretta. L’ex capo della Curva Nord, oggi collaboratore di giustizia, ha da poco scannato a coltellate Antonio Bellocco, suo socio negli affari dello stadio Giuseppe Meazza nonché uno dei figli prediletti delle cosche di Rosarno. Lo ha fatto perché a suo dire lo stesso rampollo della ‘ndrangheta lo voleva uccidere per i soldi dello stadio. Storari: “Intende rispondere?”. Beretta: “Voglio fare dichiarazioni spontanee”. Inizia così un verbale destinato a rimanere nella storia giudiziaria milanese. E non solo per la sua drammaticità, ma anche perché rivela fatti fino ad oggi sconosciuti. Su tutti la consapevolezza di Beretta che a volerlo uccidere non era solo Bellocco ma anche il suo vecchio amico, socio e frontman della curva interista Marco Ferdico.

“Con Ferdico – inizia Beretta – ci conosciamo da 30 anni, giocavamo a calcio insieme (…). Lo so benissimo che non è dalla mia parte, me l’hanno detto perché c’era in mezzo anche lui in questa cosa qua, che lui voleva farmi l’azione (…). Ho notato che questa roba qua della Curva ti porta alla pazzia (…), perché pensano di essere dei personaggi, fanno le foto con la gente, non lo so (…). Dei mitomani”. Al ché Storari domanda: “E questo porta al punto, mi perdoni, di tradire un’amicizia di trent’anni?”. Beretta: “Secondo me si. Più che una questione di soldi (…) è una questione di potere, non voleva fare il mio secondo”. Chi ha riferito a Beretta che anche Ferdico assieme a Bellocco stava dietro al progetto di ucciderlo? Chi lo ha avvertito in diretta del progetto omicidiario. Un soggetto prima amico, poi nemico, poi ancora amico. Beretta: “All’inizio pensavo di no, dopo si è rivelata”. “Una persona amica”, chiosa Storari. Chi è resta un omissis. Per quel che risulta è lui ad avvertire Beretta, ed è sempre lui che prima doveva partecipare al blitz per farlo fuori. Non solo, è presente all’ultimo incontro di luglio nel garage di Bellocco.

Ancora Beretta davanti ai pm poche ore dopo l’omicidio: “Io sono quattro giorni che non dormo, vengo a sapere che questa gente qui, mi vogliono fare un agguato con diverse modalità, e questa cosa si è protratta, già da un po’ di tempo la studiavano, solo che era andata a monte. Io ero sotto pressione. Vivevo in uno stato d’assedio (…), non trovavo una via d’uscita, ed è successo questo bordello”. Beretta spiega il progetto pensato per farlo fuori: “Volevano portarmi in un posto, tipo farmi bere delle robe nel caffè, delle gocce, io arrivavo a questa macchina, e perdevo i sensi, mi tiravano, mi sotterravano e la mia macchina la portavano a Nizza, visto che noi siamo gemellati con il Nizza, e inscenavano che io fossi scappato da tutte queste robe”. Una lupara bianca in pieno stile mafioso.

Quindi Beretta torna a quella stessa mattina del 4 settembre, quando davanti alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio incontra Bellocco e sale sulla sua Smart bianca: “Gli tiro fuori la pistola e gli dico: adesso parliamo di quello che mi volete fare, vi ho smascherati (…) mi sono rotto i coglioni di stare sotto pressione. Perché non ci stavo dentro (…). Volevo chiedere spiegazioni, trovare una soluzione, ma una soluzione non c’era”. Anche perché chi gli racconta del progetto gli fa capire che “prima o poi arrivano” e “quando ho cercato il confronto, ho visto che lui (Bellocco, ndr) aveva il borsello, prima che è armato gli faccio capire: guarda che voglio parlare. Invece lui s’è alterato (…). E lì lui è partito, mi è venuto addosso: adesso t’ammazzo i figli”, urla Bellocco. Il calabrese allora sfila la pistola a Beretta che a quel punto, spiega, salta fuori dall’auto. Qui viene colpito. L’arma perde il caricatore. Beretta rientra: “Prima l’ho preso a pugni”, poi prende il coltello. Riesce e rientra. Il pm: “Perché è tornato dentro, in macchina?”. Beretta: “Per finirlo. Per forza, non è che c’avevo altra chance, morte sua, vita mia”.

Il progetto di far sparire il corpo di Beretta inizia però a luglio. L’ex capo ultras viene chiamato a Pioltello nel garage di Bellocco. Motivo: la spartizione dei soldi del merchandising perché “questa gente qua non è mai contenta, vogliono accaparrarsi tutto, sono nate delle discussioni sul negozio”, il We are Milano di Pioltello gestito da Beretta, e “questi dicevano che non tornavano i conti (…). Quell’ Antonio mi fa fare un appuntamento con un suo parente nei box di casa sua. E questo qui era latitante (…). Vogliono mettermi sotto (…). E io gli ho detto: guarda che l’accordo tuo è che solo tu di quella regione (Calabria, ndr) fai parte di noi, tutto il resto che ti circonda, non me ne frega un cazzo (…). Volevano aprire un negozio a Milano alle mie spalle, capito? Entro (nel garage di Bellocco, ndr) e mi trovo questo qua con Antonio”. L’ex capo ultras ricorda poi che “la presenza di Bellocco era legata alla protezione” perché “sono venuti tantissimi calabresi, siciliani (…). Vogliono tutti il business, vogliono prendersi il business, capito?”. Poi aggiunge: “Sono venuti dei calabresi, ma io poi non è che sto li a guardare (…). Questa è una cosa che ci teniamo noi, cosa venite, voi con i borselli, con le Hogan a fare gli scontri, a tifare la squadra?”. Il pm poi torna sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, il vecchio capo dei Boys rientrato in curva nel 2018 e ucciso il 29 ottobre 2022. Aggiunge una ipotesi, il pm: “Mi perdoni, c’è una correlazione tra la morte di Baiocchi e l’avvento di Bellocco? Perché temporalmente questa cosa esiste, è fuori discussione”. Beretta però glissa, dice di non voler rispondere, forse un’altra volta. Allora Storari lo avverte: “Qui la situazione si fa grigia, perché insomma ha ammazzato uno della famiglia Bellocco. Beretta, non stia a metà strada, o fa la scelta legittima e dice: io mi chiudo, non dico niente, e ci sta; oppure, se fa la scelta opposta, però dev’essere totale la scelta”. Poche settimane dopo Beretta deciderà di pentirsi.

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