Costiera sorrentina, 40 famiglie verso lo sfratto a Natale. Ma lo sgombero è congelato dopo l’incontro in Prefettura
- Postato il 29 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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                                                                            Per ora è salvo il Natale, e non è poco. Quasi 40 famiglie della costiera sorrentina rischiavano di trascorrerlo in mezzo a una strada. Sul loro capo pendeva un decreto di sgombero della Procura di Torre Annunziata, notificato il 20 ottobre tramite la polizia e i carabinieri di Sorrento, con due mesi di tempo – scadenza 20 dicembre – per uscire dall’ abitazione e cercarsi un’altra sistemazione. Poi una riunione del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico di Napoli si è conclusa con la decisione di non procedere con l’esecuzione del decreto cautelare, ma di aspettare una sentenza di merito del Tribunale di Torre Annunziata nel processo in corso.
Al tavolo della prefettura erano seduti il prefetto Michele Di Bari, il procuratore Nunzio Fragliasso, il questore Maurizio Agricola, il sindaco di Sant’Agnello Antonino Coppola e l’assessore Corrado Fattorusso, il vicario del Vescovo, don Salvatore Abagnale. Al termine dell’incontro, il prefetto ha incontrato tre delegati del comitato degli occupanti dell’immobile oggetto del decreto di sgombero, e li ha informati. Il problema resta in piedi, ma i tempi per risolverlo si allungano.
E’ la nuova puntata della saga dell’housing sociale di Sant’Agnello, il parco residenziale di via Gargiulo sequestrato nel febbraio 2020 con accuse di lottizzazione abusiva, perché realizzato con un permesso a costruire che la magistratura penale ritiene illegittimo. Mancava appena una settimana al perfezionamento dei rogiti e alla consegna delle chiavi di appartamenti ultimati, gli acquirenti avevano già versato cifre consistenti per siglare il compromesso d’acquisto con l’impresa Shs. Nel marzo 2021 – ancora nel pieno della pandemia da covid – il Tribunale del Riesame accolse un ricorso e dispose il dissequestro del parco: così 38 nuclei familiari su 53 decisero, in accordo con il costruttore, di entrare nelle case per iniziare ad abitarle. Fiduciosi che il dissequestro sarebbe stato confermato in Cassazione. E’ andata diversamente, e nelle successive, complicate fasi del procedimento cautelare, i giudici hanno scritto che gli occupanti non hanno agito in buona fede. Di qui, oltre alla conferma del sequestro, lo sgombero per aggravio del carico urbanistico.
Intanto è in corso il processo di merito. I politici della precedente giunta che approvarono le delibere ne sono usciti grazie all’abolizione dell’abuso d’ufficio. Rimangono imputati i rappresentanti della ditta costruttrice – e in particolare il dominus dell’operazione, l’ingegnere Antonio Elefante – e gli autori dei presunti falsi che hanno accompagnato l’iter del progetto. Il 19 novembre e il 3 dicembre le prossime udienze, poi dovrebbero iniziare le discussioni del pm Andreana Ambrosino e delle difese.
La proroga, che non era scontata, probabilmente premia la strategia adottata dal sindaco e dalla Curia, fatta di silenzi in pubblico e di colloqui riservati, sia coi magistrati che si sono occupati del caso che coi comitati degli occupanti. Incontri che sono avvenuti dopo la sentenza di Cassazione di conferma del sequestro del 10 ottobre, piombata su Sant’Agnello come un meteorite, seminando panico e angosce. Ci volevano polso e cautela per gestire una situazione esplosiva.
La soluzione trovata in Prefettura risponde a logiche di buon senso, sia sotto il profilo giuridico che di quello della gestione dell’ordine pubblico. Nel frattempo, nulla vieta agli imputati e agli occupanti di sperare che il processo si concluda con una sentenza di assoluzione, che renderebbe carta straccia i decreti di sgombero. Speranza, va detto, flebile. La Cassazione ha consolidato sul versante cautelare l’esistenza di gravi indizi del reato di lottizzazione abusiva. In questi casi, se c’è condanna, l’immobile viene acquisito al patrimonio pubblico. E procedere con lo sgombero diventerà un obbligo.
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