Cosa succederà in Germania dopo il voto

  • Postato il 20 febbraio 2025
  • Di Agi.it
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Cosa succederà in Germania dopo il voto

AGI - Alla Conferenza per la sicurezza di Monaco suscitò molto divertimento l'episodio della giornalista che si rivolse a Friedrich Merz chiamandolo "cancelliere", sebbene alle elezioni mancassero ancora dieci giorni e in carica ci fosse ancora Olaf Scholz. Il lapsus è però comprensibile: salvo clamorosi abbagli dei sondaggisti, tutti i tedeschi danno grossomodo per scontato che sarà il presidente della Cdu a guidare il governo che uscirà dalle urne del 23 novembre. La domanda è, semmai, quali saranno gli alleati del leader conservatore, la cui Unione democratico-cristiana, insieme alla sua gamba bavarese, la Csu, e' data intorno al 30%.

Merz da un anno afferma di volere una coalizione il meno affollata possibile, con uno o al massimo due alleati. E le alternative non sono molte. Dopo lo sfortunato flirt al Bundestag del mese scorso, il capo dell'Unione ha escluso qualsiasi collaborazione con i nazionalisti di Afd, ormai secondo partito, dato al 19,7% dall'ultima rilevazione YouGov.

E appare improponibile qualsiasi collaborazione con i partiti di sinistra radicale, ovvero la Linke, in decisa crescita sopra il 7%, e la filorussa Bundnis Sahra Wagenknecht (Bsw). Questo nuovo partito, nato da una scissione della stessa Linke, rischia di non superare la soglia del 5% necessaria a entrare al Bundestag, così come i liberali dell'Fdp. E Merz si augura restino fuori entrambi.

Il meccanismo elettorale tedesco prevede infatti che la quota proporzionale conquistata dalle sigle che non riescono a superare lo sbarramento venga suddivisa, nella distribuzione dei seggi, dai partiti rappresentati alla Camera di Berlino. Merz spera quindi che Bsw e Fdp non passino in modo da accrescere la rappresentanza della sua Cdu e dei due partiti con cui ha già dichiarato di essere disposto a formare un governo: i socialisti dell'Spd (15,6% secondo YouGov) e i Verdi (12,7%). Se possibile, solo con uno dei due e non entrambi, ha aggiunto. Vediamo quindi gli scenari possibili.

- GRANDE COALIZIONE (CDU/CSU + SPD)
Ovvero l'usato sicuro. Una formula già adottata quattro volte nella storia della Germania postbellica, tre delle quali sotto il cancellierato di Angela Merkel. Il dialogo tra Merz e Scholz per una riedizione della 'Grosse Koalition' è già partito da settimane e ha subito un'ulteriore accelerazione dopo l'incendiario discorso tenuto lo scorso fine settimana a Monaco dal vicepresidente Usa, J.D. Vance, tanto che, secondo i media tedeschi, ci sarebbe già un'intesa di massima sulla divisione dei ministeri. Va detto però che, questa volta, la convivenza tra conservatori e socialisti sarebbe meno semplice rispetto ai tempi di Merkel.

La ex cancelliera non aveva solo spostato a sinistra la linea dell'Unione ma aveva di fronte una Spd che, dopo l'uscita di scena di Martin Schulz, era entrata in una crisi profonda che la rendeva un interlocutore assai malleabile. Non ci sarebbero troppi problemi per un relativo inasprimento delle politiche migratorie: è stato Scholz stesso a chiedere espulsioni più facili per i richiedenti asilo che non hanno titolo per restare in Germania, dopo gli ultimi attentati commessi da cittadini stranieri. È prevedibile, invece, un confronto più acceso sui dossier economici. Merz è per l'austerità; Scholz, durante il suo governo, ha aumentato in modo significativo le spese per il welfare e continua a chiedere più fondi per la spesa sociale. Se sull'aumento degli investimenti in difesa sono tutti d'accordo, da qualche parte si dovrà però tagliare. Nondimeno, una collaborazione con l'Spd sarebbe l'opzione preferita da Merz.

- COALIZIONE KIWI (CDU/CSU+VERDI)
Il 'nero' dell'Unione e il Verde del partito del vicecancelliere, Robert Habeck, e del ministro degli Esteri, Annalena Baerbock. Si tratta di un connubio mai sperimentato a livello nazionale ma al governo in più di un Land. Il crollo dei consensi dei 'Grunen' rende poco probabile questo scenario, che darebbe alla Germania meno stabilità di una quinta Grande Coalizione. Se sulla politica estera la linea è simile, i Verdi mostrano molta più resistenza dell'Spd alla stretta sull'immigrazione promessa da Merz.

Non solo: il presidente della Cdu vorrebbe un allentamento delle politiche 'green' per venire incontro alle richieste degli industriali, e un'alleanza con gli ecologisti renderebbe assai complicata una parziale marcia indietro su questo fronte. Il leader della Csu bavarese, Markus Soeder, ha difatti espresso una netta contrarieà all'ipotesi di un governo con i Verdi. 

- COALIZIONE KENYA (CDU/CSU + SPD + VERDI)
Il nero, il verde e il rosso dell'Spd, come i colori della bandiera dello Stato africano. Se almeno un partito tra Bsw e Fdp superasse la soglia di sbarramento, diventerebbe difficile per l'Spd e i Verdi avere abbastanza seggi da proporsi come partner in solitaria per l'Unione. Si tratta di una coalizione registrata poche volte a livello locale e che Merz spera di non dover prendere in considerazione, dal momento che lo costringerebbe a trattare con due partiti che, al governo dal dicembre 2021 con l'Fdp (la cosiddetta 'Coalizione Giamaica'), sono entrati in contrasto più volte negli ultimi anni. A seconda del verdetto delle urne, l'opzione 'Kenya' potrebbe però presentarsi come una scelta obbligata.

- COALIZIONE GERMANIA (CDU/CSU + SPD + FDP)
I colori della bandiera nazionale. Al posto del verde della Coalizione Kenya, ci sarebbe il giallo dei liberali, qualora riuscissero a entrare al Bundestag. L'Fdp è senza dubbio il partito più affine all'Unione ma, proprio perché attinge a un bacino simile, Merz ha invitato gli elettori a non sprecare i loro consensi con i liberali in nome del voto utile. Sarebbe però molto difficile che Scholz voglia collaborare ancora con il presidente dell'Fdp, Christian Lindner, suo ex ministro delle Finanze che fece cadere la sua maggioranza dopo uno scontro sulla spesa pubblica. Potrebbe essere più funzionale una coalizione tra Unione, Verdi e Fdp ma i sondaggi rendono molto improbabile che si concretizzi. 

 

 

 

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Autore
Agi.it

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