Crollo del cimitero di Camogli, la procura chiede l’archiviazione: “Non ci fu alcun pericolo per le persone”

  • Postato il 25 luglio 2025
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frana cimitero camogli

Genova. A quattro anni e mezzo dall’impressionante crollo di una porzione del cimitero di Camogli, precipitata in mare insieme tonnellate di terra e 431 resti di defunti, la Procura di Genova ha chiesto l’archiviazione per i 5 indagati, tre sindaci che si erano succeduti negli anni e due tecnici.

L’inchiesta sul crollo del cimitero di Camogli durata 4 anni e mezzo

Per convincere il pm Fabrizio Givri, che contestava agli indagati di non aver eseguito i lavori di messa in sicurezza nonostante ci fossero stati degli studi sul rischio frana della falesia su sui sorge il cimitero di Camogli ci sono voluti due incidenti probatori ma il risultato è ora nelle dieci pagine di richiesta di archiviazione che li manleva di ogni responsabilità perché manca il presupposto per il reato contestato ovvero la messa a rischio della pubblica incolumità.

Non ci fu quindi pericolo per le persone visto che quel 22 febbraio 2021 la navigazione e la balneazione erano vietate sotto la falesia da un’ordinanza della capitaneria di porto proprio perché erano in corso dei lavori di consolidamento della falesia e che la parte del cimitero crollata era stata cintata con divieto di accesso dal giorno precedente al crollo, proprio perché alcuni operai avevano notato scricchiolii e fessurazioni sospette. Per questo gli stessi operai avevano interrotto le lavorazioni in zona e avevano assistito in diretta (uno di loro girò il video diventato virale sui social) ma da posizione sicura al gigantesco crollo.  Dei 416 defunti finiti in mare, 238 non sono mai stati ritrovati. Fra quelli recuperati, 87 non sono stati identificati, mentre solo per 91 si è risaliti a un nome e un cognome.

Camogli, dopo il crollo del cimitero il legno delle bare galleggia in mare
Alcune delle bare crollate dal cimitero

Cadendo il presupposto del reato grazie alle due perizie disposte in incidente probatorio il pm nella richiesta di archiviazione ha scelto di non entrare nel merito di eventuali profili di colpa dei sindaci o dei tecnici. I sindaci coinvolti erano Giuseppe Maggioni, Italo Mannucci (sindaco da aprile 2008 al 2023) e Francesco Olivari (sindaco dal 2013 al momento del crollo). Gli indagati, difesi dagli avvocati Emanuele Olcese, Massimo Boggio, Guido Mottola e Gianluca Sacco, avevano sollecitato più volte la richiesta di archiviazione proprio sulla base dell’assenza del presupposto del reato. Nel caso di Maggioni, inoltre, l’avvocato Emanuele Olcese aveva dimostrato che il sindaco, ricevuta la perizia dell’università di Genova il 15 marzo 2008 che segnalava criticità rispetto alla falesia si era immediatamente attivato per chiedere un finanziamento alla Regione per la messa in sicurezza, ma il suo mandato da primo cittadino era terminato nell’aprile del 2008.

Camogli, dopo il crollo del cimitero le bare galleggiano in mare
Le operazioni di recupero dei resti finiti in mare

Le conclusioni dell’inchiesta: nessun pericolo per le persone

Per il pm quindi, si legge nel documento “se la precipitazione della porzione del cimitero ha, indubbiamente, integrato uno dei due tratti qualificanti il reato contestato, ossia quello “dimensionale” , tenuto conto delle proporzioni ragguardevoli dell’area franata, deve invece ritenersi che l’evento franoso non abbia, però, in concreto, messo in pericolo la pubblica incolumità” come hanno dimostrato testimoni e accertamenti tecnici.

La perizia: nessun danno alle abitazioni limitrofe

Inoltre, ricorda il pm nel documento, la perizia “ha escluso che il crollo avesse provocato fessurazioni o danni alle abitazioni o alle zone rocciose presenti ad est e ad ovest rispetto alla porzione di falesia crollata, tanto che ha anche rimarcato che i monitoraggi che erano stati disposti dal Centro di Protezione Civile dell’Università di Firenze, tramite sensori, non avevano segnalato movimenti nella zona ove insistevano delle abitazioni limitrofa alla zona coinvolta dalla frana”.

Quindi “in assenza della prova della sussistenza dell’elemento oggettivo del reato colposo di evento contestato agli indagati, non si ritiene debba addentrarsi sugli eventuali profili di colpa degli indagati e sulla sussistenza del relativo nesso di causalità”.

Ora la parola definitiva passa al gip, ma nessuno potrà presentare opposizione alla richiesta visto che non ci sono parti offese ma solo famiglie “danneggiate” dalla perdita dei resti dei loro cari che stanno transando un risarcimento con il Comune.

Autore
Genova24

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