Crohn, la dieta conta: i cibi ultra-processati aumentano il rischio
- Postato il 10 agosto 2025
- Lifestyle
- Di Blitz
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Una recente review sistematica con meta-analisi, pubblicata sulla rivista eClinicalMedicine, segnala un legame significativo tra il consumo frequente di cibi ultra-processati e diete infiammatorie e un aumento del rischio di sviluppare il morbo di Crohn.
Al contrario, seguire una dieta mediterranea o comunque uno stile alimentare basato su cibi freschi e ricchi di fibre sembra ridurre sensibilmente la probabilità di ammalarsi.
Cos’è il morbo di Crohn e perché la prevenzione è cruciale
Il morbo di Crohn fa parte delle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD, Inflammatory Bowel Diseases), un gruppo di patologie che colpiscono l’apparato digerente in modo progressivo, causando dolori addominali, diarrea, perdita di peso e affaticamento cronico.
A differenza della colite ulcerosa, che interessa solo il colon, il Crohn può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano. Non esistono cure risolutive, e la prevenzione gioca quindi un ruolo determinante.
Lo studio: 72 ricerche analizzate, oltre 2 milioni di partecipanti
Il nuovo lavoro scientifico ha preso in esame 72 studi prospettici che, nel complesso, hanno coinvolto più di 2 milioni di persone in un periodo di follow-up medio di 13 anni.
Lo scopo era identificare eventuali correlazioni tra la dieta seguita prima della diagnosi e il successivo sviluppo di Crohn o colite ulcerosa.
I risultati sono stati chiari: non tutte le malattie infiammatorie intestinali rispondono allo stesso modo alla dieta, ma per il Crohn il legame è forte e statisticamente significativo.
Cosa aumenta il rischio: gli imputati principali
I ricercatori hanno individuato alcuni fattori alimentari che sembrano favorire l’insorgenza del Crohn. Tra questi:
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Cibi ultra-processati, ricchi di conservanti, additivi, zuccheri aggiunti e grassi industriali.
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Diete infiammatorie, ovvero regimi alimentari ad alto contenuto di carne rossa, bevande zuccherate e alimenti raffinati.
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Scarso consumo di fibre, vegetali e cereali integrali.
Non è solo una questione di calorie o di grassi: è la qualità e la lavorazione degli alimenti a fare la differenza. Gli alimenti ultra-processati interferiscono con il microbiota intestinale, indeboliscono le difese immunitarie locali e favoriscono processi infiammatori.
La dieta mediterranea protegge: i benefici confermati

Lo stesso studio ha evidenziato invece che una dieta bilanciata e ricca di alimenti poco lavorati, simile a quella mediterranea, riduce sensibilmente il rischio di sviluppare il morbo di Crohn.
I vantaggi derivano in particolare da:
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Alto consumo di fibre da frutta, verdura e legumi.
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Presenza di acidi grassi Omega-3, soprattutto da pesce azzurro e olio extravergine d’oliva.
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Ridotto apporto di carni rosse e cibi industriali.
Inoltre, alcuni composti bioattivi come i flavonoidi di origine vegetale sembrano avere un effetto protettivo documentato.
La dieta in gravidanza e infanzia: effetti a lungo termine
Un altro aspetto interessante emerso dallo studio riguarda la dieta nelle prime fasi della vita, sia durante la gravidanza che nell’infanzia.
Secondo alcuni dati:
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Un elevato consumo di pesce a 1 e 3 anni d’età può ridurre il rischio di colite ulcerosa.
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Una dieta varia e bilanciata in gravidanza sembra abbassare il rischio che il bambino sviluppi Crohn o altre forme di IBD.
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L’assunzione di Omega-3 e pesce magro in gravidanza è associata a una migliore salute intestinale nei figli.
Gli esperti: “Il cibo deve diventare parte integrante della prevenzione”
Gli autori dello studio, tra cui il prof. Jean-Frederic Colombel dell’Icahn School of Medicine di New York, sottolineano la necessità di includere l’educazione alimentare nella gestione clinica dell’IBD.
Dello stesso avviso è anche il gastroenterologo Neeraj Narula, che afferma:
“È arrivato il momento di considerare la dieta come un pilastro centrale nella prevenzione del morbo di Crohn, non solo come supporto.”
Cosa cambia nella pratica quotidiana
Sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti per comprendere nel dettaglio i meccanismi biologici coinvolti, il messaggio che emerge è chiaro:
evitare gli ultra-processati e adottare uno stile alimentare mediterraneo può ridurre il rischio di Crohn, soprattutto nelle persone predisposte o in presenza di sintomi precoci.
Questo vale ancora di più in una società dove il consumo di cibi industriali è in costante aumento e spesso trascuriamo la qualità degli ingredienti.
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