Cos’è il “Futurismo musicale” e perché è così attuale 

  • Postato il 21 febbraio 2025
  • Musica
  • Di Artribune
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Giulia Mazzoni (Prato, 1989) sperimenta fin da piccola, gioca con le note in uno spazio che non vuol esser definito, ma si muove ancora fluido tra diversi generi. “La musica è un viaggio libero”, spiega la pianista e compositrice toscana, prima donna esecutrice e compositrice a essersi esibita in un teatro lirico italiano come il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, “una commistione tra più arti che s’incontrano per servire chi ascolta”. Dopo l’ultimo album YAS – Your Anima System, uscito un anno fa, è ora stato pubblicato il nuovo brano per pianoforte Veloluce: un omaggio al Futurismo e una riflessione su un mondo in rapido cambiamento, un paesaggio sonoro che è sia celebrazione della luce che meditazione sulle sfide dei nostri giorni.  

Giulia Mazzoni alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Giulia Mazzoni alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Intervista alla pianista e compositrice Giulia Mazzoni 

Tutto inizia da una frase di Filippo Tommaso Marinetti: “Il regno della Luce è prossimo. La Luce trionferà. Con velocità, nella velocità, dalla velocità sprizzerà la luce. Veloluce!”. 
Che mi ha provocato diversi interrogativi sulla società e il ruolo dell’essere umano. Per i futuristi musicali la loro epoca era di trasformazione radicale, progresso tecnologico, d’industrializzazione e velocità. Positivi, entusiasti e rivoluzionari: abbracciavano il dinamismo delle macchine, il rumore della modernità e la possibilità di creare un’arte nuova, sganciata dal passato. La musica rispecchiava il mondo moderno, rompeva con la tradizione integrando i suoni della città, delle fabbriche e della guerra.  

Oggi, invece?  
Ci guardiamo intorno, tra fascinazione e inquietudine. Da un lato il progresso tecnologico offre possibilità straordinarie, dall’altro solleva interrogativi profondi. Siamo più critici e riflessivi. Veloluce dialoga con due prospettive: celebra la velocità e il progresso, ma invita anche a meditare su cosa significhi essere “umani” in un contesto che si trasforma. 

Si è avventurata in territori sonori inediti attraverso l’uso di un pianoforte “preparato” con all’interno cavi, matite e gommine, fissati sulle corde.  
Il risultato è un suono che, pur sembrando digitale, è completamente analogico, generato dallo sfregamento di questi materiali sulle corde. Il pianoforte “grida” e si fa sentire, il suono metallico delle corde rappresenta l’inquietudine, riflesso delle tensioni dei nostri tempi. Il contrasto tra il suono caldo del piano e le vibrazioni metalliche delle corde simboleggia il dialogo tra umanità e tecnologia, innovazione e solitudine. 

Il Futurismo nel brano “Veloluce” di Giulia Mazzoni 

Samuele Alfani, autore del video di Veloluce, fonde in termini visivi l’esigenza dinamica futurista e il fattore umano.
Lo specchio dove passato e presente diventano visione dinamica e introspettiva, tra velocità e movimento, in continuo “aggiornamento”. Lì sta la mia ricerca musicale, nell’indagine umana che, tra le note, diventa struttura e identità. 

Quali i personaggi più dibattuti durante l’incontro a cui ha partecipato, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma per la mostra Il Tempo del Futurismo?
Gramsci era un grande fan del movimento musicale, al quale ha riconosciuto la dignità di movimento artistico e la capacità di parlare a tutti. E poi Debussy, che al contrario detestava i compositori futuristi che definì “lunatiques” e “bruitistes”. Nel Futurismo musicale c’era uno sguardo positivo e affamato, scendevano in piazza, entravano nei teatri, si scontravano per incontrarsi. 

Lei si sente futurista?
Decisamente: non esistono confini tra le arti, ma un dialogo aperto, in un disegno che nasce dalle immagini e racconta storie attraverso le note. Ogni suono ha un peso, proprio come le parole: va scelto con cura ed esattezza. 

Un movimento che ha introdotto alcuni elementi di grande innovazione. 
Il rumore inteso come suono, una totale libertà espressiva e contaminazione tra le arti, il concetto di performance, la composizione come improvvisazione, l’uso dell’enarmonia. Per Luigi Russolo, la musica doveva superare le note tradizionali e integrare il suono della vita moderna: progettò gli Intonarumori, strumenti meccanici capaci di generare suoni inediti, primo tentativo di sintetizzatori acustici che anticipano l’elettronica. 

Gli intonarumori di Luigi Russolo
Gli intonarumori di Luigi Russolo

La svolta innovativa del Novecento per la musica 

Il Futurismo è stato una spinta visionaria: cos’è per lei? 
È il primo -ismo del Novecento. Un movimento di azione espresso dalla voglia di rompere con un passato ingombrante e statico. Adoro Leo Ornstein, grande pianista e compositore. Era un virtuoso dello strumento e ha sperimentato sul pianoforte tecniche nuove. Fu uno dei primi compositori a introdurre il concetto di “composizione attraverso l’’improvvisazione’”.

John Cage, che con la sua musica innovativa integrava rumori e suoni non convenzionali, si ricollega a molte idee futuriste.
Con 4’33” dimostra che ogni suono è musica, proprio come Russolo teorizzava con L’arte dei rumori. Non suona alcuna nota, ma lascia che i suoni dell’ambiente diventino musica, così come il silenzio, forte come uno schiaffo futurista. 

Anche con Luciano Berio, le composizioni per elettronica esplorano l’uso di suoni diversi. 
Come i Futuristi con gli intonarumori, Berio ha ampliato il concetto di musica includendo i rumori, frammenti vocali e suoni elettronici, integrandoli in una struttura musicale complessa. Ha esplorato la musica elettronica e il trattamento del suono, rompendo i confini della vocalità tradizionale, come il Futurismo aveva cercato di fare con la parola in libertà di Marinetti.

Ginevra Barbetti 

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Autore
Artribune

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