Cotronei, maestre condannate per maltrattamenti agli alunni dell’asilo

  • Postato il 8 luglio 2025
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Cotronei, maestre condannate per maltrattamenti agli alunni dell’asilo

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In Appello si aggrava la posizione delle maestre di Cotronei, condannate per maltrattamenti agli alunni dell’asilo

COTRONEI (CROTONE) – All’asilo nido c’erano stati maltrattamenti. Non abusi di mezzi di correzione.  Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Catanzaro, che ha accolto il ricorso della Procura contro la sentenza del Tribunale penale di Crotone riqualificando il capo di imputazione. E così la condanna è aumentata, da 4 mesi di reclusione a 1 anno e 4 mesi ciascuno, per le maestre Anna Rita Stumpo e Anna Rita Rachieli, che nell’aprile 2017 erano state sospese dal servizio.

LE TESTIMONIANZE

Drammatiche le testimonianze delle mamme degli alunni in aula. Una ha raccontato che sua figlia aveva paura del buio, dei serpenti, perfino di andare a fare la pipì, e che dopo averla interrogata la maestra dell’asilo la faceva mangiare faccia al muro. Un’altra, a un certo punto, non riusciva a trattenere le lacrime mentre parlava della «stanza buia». L’incubo vissuto dagli alunni era raffigurato nei disegni come una “prigione” dove i più “cattivi” sarebbero stati rinchiusi a scopi punitivi. Da qui una sorta di rifiuto dell’attività scolastica ingenerato dalle vessazioni. Prova cardine le intercettazioni ambientali che documenterebbero urla, strattonamenti, schiaffi, che le maestre hanno poi sminuito, durante la loro escussione, come buffetti o che addirittura negarono.

PARTI CIVILI

La Corte ha anche riconosciuto il risarcimento alle parti civili che in primo grado era stato negato. A dare man forte al rappresentante della pubblica accusa gli avvocati Maria Vincenza Corigliano, Francesca Serra, Giuseppe Peluso, Luigi Foresta, Francesco Garofalo, Nino Grassi, Marta Ciconte, in rappresentanza dei genitori di alcuni alunni. Accolto anche il loro ricorso contro la sentenza di primo grado. Gli avvocati difensori Giovambattista Scordamaglia, Mario Secreti e Mario Scavelli hanno, invece, tentato di smontare l’accusa sostenendo che i video non sono così compromettenti né le frasi minacciose come “ti ammazzo”, che pure venivano contestate, si ricavano dalle registrazioni.

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