Cosenza e le storie di “invisibile sofferenza”

  • Postato il 23 agosto 2025
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Cosenza e le storie di “invisibile sofferenza”

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Antonio Belmonte, presidente dell’Osservatorio sulle Nuove Povertà, definisce una «situazione spaventosa» quelle di invisibile sofferenza che spesso si consumano accanto a noi

IL MONDO va così: miseria e nobiltà, solitudine e feste estive. Così va anche la Calabria, Cosenza e tutta la sua provincia. Una foto, scattata due sere fa da alcuni volontari appartenenti ad associazioni attive sul territorio alla stazione ferroviaria di Vaglio Lise, è il ritratto di quella che Antonio Belmonte, presidente dell’Osservatorio sulle Nuove Povertà, definisce una «situazione spaventosa». In una sola immagine è racchiusa la sofferenza e lo strazio di storie drammatiche che camminano silenziose, quasi trasparenti, ai bordi dei marciapiedi, accanto ai portoni, sotto ai palazzi sedi delle istituzioni.

Racconti di vite come tante altre che, da un giorno all’altro, da un momento all’altro, si ritrovano sbattute per strada, «dalle stelle alle stalle», strette nella morsa dell’indifferenza, del “ma io che ci posso fare”, dell’abbandono, dell’oblio.

«Gli hanno dato uno sfratto, ha perso entrambi i genitori. La moglie lo ha lasciato. È anche ammalato. Diceva che voleva farla finita». Questa, la vicenda di un uomo, vicina a quella di una donna «sottoposta a chemioterapia che aveva bisogno di un piano terapeutico: non si alimentava più. Ma le flebo costano. E lei quei soldi non ce li aveva». La vita può cambiare in un attimo. Spesso, infatti, si tratta di persone con un passato (e anche un presente) dignitoso, onorevole, rispettabile. Ma quando tutto precipita, ci si imbatte in quelle diseguaglianze sociali, che le associazioni di volontariato tentano di arginare, studiando le dinamiche della povertà e attivando azioni concrete per contrastare questi fenomeni. Ma se il supporto immediato è fondamentale, è indubbio che «servono soluzioni a lungo termine che affrontino le cause profonde del problema».

«Noi possiamo solo sensibilizzare le istituzioni, far loro conoscere lo stato di fatto. Non possiamo dare soldi – dice Belmonte – servono risposte rapide. Bisogna mettere mano alla sanità. Ma in tempi brevi». Le realtà associative si sforzano periodicamente di far comprendere la gravità del momento. Appelli costanti, ripetuti, che purtroppo vanno a scontrarsi con «un muro di gomma». Ma per l’Osservatorio e il suo presidente questo non è e non sarà mai un buon motivo per arrendersi. «Le difficoltà non mancano. Ma la nostra è un’iniziativa coinvolgente per affrontare le crescenti disparità socio-economiche della regione, insieme ad istituzioni, associazioni, Chiesa e leader del welfare. È come una lente d’ingrandimento particolare su mondo sociale, istituzioni, sanità e accesso ai servizi essenziali. Solo con l’aiuto di tutti si potrà rispondere a questo dramma sociale e adottare con urgenza soluzioni per cercare di risolvere la grave crisi di sicurezza e istituzionale. Solo così si può sperare di sanare le ferite più profonde della nostra società e dare dignità a chi vive in strada in condizioni disumane la sua invisibile sofferenza».

Rafforzare le politiche sociali, quindi, predisporsi all’ascolto e lavorare insieme, non lasciando cadere nel dimenticatoio l’ennesimo grido d’allarme. Altrimenti, ci si chiede: «tutta questa gente, dove dovrà andare a sbattere la testa?»

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