Crotone, sequestrata discarica abusiva con oltre 300 tonnellate di rifiuti pericolosi

  • Postato il 18 marzo 2025
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Crotone, sequestrata discarica abusiva con oltre 300 tonnellate di rifiuti pericolosi

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Sequestrata una discarica abusiva a Crotone in un terreno ad uso seminativo. La Finanza denuncia il proprietario del fondo


CROTONE – Una discarica abusiva di rifiuti speciali e pericolosi in un terreno di mille metri quadrati, adibito alla produzione agricola e ricadente in una zona di interesse ambientale e ad elevato rischio idraulico. Là erano stoccate, senza autorizzazione, oltre 300 tonnellate di detriti edili pressati, 20 quintali di materiali ferrosi, pneumatici, la carcassa di un natante, elettrodomestici dismessi. C’erano anche bidoni il cui contenuto non è stato possibile appurare. Il sospetto è che, essendo marchiati con la lettera “R”, siano contenitori utilizzati per i rifiuti sanitari, considerati pericolosi.

Per questo i finanzieri del Gruppo di Crotone hanno sequestrato il sito, dove si trovava la discarica abusiva, nella località Trafinello, e hanno denunciato G. T., 45enne proprietario del fondo.

DISCARICA ABUSIVA, OFFENSIVA AMBIENTALE

Prosegue l’offensiva sul fronte ambientale della Procura guidata da Domenico Guarascio, che ha sguinzagliato alcuni dei suoi migliori segugi a caccia di discariche abusive di cui è disseminato il territorio crotonese. Dopo il sequestro nella località Cantorato, i militari del Gruppo, diretto dal tenente colonnello Giuseppe Campobasso, nell’ambito di un servizio predisposto dal loro comandante provinciale, il colonnello Davide Masucci, si sono imbattuti in un altro ammasso di inerti derivati da lavorazioni edili e di scarti di materiali ferrosi.

Nessuna impalcatura, nessun edificio in corso di demolizione, nessun cantiere. I rifiuti erano abbandonati in maniera indistinta e senza alcuna ripartizione per tipologia né barriere protettive che li isolassero dal suolo. Non erano state adottate cautele come, ad esempio, l’impermeabilizzazione volta ad evitare la contaminazione del sito. Invece, era visibile una betoniera. E si scorgevano mucchi di sabbia per la preparazione del cemento e una pala. I detriti, a quanto pare, erano livellati. Stratificazioni di macerie e sedimentazioni compattate consentirebbero di ipotizzare che quegli ammassi di calcinacci fossero abbandonati da tempo. Insomma, un deposito non temporaneo di rifiuti in un terreno ad uso seminativo e caratterizzato da pericolosità idrogeologica. Uno scenario che si ripropone.

LA STORIA

Dagli accertamenti è emerso che nel 2020 il terreno era stato venduto dal cutrese F. T. a G. T., crotonese, non iscritto all’albo dei gestori ambientali e quindi sprovvisto di titolo autorizzativo per lo smaltimento dei rifiuti. Il figlio A. T. è sprovvisto anche di partita Iva, da poco, ma sua madre è titolare di una ditta di recupero per il riciclaggio di rottami metallici. Questo spiegherebbe la presenza di un furgone intestato ad A. T. nell’area. Inequivocabile, secondo gli inquirenti, la destinazione a “discarica di detriti” del sito. Un’attività che non può essere, in alcun modo, assimilata o scambiata per pratiche correlate alla coltivazione agricola.

I PRELIEVI NELLA DISCARICA ABUSIVA

Il sequestro è scattato “d’iniziativa”, al fine di scongiurare il protrarsi delle conseguenze del reato di discarica abusiva. I finanzieri hanno informato il pm di turno, Mattero Staccini, che ha chiesto all’Arpacal di eseguire operazioni di carotaggio del terreno al fine di misurare la cubatura approssimativa della quantità di detriti depositata.

L’AUDIZIONE

L’attenzione al degrado ambientale è una delle priorità per il procuratore Guarascio, come emerso anche dalla sua audizione davanti alla Commissione Ecomafie che nelle settimane scorse ha compiuto un sopralluogo al Sin (sito di interesse nazionale) di Crotone per accertamenti sull’iter della (mancata) bonifica. Un’audizione, la sua, che è stata secretata dopo poche battute. Come emerge dai resoconti pubblicati sul sito del Parlamento, Guarascio ha fatto riferimento ad alcune inchieste da lui condotte quando era in forza alla Dda di Catanzaro. Per una decina d’anni ha, infatti, combattuto le cosche del Crotonese, i cui tentacoli si sono spesso allungati sul business dei rifiuti. Lo raccontiamo da anni. Da quelle inchieste spesso sono fioccate condanne, anche definitive.

LE DICHIARAZIONI DI GUARASCIO

Ma le dichiarazioni (rese pubbliche) di Guarascio hanno scatenato una ridda di reazioni da parte di chi si è accorto soltanto oggi di un monopolio ‘ndranghetistico. «Gli appalti di rifiuti solidi urbani nei comuni del Crotonese vengono vinti da imprese che sono state riconosciute in qualche misura, con sentenze irrevocabili, appartenenti alla ’ndrangheta o quantomeno imprese di natura mafiosa che lavoravano per conto di associazioni ’ndranghetistiche – ha detto il procuratore ai commissari – Questo porta anche alla valutazione di una serie di siti di stoccaggio, privati o comunali. Questo è il ciclo dei rifiuti solidi urbani. È emerso sin da subito, ed è una caratteristica dell’appaltistica di questo territorio, che partecipa agli appalti soltanto un’impresa». L’audizione di Guarascio in forma pubblica si è subito conclusa. Il lavoro degli inquirenti sul versante ambientale, invece, prosegue in maniera serrata.

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