Costacurta: "Perché critico il Milan in tv". Le bordate ad Acerbi, il retroscena sul figlio, paura per Baresi

  • Postato il 7 agosto 2025
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E’ curioso di vedere in serie A De Bruyne e Modric ma non può non ricordare come siano cambiati i tempi (“Quando giocavo io nove dei primi dieci classificati del Pallone d’oro erano in Italia. Il problema non è l’arrivo dei “vecchietti”, ma il poco coraggio che abbiamo nel far giocare i ragazzi italiani”), vede la Juve solo quarta in griglia dietro Napoli, Inter e Milan e parla di tutto Alessandro Costacurta, intervistato da La Repubblica.

Costacurta era scettico su Inzaghi allenatore

Si parte dalla Nazionale, in tanti del suo Milan hanno intrapreso la carriera di allenatore, ci aveva provao anche lui («Ci ho provato, ma mi mancava qualcosa per fare quel lavoro a grandi livelli. E non mi andava di diventare il tecnico che ogni due anni cambia città e club. Ho scelto un’altra strada») ma c’è chi è arrivato ad allenare la Nazionale: «Nel mio Milan pensavo che alcuni avessero una maggiore predisposizione, Rino era tra questi, ha sempre avuto voglia di migliorarsi. Mi hanno stupito positivamente Nesta e Pippo Inzaghi, che stanno facendo un’ottima carriera: su di loro avevo sbagliato previsione».

Costacurta non perdona Acerbi

A Costacurta non è ancora andato giù il no di Acerbi a Spalletti: «Per noi l’Italia era unica, oggi non è così. C’è ancora chi ci mette l’anima, però alcuni rifiuti non li ho proprio digeriti. Acerbi ce l’aveva con Spalletti ma doveva andare in Nazionale, giocare e poi mandarlo a quel paese il giorno dopo. Luciano al suo posto è stato costretto a mettere in campo un esordiente. Per orgoglio Acerbi ha tradito i tifosi azzurri e i suoi compagni che avevano bisogno di lui. Non si fa con la Nazionale, è inaccettabile».

Quando ha smesso di allenare Costacurta è diventato opinionista tv ma molti lo rimproverano per l’eccessiva severità nei confronti della sua ex squadra: «Oggi funzioni se sei divisivo, sembra un obbligo schierarsi in partiti: giochisti, risultatisti e altro ancora. Io cerco sempre di essere equilibrato. Mi attaccano perché critico il Milan, ma lo faccio perché lo amo. Alcuni tifosi milanisti pensano che lo faccia per partito preso, non è così.

Quando do un’opinione lo faccio per stimolare una reazione. Se dico qualcosa di negativo su Leao non è che lo faccio perché gioca al Milan. Con Rafa è come quando parlo con mio figlio Achille, a volte anche con mia moglie Martina: spiego il mio punto di vista per suscitare un cambiamento».

La commozione per la malattia di Baresi

Ultimo pensiero per il compagno di sempre, Franco Baresi: «Faccio fatica a parlarne. Franco è stato il mio fratello maggiore, la mia guida. Per lui è un momento difficile, che da quanto so sta superando. Siamo simili, e se io vivessi la sua situazione preferirei non ci fosse clamore attorno a me. Da lui ho imparato anche questo».

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