Crisi idrica Basilicata lasciata sola

  • Postato il 31 marzo 2025
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Crisi idrica Basilicata lasciata sola

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Acqua più cara, così la crisi idrica la pagano i lucani. Approvate dall’Arera le nuove tariffe per il quinquennio 2024-2025. Il governo ha sostenuto solo con due milioni i sei spesi per l’emergenza del Camastra.


Crisi idrica. Salirà ogni anno di circa 6,5 euro la spesa media per l’acqua di una famiglia lucana di 3 persone. Poco meno di 3 euro per una famiglia di sole due persone.
È questa la dimensione stimata degli aumenti della tariffa idrica approvati giovedì scorso, 27 marzo 2025, dall’assemblea dell’Ente di governo per i rifiuti e le risorse idriche della Basilicata (Egrib). Un +3% annuo che dovrebbe avere valore retroattivo dal momento che la validità legale della nuova tariffazione è fissata al 2024.

CRISI IDRICA, AGGIORNATE LE TARIFFE


L’aggiornamento tariffario era atteso a Roma, dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), già a ottobre dell’anno scorso. I tempi sono slittati fino alla scorsa settimana, però, a causa della crisi scatenata dal prosciugamento della diga Camastra. Con oltre tre mesi di operazioni emergenziali per garantire a Potenza e in altri 28 comuni della parte più alta e centrale della Valle del Basento almeno qualche ora di erogazione idrica ogni giorno.
I costi aggiuntivi sostenuti per far fronte alla crisi dal gestore del servizio idrico in regione, che è Acquedotto lucano spa, non compaiono nei calcoli alla base della nuova tariffazione.

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LA NORMATIVA DELL’ARERA


In base a quanto previsto dalla normativa dell’Arera, infatti, gli anni presi a riferimento sono stati il 2022 e il 2023. Nelle interlocuzioni delle scorse settimane tra Acquedotto lucano spa ed Egrib, però, si è fatto esplicito riferimento a una «tensione finanziaria (…), più volte rappresentata, accentuatasi anche a seguito dell’emergenza idrica». Una «tensione finanziaria» che secondo l’amministratore unico di Al spa, Alfonso Andretta, sarebbe dovuta, in particolare, alle uscite per una serie di interventi di emergenza, come il pompaggio di acqua dal Basento nel depuratore di Masseria Romaniello, coperti solo per un terzo dalle somme stanziate dal governo nazionale.

LE PROPOSTE DELLA SOCIETÀ DI PROPRIETÀ DELLA REGIONE BASILICATA


Per questo dalla società di proprietà della Regione Basilicata e di 119 comuni lucani su 131 hanno proposto, in un primo momento, un aumento retroattivo dell’8% per il 2024, di un ulteriore 7,5% nel 2025, e dell’1% tra il 2026 e il 2029. Quindi hanno preso atto della controproposta di Egrib sul 3% annuo, e hanno sollecitato l’approvazione del nuovo piano tariffario entro il termine del 30 marzo. Per non incorrere nelle penali previste da Arera, col blocco totale della spesa di Egrib, e un taglio del 10% della tariffa che avrebbe aperto una voragine nei conti di Acquedotto.

L’ASSEMBLEA DELL’EGRIB


Alla base della decisione dell’assemblea dell’Egrib, di cui fanno parte tutti e 131 i comuni lucani, c’è stata la constatazione che «in una regione già segnata da recenti difficoltà legate alla disponibilità idrica», aumentare la tariffa dell’8% in maniera retroattiva avrebbe gravato «in modo sproporzionato su famiglie e imprese», e avrebbe potuto «alimentare tensioni tra amministratori locali, con sindaci e rappresentanti politici pronti a contestare la misura, trasformandola in un tema di scontro con il gestore del servizio, l’ente d’ambito e il governo regionale».
Secondo l’assemblea dell’Egrib, inoltre, aumentare le entrare di Al spa di circa 3.700.000 euro non avrebbe migliorato «sensibilmente» la sua situazione finanziaria.

I TEMI TRATTATI


L’assemblea ha anche minimizzato l’impatto della decisione per il gestore della risorsa idrica, che aveva annunciato l’intenzione di utilizzare le maggiori entrate per il «finanziamento di interventi di miglioramento infrastrutturale e di sviluppo della rete». Un tema particolarmente importante, quest’ultimo, considerato il record di perdite che in una città come Potenza arriva al 70% dell’acqua immessa nelle condutture.

STRATEGIE ALTERNATIVE


Al riguardo per l’assemblea di Egrib «può essere opportuno» adottare «strategie alternative di copertura degli investimenti», facendo ricorso «a fondi pubblici», ridistribuendo i costi, e riducendo «i costi operativi» per «liberare risorse interne per autofinanziare parte degli investimenti».
«Un aumento dell’8% applicato immediatamente – si legge ancora nella relazione di accompagnamento consegnata ai sindaci in occasione dell’assemblea di giovedì scorso – può generare una forte reazione negativa, mentre un adeguamento graduale nei sei anni previsti dalla nuova tariffa permetterebbe di ottenere lo stesso risultato, la copertura dei costi operativi e dei costi di investimento dei gestori del servizio».

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