Crisi in Iran, Meloni parla di “tavolo negoziale”. Lunga telefonata con Schlein. Conte: “Trump ci porta a un conflitto dagli esiti incalcolabili”
- Postato il 22 giugno 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le poche parole sono affidate ai social: “L’Italia continuerà a impegnarsi per portare al tavolo negoziale le parti”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si ritrova sulla scrivania l’ennesimo dossier di politica internazionale pesante come un macigno. Ma ancora una volta decide il profilo basso, bassissimo. La linea è: analisi della situazione, attenzione alta, impegno per la “de-escalation” e il ritorno ai “negoziati“. E’ né più né meno la linea europea, ai limiti del silenzio tombale. Che però non supera l’obiezione del ministro degli Esteri iraniano: le trattative, dice, sono state bombardate dagli Usa e da Israele senza che l’Occidente dicesse o facesse granché per evitarlo. La premier al mattino ha riunito d’urgenza i ministri con le deleghe più coinvolti dagli effetti dell’attacco degli Stati Uniti in Iran: Antonio Tajani (Esteri), Guido Crosetto (Difesa), Matteo Piantedosi (Interni), Giancarlo Giorgetti (Economia). Con loro i sottosegretari di Palazzo Chigi Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e i vertici dei servizi segreti. Meloni ha poi sentito il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz che – come la collega italiana – non hanno proferito parola, per lunghe ore, sulla decisione di Trump di infuocare ancora di più la crisi in Medio Oriente. Anzi il capo del governo di Londra dice che i britannici erano stati avvertiti (cosa che al momento non pare sia avvenuta con l’Italia) e che l’operazione “Martello di mezzanotte” portata con i bombardieri B2 e i missili Tomahwke su tre siti nuclei serve ad “attenuare la minaccia” dei progetti atomici di Teheran.
A parlare è invece il ministro Tajani che rassicura come il governo sia pronto anche di “peggioramento della situazione”. Il titolare Crosetto, dopo aver fotografato l’esistente (“si apre una crisi molto più grande”), informa che l’Italia ha già cominciato a prendere misure di protezione per mettere in sicurezza i contingenti italiani. Nel frattempo è al massimo il livello di allerta di luoghi sensibili e eventi a rischio in tutta Italia. L’attenzione è massima in particolare per le basi americane in Italia.
Consapevole delle ore complicate che sta vivendo la comunità internazionale Meloni ha telefonato alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein. “Un lungo contatto telefonico” sottolinea il Nazareno. In una nota, poi, la leader del Pd fa riferimento alle basi Nato sul nostro territorio e chiede al governo di dire “con chiarezza che non parteciperà ad azioni militari né consentirà che il nostro territorio possa essere utilizzato per fornire sostegno a una guerra che la comunità internazionale deve provare a fermare prima che sia troppo tardi, e si impegni per la de-escalation e per far tornare tutti gli attori coinvolti al tavolo negoziale, anche per difendere il Trattato di non proliferazione nucleare. L’Italia ripudia la guerra e vuole la pace”. “Trump diceva che avrebbe portato la pace e messo fine ai conflitti – afferma Schlein -, e invece lancia le bombe in Iran e infiamma il mondo“. Quanto all’Iran “siamo tutti d’accordo che il regime teocratico e liberticida di Teheran non possa sviluppare un’arma nucleare, ma il modo per impedirlo non è bombardare, è negoziare”.
Sui social scrive anche l’ex presidente del Consiglio e leader del M5s Giuseppe Conte che – a più riprese accusato dai suoi oppositori di essere stato “amico” o allineato o indulgente nei confronti di Trump – dice oggi che l’attacco americano in Iran “a fianco del criminale Netanyahu“, è un “atto grave e pericoloso che può avere conseguenze catastrofiche portandoci verso un conflitto dagli esiti incalcolabili, generando tensioni e insicurezze in tutto il mondo”. Il presidente dei 5 Stelle sottolinea come Trump non dia “seguito ai suoi iniziali propositi di comporre crisi e conflitti per via negoziale e adotta la dottrina Netanyahu: ‘La pace attraverso la forza’”.
Conte insiste dicendo che “questo significa licenza di calpestare il diritto internazionale e rischia di produrre sempre maggiore instabilità: se abbandoniamo la via negoziale e degli sforzi diplomatici per gestire gli scenari critici, anche le peggiori autocrazie, per garantirsi sopravvivenza, si danneranno per riempire i propri arsenali, soprattutto di testate atomiche, per affermare la propria forza. Stanno riportando indietro le lancette della storia, stiamo ritornando alla legge del più forte. Tutto questo allontana la prospettiva di ricostruzione di un nuovo equilibrio mondiale che dia a tutti, nel segno della giustizia condivisa e non certo delle iniquità imposte, maggiore sicurezza e porti la pace”. Qual è la posizione dell’Italia?, si chiede l’ex premier. “Meloni metterà ancora una volta la testa sotto la sabbia, come fa da tre anni, esprimendo ‘forte preoccupazione‘? Noi crediamo e ribadiamo che più armi e più guerre non siano una via per la pace e la sicurezza. Ucraina, Afghanistan, Libia, Iraq non ci hanno insegnato nulla? Fermatevi”.
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