Crotone, 15 anni dopo la confisca al clan dei papaniciari nasce centro anti violenza

  • Postato il 18 novembre 2025
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Crotone, 15 anni dopo la confisca al clan dei papaniciari nasce centro anti violenza

A 15 anni dalla confisca il Comune di Crotone destina bene tolto ai papaniciari all’associazione Multitracce, diventerà centro anti violenza


CROTONE – A 15 anni dalla confisca, un bene tolto al clan dei papaniciari diventa un centro antiviolenza per donne in difficoltà. Lo ha reso noto l’assessora comunale ai Beni confiscati, Filly Pollinzi.  “Trame di Rinascita – Ago e Filo nel Tempo” è la proposta progettuale approvata dal Comune, con la quale l’associazione Multitracce si è aggiudicata la concessione dell’utilizzo del bene. L’immobile, che si estende su una superficie di 164 metri quadrati, in viale Magna Graecia, dopo gli opportuni interventi di manutenzione e arredo sarà restituito alla collettività. L’idea è quella di far diventare quel luogo sottratto all’illegalità mafiosa un presidio sociale per fornire risposte concrete ai bisogni di donne in condizioni di vulnerabilità. Dalla precarietà economica all’isolamento, dalla disoccupazione alle discriminazioni di genere, dalla violenza domestica alla marginalità sociale.

IL LABORATORIO

L’iniziativa approvata consiste nella creazione di un laboratorio permanente di cucito e artigianato tessile, concepito come «spazio creativo, educativo e relazionale per favorire autonomia, competenze e inclusione», è detto in un comunicato del Comune. Una proposta che si pone in continuità con l’esperienza già avviata dal maestro Piero Cuomo.
Attraverso attività settimanali, cicli formativi e mostre aperte alla cittadinanza,  i promotori dell’iniziativa intendono valorizzare il sapere artigianale femminile, favorire l’inclusione sociale delle donne più vulnerabili, costruire legami solidali tra generazioni e culture. Ma c’è anche l’obiettivo di sviluppare competenze professionali spendibili nel mercato del lavoro o in microimprese etiche, avviando percorsi di lavoro sostenibile nel settore tessile. Le attività saranno articolate in moduli settimanali e cicli tematici, attraverso metodologie laboratoriali, formative ed espressive.

LUOGO DI RISCATTO

«È una iniziativa – afferma Pollinzi – che ha una duplice valenza. Da un lato un bene sottratto alla criminalità organizzata torna finalmente alla collettività, diventando un luogo di crescita, riscatto e opportunità. Dall’altro lato, le attività che si svolgeranno presso la struttura coinvolgeranno le donne più fragili. Sono le persone che hanno bisogno maggiormente di fatti e non di parole. Sostenere la loro autonomia, la loro creatività e la loro forza significa costruire una comunità più giusta e più sicura». Secondo Pollinzi, il progetto proposto da Multitracce diventerà un «ulteriore punto fermo sulla strada che conduce all’affermazione delle libertà e dei diritti delle donne».

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CONFISCA AI PAPANICIARI

L’immobile, originariamente con destinazione commerciale e industriale, è stato tolto molti anni fa a Roberto Bartolotta, ritenuto esponente dell’ala scissionista dei papaniciari, facente capo al boss Leo Russelli. L’uomo è stato condannato per associazione mafiosa, narcotraffico ed estorsioni. Il fabbricato, che ha un valore di 328mila euro, è stato trasferito al patrimonio del Comune nel 2017 dall’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati. Il primo decreto di confisca risale al novembre 2010, quando scattò l’operazione della Squadra Mobile della Questura “Dirty Investments”, appendice patrimoniale dell’operazione Herakles Perseus, con cui la Dda di Catanzaro aggredva in quegli anni le cosche crotonesi.

L’ALA SCISSIONISTA

Nelle carte di quell’inchiesta Bartolotta era descritto come uno dei sodali che godeva della piena fiducia del boss Russelli (con il quale ha anche legami di parentela). Esponente di rilievo della cosca mafiosa, ricopriva ruoli di particolare responsabilità, quali la gestione delle ingenti somme di denaro provento delle diverse attività illecite e il controllo e la supervisione delle agenzie di scommesse sportive finanziate dal boss. Bartolotta era uno dei di fiancheggiatori di Russelli, datosi alla latitanza dopo l’agguato in cui uccise Luca Megna (figlio del boss Domenico Megna), e ferì gravemente la figlioletta di soli cinque anni in una tragica vigilia di Pasqua (quella del 2008).

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