Cosenza, presidio davanti l’Asp: «Siamo tutti Serafino Congi»
- Postato il 5 febbraio 2025
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Cosenza, presidio davanti l’Asp: «Siamo tutti Serafino Congi»
In occasione del trigesimo della morte di Serafino Congi, la Calabria torna a far sentire la propria voce. Associazioni, sindacati, comitati civici insieme davanti la sede dell’ASP di Cosenza per chiedere giustizia e denunciare un sistema sanitario al collasso.
COSENZA – In occasione del trigesimo della morte di Serafino Congi, la Calabria torna a far sentire la propria voce. Gli attivisti de «La Base», insieme ad associazioni, sindacati e comitati civici, hanno invaso pacificamente Viale degli Alimena, sotto la sede dell’ASP di Cosenza, per chiedere giustizia e denunciare un sistema sanitario al collasso.
Presidio davanti l’Asp di Cosenza: Serafino Congi vittima di malasanità
Serafino Congi, 48 anni, padre di due bambine, è diventato il simbolo di una tragedia che va oltre il dramma personale. Il 4 gennaio scorso, l’uomo è deceduto dopo un’attesa estenuante di oltre tre ore al Pronto Soccorso di San Giovanni in Fiore. Quando finalmente è stato deciso il trasferimento all’ospedale di Cosenza, l’ambulanza che lo trasportava – priva di un medico a bordo – non ha potuto fare nulla per salvarlo. La sua morte ha scosso l’intera Regione, accendendo i riflettori su una sanità pubblica che molti definiscono «abbandonata».
Malasanità: le richieste della Cgil
Massimiliano Ianni, segretario generale della CGIL di Cosenza, non usa mezzi termini: «Quello di Serafino è stato un caso eclatante, ma purtroppo non è l’unico. Stiamo denunciando da tempo lo stato disastroso della sanità pubblica calabrese. Chiediamo al presidente della Regione Roberto Occhiuto, che è anche commissario straordinario della sanità, di intervenire con provvedimenti concreti. Ci sono intere aree, come San Giovanni in Fiore, Longobucco, Campana e Acri, privi di medici di base, pronto soccorso funzionanti, ambulanze o elisoccorso. E, purtroppo, qualcuno perde la vita per malasanità. È inaccettabile!».
Il segretario generale della CGIL di Cosenza ha osservato: «È indubbio che la sanità pubblica stia affrontando difficoltà su scala nazionale, ma in Calabria la situazione è particolarmente critica. Il sistema sanitario locale presenta gravi inefficienze, mettendo a serio rischio la salute e la vita dei cittadini».
Ianni ha ribadito la necessità di assumere personale medico e infermieristico, potenziare le strutture esistenti e fornire risposte adeguate ai cittadini. «Non ci fermeremo – ha aggiunto – sabato saremo a San Marco. Nelle prossime settimane, saremo in tutti i presidi sanitari della Provincia. Credo sia necessario arrivare a una grande manifestazione regionale per rivendicare una sanità pubblica efficiente».
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Le denunce degli attivisti: «Siamo tutti Serafino Congi»
Maria Costanza Barberio, del comitato Si(la) Salute Bene Comune, ha espresso la frustrazione condivisa da molti calabresi: «È un mese che Serafino non c’è più. Quante altre vite serviranno per ottenere interventi adeguati? Noi vogliamo restare in Calabria, ma per farlo abbiamo bisogno di poter esercitare il diritto alla sanità e all’istruzione».
Un attivista ha aggiunto con amarezza: «Chiunque potrebbe essere Serafino. Speriamo che non accada di nuovo, ma la consapevolezza che abbiamo oggi deve spingere chi è responsabile a mettere da parte gli interessi personali e agire per il bene comune».
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Il diritto alla salute
Anche le istituzioni locali hanno preso posizione. Bianca Rende, consigliere comunale di Cosenza e membro del comitato per la difesa della salute pubblica, ha definito il caso di Serafino «emblema di un malfunzionamento totale della rete sanitaria territoriale». Ha richiamato l’articolo 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute, denunciando l’inadeguatezza del sistema calabrese in termini di risorse, organizzazione e mezzi.
«C’è un’eccessiva pressione sul pronto soccorso e sull’ospedale con una serie di ricoveri, anche impropri – ha aggiunto Bianca Rende -. Le aree interne sono penalizzate da una geografia e collocazione periferica che li pone a distanza rispetto al centro e anche da una totale assenza di assistenza sanitaria per quanto riguarda la rete dell’emergenza/ urgenza. C’è una doppia vulnerabilità a cui va posto rimedio al più presto».
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L’incontro con i vertici dell’Asp
Nel frattempo, Antonello Graziano, direttore generale dell’ASP di Cosenza, e Riccardo Borselli, direttore del Dipartimento Emergenza/Urgenza regionale, hanno incontrato una delegazione della CGIL.
Maria Grazia Cortese, segretaria CGIL di San Giovanni in Fiore, ha riportato le promesse fatte dalle autorità. «Abbiamo appreso la volontà di essere fattivi nella risoluzione dei problemi. Ci hanno parlato del potenziamento del numero di ambulanze passando da tre a sei mezzi, ma con soli due medici disponibili. Si parla di ambulanze attrezzate e medicalizzate che daranno la possibilità di mettersi in comunicazione con l’unità di terapia intensiva cardiologica (Utic) più vicina. Abbiamo chiesto che venga garantita la stabilizzazione dei pazienti sul posto e che il presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore non sia solo un punto di passaggio, ma un vero e proprio centro in grado di rispondere alle emergenze dei cittadini».
Tuttavia, le rassicurazioni ricevute non sono bastate a placare l’indignazione dei presenti. Il timore è che le misure annunciate siano solo un palliativo. Oggi più che mai, la sanità non è solo una questione di servizi: è una battaglia per la dignità e la vita stessa.
Il Quotidiano del Sud.
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