Così i pro Pal negli atenei si riorganizzano per il 7 ottobre. Il caso Sapienza

  • Postato il 26 settembre 2024
  • Di Il Foglio
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Così i pro Pal negli atenei si riorganizzano per il 7 ottobre. Il caso Sapienza

L’hanno definita “una censura”. Una cancellazione che rischia di polarizzare “ulteriormente la discussione su un tema che richiede invece di essere dibattuto con lucidità e coraggio”. Ma in realtà quel che si è evitato all’Università di Siena, posticipando un dibattito su Israele e Palestina in programma il 7 ottobre, è che l’ateneo si trasformasse in una vetrina per le rivendicazioni più estreme, quando non dichiaratamente antisioniste o antisemite. Un qualcosa che da qui alle prossime settimane, però, rischia di trovare sempre più sbocchi. Con rimostranze da parte dei collettivi che non sono ancora al livello di quelle dello scorso anno accademico. Ma che rischiano di andare in contrasto con le direttive del Viminale, che ha vietato tutte le manifestazioni nei giorni immediatamente precedenti al 7 ottobre.

 

Partiamo proprio dal caso senese. L’organizzazione studentesca Cravos Siena aveva ottenuto dall’ateneo l’autorizzazione a organizzare un convegno il 7 ottobre sul conflitto israelo-palestinese. Tra i partecipanti figuravano lo storico antisionista Ilan Pappé, la relatrice speciale Onu per il territorio palestinese occupato Francesca Albanese, divenuta nota nei salotti televisivi italiani per le sue posizioni fortemente pro Palestina. E Giuseppe Flavio Pagano, un attivista e influencer che qualche mese fa, lavorando come social media strategist delle Biblioteche fiorentine, si era fatto notare per una serie di commenti anti ebraici che avevano provocato la denuncia della locale associazione “Italia-Israele”. Si capisce allora come il parterre du roi fosse molto poco propenso al dibattere con “lucidità e coraggio”. A maggior ragione perché è la stessa Cravos a esprimere sui profili social qual è la sua posizione ufficiale. Lo scorso 8 ottobre, dopo i massacri di Hamas, Cravos scrisse su Instagram che Israele fosse da considerare “un’entità fascista guidata dall’estrema destra sionista, non un paese democratico”. E che “gli episodi di violenza contro i civili e i prigionieri israeliani sono il risultato di 75 anni di apartheid, odio e umiliazioni nei confronti del popolo palestinese”. Per questo al Senato accademico dell’Università di Siena deve essere sembrato troppo. Il rettore Roberto Di Pietra ha quindi scritto una lettera agli stessi relatori Pappé e Albanese per spiegare la scelta dell’ateneo, parlando di “coincidenza non opportuna”, in riferimento al 7 ottobre. Ma Siena rischia di essere solo l’innesco delle battaglie pro Pal. In questi giorni la combattiva associazione “Cambiare rotta”, una delle sigle più attive nell’Intifada studentesca di primavera, ha continuato a etichettare gli attacchi di Israele sul suolo libanese come operazioni di uno stato “assassino”. Tutti messaggi che verranno con ogni probabilità veicolati all’interno dell’Università La Sapienza di Roma, il 2 ottobre prossimo, quando “Cambiare rotta” ha organizzato un evento dal titolo “Palestina: le radici del genocidio, gli orizzonti della lotta”. Tra gli invitati a parlare c’è anche Leila Khaled, ex terrorista palestinese, iscritta al Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che alla fine degli anni 60 si rese protagonista di alcuni dirottamenti aerei. Era stata invitata anche all’Università di Torino nel novembre 2023, con tutte le polemiche che ne seguirono.

 

Sempre a Roma, proprio alla vigilia del 7 ottobre, il 4 e il 5, è prevista la seconda edizione del Festival della cultura e della resistenza palestinese, organizzato dal Movimento degli studenti palestinesi in Italia. Ovvero una delle organizzazioni che più hanno denunciato la censura ai danni degli studenti senesi. Proprio per il forte radicamento studentesco, c’è preoccupazione sul tipo di messaggi che potranno trovare casa a ridosso di un anniversario per cui, ufficialmente, il ministero dell’Interno ha disposto il divieto di mobilitazioni. A Milano contro “il genocidio” i collettivi sono tornati a manifestare in concomitanza con l’inizio del nuovo anno accademico (sono scesi in piazza già in tre occasioni). Mentre al Politecnico di Torino, in una delle città cardine delle rivendicazioni pro Pal (l’Università di Torino è stata l’unica a boicottare ufficialmente gli accordi con Israele), sempre agli studenti di “Cambiare rotta” è stata sequestrata un’aula che avevano occupato. Secondo gli studenti sarebbe “un tentativo di sabotare chi non ha intenzione di tacere davanti alla complicità con la guerra in medio oriente”. Non esattamente un clima ideale alle porte del 7 ottobre.

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Autore
Il Foglio

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