Crotone, per i giudici ” Canale 19 ” non è a rischio di esondazione

  • Postato il 11 settembre 2025
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Crotone, per i giudici ” Canale 19 ” non è a rischio di esondazione

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Depositati in tribunale a Crotone i motivi della sentenza su “Canale 19”, funzionari assolti perché non c’è rischio concreto per la pubblica incolumità


«Un canale antropico di bonifica non risulta idoneo a costituire pericolo concreto per la pubblica incolumità, in quanto incapace di provocare un’inondazione penalmente rilevante». Ne è convinto il Tribunale penale di Crotone, che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha stabilito che non c’è alcun colpevole per una presunta – ora più che mai – lottizzazione abusiva in area a vincolo di assoluta inedificabilità, a rischio R4, il più alto nella classificazione del pericolo idraulico. Il Tribunale penale ha assolto, nei mesi scorsi, due funzionari del Comune per i permessi di costruire rilasciati, secondo l’accusa, illegittimamente dall’ente sulla base di documentazione falsa a “Canale 19”, nella località Margherita, periferia nord di Crotone.

IL PROCESSO

A giudizio erano finiti l’ex dirigente del settore Lavori pubblici Gianfranco De Martino, ormai in pensione, ed Elisabetta Dominijanni, dirigente del settore Urbanistica, sospesa in seguito alla condanna nel processo per un’altra lottizzazione abusiva, quella nella località Scifo. Le accuse erano di disastro ambientale colposo per il solo De Martino e di abuso d’ufficio per entrambi.

Ma l’abuso d’ufficio è stato abrogato per legge e il pm Umberto Iurlaro ha chiesto l’assoluzione, ovviamente poi disposta, perché il fatto non è previsto come reato. Il pm ha, invece, riqualificato l’accusa di disastro ambientale in delitto colposo di pericolo e ha chiesto la condanna a due anni per il solo De Martino. Si tratta di una tipologia di reato che viene contestata a chiunque, con la propria azione od omissione colposa, faccia sorgere o persistere il pericolo (di un disastro ferroviario, di un’inondazione, di un naufragio, o della sommersione di una nave o di un altro edificio natante), e che è punito con la reclusione fino a due anni. Ma è caduta anche quest’accusa.

LE MOTIVAZIONI

Il collegio giudicante presieduto da Edoardo D’Ambrosio ha accolto la tesi difensiva sostenuta dagli avvocati Luigi Morrone (per De martino) e Giovanni Ettore Sipoli (per Dominijanni). Oltre all’indeterminatezza del capo d’imputazione, il Tribunale rileva una lacuna, emersa dall’istruttoria, attinente alla mancanza di nesso causale tra la condotta attribuita agli imputati e il pericolo di alluvione. Se il pm in udienza aveva tuonato “è stato portato l’uomo là dove c’era la natura”, i giudici osservano che Canale 19 non è un corso naturale e che non ci sono studi che ne affermano la pericolosità idraulica.

DECLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO

Piuttosto, il Tribunale rileva che il Comune ha avallato la proposta del comitato di declassificazione del rischio (da R4 a R2) rimasta però senza esito. Dalle testimonianze è anche emerso che l’area non è stata alluvionata neanche durante la tragica esondazione del fiume Esaro del ’96 e che non è stata pertanto inserita nel Piano Versace per contenere il rischio idrogeologico del territorio. Le restanti condotte di abuso d’ufficio? Per i giudici non sussistono neanche gli elementi per derubricarlo in peculato per distrazione.

CANALE 19, CROTONE E TECNICI SCAGIONATI

All’udienza preliminare erano stati già scagionati sette tecnici, incaricati dai privati, ai quali si contestava di aver asseverato falsamente nelle loro perizie a corredo delle pratiche edilizie la conformità delle opere agli strumenti urbanistici nonostante ricadessero su terreni a ridosso di Canale 19, area individuata dal Pai (piano di assetto idrogeologico) della Calabria a rischio R4. Si contestava, quindi, di aver omesso di dichiarare l’esistenza del vincolo. L’inchiesta nasce da un esposto giunto in Procura nell’agosto 2017, con cui si segnalavano presunti abusi edilizi di un consigliere comunale che abita da quelle parti.

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