Crisi dei chip in Europa, l’allarme di Acea: rischio stop produzione per l’industria auto

  • Postato il 30 ottobre 2025
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L’Acea, l’associazione dei costruttori europei, ha annunciato che, a causa della crisi dei chip, la produzione di auto è a rischio imminente perché le scorte si stanno esaurendo rapidamente. In una fase già delicatissima la filiera dell’automotive potrebbe piombare in una crisi irreversibile per la carenza di fornitura dei chip semplici usati nelle centraline dei sistemi elettrici delle vetture. La problematica si è dilagata in tutto il mondo e non soltanto nel Vecchio Continente.

Le forniture di chip stanno diminuendo al punto tale che c’è la possibilità immediata che diverse Case costruttrici siano costrette ad arrestare delle linee di assemblaggio. Tutto è nato da una diatriba commerciale originata dopo la decisione di vietare l’esportazione dei chip Nexperia, di proprietà cinese, verso l’Europa. Una situazione che si è fatta sempre più critica per la produzione di auto, già afflitta da dubbi e incertezze. Il calo di vendite, salvo il boom degli incentivi, potrebbe diventare ancora più marcato con la problematicità dei chip.

L’avvertimento dell’Acea

La direttrice generale dell’Acea, Sigrid de Vries, è apparsa molto preoccupata e, in una nota ufficiale, ha annunciato:

“Le forniture si stanno già interrompendo. Le nostre imprese segnalano che l’arresto delle linee di assemblaggio potrebbe essere questione di giorni. È urgente trovare una via diplomatica d’uscita. L’industria automobilistica non può permettersi mesi di blocco prima che vengano attivate fonti alternative di approvvigionamento”.

La Commissione Ue si è attivata per aprire un dialogo con le autorità olandesi e cinesi allo scopo di sbrogliare una matassa che metterebbe a rischio miliardi di euro. Il portavoce dell’esecutivo comunitario Olof Gill ha spiegato che il commissario Sefcovic sta mediando con entrambe le parti per trovare una soluzione in tempi brevi.

La reazione italiana

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo un recente incontro a Bruxelles, ha dichiarato:

“Condivido l’appello dell’Acea. Occorre un Chips Act 2, per garantire l’autonomia strategica europea e la salvaguardia delle nostre filiere produttive. Con l’Alleanza dei semiconduttori stiamo lavorando proprio in questa direzione”.

Il settore attinge a scorte di riserva e attende una svolta positiva. La scorsa settimana il Gruppo Volkswagen aveva ipotizzato di stoppare la produzione della Golf a Wolfsburg, per poi raggiungere un accordo con il colosso della componentistica francese Valeo, in sostituzione dei chip di Nexperia. Il Vecchio Continente ha imboccato una strada molto insidiosa, diventando di fatto dipendente dai major asiatici, in particolare cinesi, che hanno il vantaggio delle terre rare e delle materie prime necessarie per la creazione dei veicoli di ultima generazione.

La Cina ha scelto di proporre nuovi controlli all’export di tecnologie legate alle terre rare e l’Ue subirà dei danni economici in diversi ambiti, dalla difesa all’elettronica. Con grande ritardo, in un panorama nefasto, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha spiegato che l’Ue si muoverà per creare un piano per porre fine alla dipendenza dalla Cina. L’Europa dovrebbe garantirsi fonti alternative di approvvigionamento per il futuro. Sul tavolo delle discussioni c’è la possibilità che si creino nuove alleanze con Paesi produttori come Ucraina, Australia, Canada, Cile e Kazakistan. Il Vecchio Continente dovrà attivarsi per evitare che la scarsità di componenti digitali e di materie strategiche freni la transizione green industriale. L’unica certezza è che l’Europa è di nuovo sotto scacco della Cina.

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