Cos’è il potere d’acquisto e perché in Italia è così basso rispetto a Francia e Germania

  • Postato il 17 aprile 2025
  • Economia
  • Di Blitz
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Il rapporto sui consumi degli italiani dell’Ufficio studi di Confcommercio presentato in questi giorni a Roma mostra l’ennesimo scenario desolante sul potere d’acquisto degli italiani. Tenendo infatti in conto il costo della vita, il potere d’acquisto degli stipendi italiani resta del 26,5 per cento inferiore rispetto a quello tedesco e del 12,2 per cento a quello francese. Anche tenendo presente i contributi sociali che in Italia sono più alti che in Germania e in Francia, lo scarto si riduce ma resta significativo: rispettivamente 16,5 per cento e 11 per cento. Ma da cosa nasce questo divario notevole? Vediamo nello specifico le ragioni che sfavoriscono l’Italia rispetto ai suoi principali competitori europei.

Cos’è la produttività del lavoro

Confcommercio spiega che il divario è dovuto in larga parte dalle differenze nella produttività del lavoro. Il prodotto per occupato in Italia è infatti fermo da trent’anni. Si tratta di un indicatore che si riferisce all’efficienza con cui un lavoratore, un team o un’azienda, genera beni o servizi in un certo lasso di tempo con un certo volume di risorse. Maggiore produttività, stando alle teorie economiche classiche, porterebbe alla creazione di più ricchezza che finirebbe anche nelle tasche dei lavoratori. “Finirebbe” perché non è sempre così: un’indagine svolta nel novembre scorso ha rilevato un crollo del 15 per cento dei salari nel commercio in dieci anni a fronte di un aumento del 16 per cento di produttività. Tutto lavoro “regalato” alle aziende a fronte di nulla in cambio.

Soldi spicci su una mano in un supermercato
Cos’è il potere d’acquisto e perché in Italia è così basso rispetto a Francia e Germania (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

La bassa produttività italiana

In media, l‘Italia si caratterizza per una bassa produttività del lavoro che si è manifestata in modo grave a partire dal 1993 a seguito della stagione delle privatizzazioni. A partire dalla seconda metà degli anni novanta, la produttività del lavoro ha registrato infatti un forte arresto (nel periodo 1973-1993 era paragonabile a Regno Unito e Germania) sia nel confronto internazionale, sia rispetto ai valori storici italiani.

Anche le statistiche sul trend confermano la situazione di bassa produttività trascinato in giù dalla bassa performance dei servizi. Uno studio del 2023 dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha quantificato gli sprechi a causa della cattiva gestione della burocrazia in oltre 200 miliardi di Euro annui.

Un’altra tra le principali cause della bassa produttività è l’impatto della burocrazia. Le piccole e medie imprese italiane impiegano per completare gli adempimenti fiscali 282 ore all’anno. In Spagna di ore ne servono 197, in Germania 215.

Ad incidere è poi la grande complessità del sistema fiscale e normativo italiano che rende difficile la coordinazione tra i vari attori pubblici coinvolti. Di conseguenza anche l’interazione tra Stato e imprese diventa difficile. Un’altra causa che porta alla bassa produttività italiana è nel trend del crescente invecchiamento della popolazione italiana.

Non tutto il Paese ha però livelli di produttività uguali. L’Ocse ha rilevato che la produttività del lavoro italiano è maggiore nelle regioni italiane dove l’efficienza dell’amministrazione pubblica è anch’essa maggiore.

Insomma, stando alle teorie classiche dell’economia, se si perde meno tempo e si perdono meno risorse per la burocrazia e le varie inefficienze, si possono produrre di più e meglio le merci e i servizi che si offrono, favorendo così la crescita dei salari.

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Blitz

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