Crollo della Torre dei Conti, per l’archeologo Carandini: “Evidenti segni di incompetenza tecnica”
- Postato il 4 novembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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“Segni di una incompetenza tecnica”. Non ha dubbi l’archeologo Andrea Carandini, chiamato a commentare il crollo della Torre dei Conti a Roma, avvenuto ieri mattina. Un incidente che ha provocato anche la morte di un operaio, estratto vivo da sotto le macerie, ma deceduto successivamente. “Penso sia mancata la presenza di un adeguato ingegnere strutturista in un delicatissimo manufatto del IX secolo”, afferma in una intervista al Corriere della Sera, osservando come a Roma le competenze siano “divise tra la Sovrintendenza comunale, con la ‘v’, e le realtà statali: la Soprintendenza, con la ‘p’, Statale Speciale per Roma Capitale, il Parco Archeologico del Colosseo e dei Fori… È ora di ricondurre tutto sotto il controllo dello Stato centrale”.
“Se per valorizzare un bene lo fai crollare, si procura un danno culturale enorme”
“È impensabile che, in un’era come la nostra in cui si hanno a disposizione le soluzioni tecnologicamente più avanzate e sicure per gli interventi strutturali sul patrimonio culturale, sia avvenuto un crollo paragonabile a quello causato da un terremoto”, sottolinea Carandini, secondo cui “valorizzare è più che legittimo. Ma se per valorizzare un bene lo fai crollare, si procura un danno culturale enorme. In un bene così fragile occorreva procedere con interventi minimi. E non mi sembra che sia stato così. Il troppo stroppia, come in certe operazioni di chirurgia estetica in cui si esce devastati e irriconoscibili. Penso sia necessario e doveroso stabilire le responsabilità”. In un’altra intervista, a La Stampa, Carandini, circa l’ipotesi di una gestione da parte del ministero della Cultura, spiega: “Non sarebbe perfetto ma sarebbe migliore della gestione attuale. Il ministero ha delle mancanze nella valorizzazione, è burocratico, statalista e con pochi rapporti con la società civile, ma è stato eroico nella tutela. Penso, per esempio, a Pompei”.
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