Cosa sono le soprintendenze ai beni culturali che la Lega vuole esautorare: “Tra pannelli solari e palazzoni: senza regole è una giungla”
- Postato il 31 gennaio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“A cosa servono le soprintendenze? Glielo dico io: rappresentano l’ultimo baluardo della tutela in Italia”. Paola Grifoni, già soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici in Toscana e in Emilia Romagna, non fa giri di parole. “Purtroppo da tempo sono state esautorate. L’ultimo in ordine di tempo era stato Matteo Renzi, che addirittura le voleva abolire. Ma prima di lui ci fu un periodo in cui la delega del paesaggio dallo Stato passò alle Regioni e poi ai Comuni. E fu un disastro. Poi le competenze tornarono allo Stato con la legge Galasso, che assoggettava certe aree ai vincoli paesaggistici di notevole interesse pubblico istituiti con decreto ministeriale. E le cose ripresero ad andare per giusto verso. Adesso vogliono dare il colpo di grazia“.
Eppure la tutela in Italia è cosa antica. Il primo soprintendente fu Raffaello Sanzio, nominato da Papa Leone X “praefectus marmorum et lapidum omnium” col compito di cercare a Roma e dintorni marmi da utilizzare nel cantiere della basilica di San Pietro, tutelando però materiali, epigrafi e frammenti antichi rinvenuti nel territorio cittadino.
La prima soprintendenza in Italia fu istituita a Ravenna nel 1905, ben in anticipo quindi sia sulle leggi prima fasciste e poi repubblicane relative alla tutela dei beni culturali. 50 anni fa, con l’istituzione del Ministero per i beni culturali e ambientali, lo Stato decideva di dotarsi di uno strumento decisamente moderno per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio, secondo quanto stabilito dall’articolo 9 della Costituzione.
Ma evidentemente c’è sempre chi vuol rimuovere gli ostacoli, anche se hanno ben ragione di esistere. Il riferimento è alla Lega che prima con un emendamento, poi ritirato, poi con l’annuncio di un disegno di legge, vorrebbe di fatto esautorare le Soprintendenze.
“Le soprintendenze applicano le leggi – continua Grifoni -, ma queste danno fastidio perché, nei limiti del possibile, impediamo che il patrimonio, che è di tutti, diventi una cosa privata. L’Italia è stato il primo paese in Europa a organizzarsi con un sistema di tutela con cui le soprintendenze da ben 120 anni controllano il rispetto delle regole. Ma questo dà fastidio. E quel che è peggio, una volta che la tutela non è più rispettata, ci vorrebbero anni e anni per rimettere a posto le cose. Prendiamo la deforestazione per i campi da sci.. tanto per fare un esempio. E a livello urbanistico consideriamo l’altezza degli edifici: senza regole precise diventa una giungla. Un altro esempio? A Firenze i Lungarni sono sotto tutela paesaggistica perché si tratta degli argini di un fiume, e quindi ogni intervento va espressamente autorizzato. Ma alla fine nessuno ci pensa. Pensiamo poi ai colori delle facciate dei palazzi, che non possono essere decisi a proprio piacimento, oppure la sistemazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti. Essendo il centro storico di Firenze un sito Unesco, certe decisioni sono sottoposte a un preciso regime di tutela. Vogliamo parlare dei B&B? In molti casi si stanno allargando tanti accessi ai garage, senza alcuna autorizzazione. E queste sono le cose, minime, che non si vedono. Poi ci sono i palazzi, che talvolta diventano delle vere cattedrali nel deserto dopo che sono stati costruiti e qualcuno si è accorto che sono abusivi e magari restano lì, vuoti e senza senso. Le soprintendenze – conclude Grifoni – sono già state depauperate del loro potere, poiché la carenza del personale è ormai cronica, non ci sono mezzi per muoversi e quindi l’attività di tutela sul territorio è diminuita molto. Se adesso venisse eliminato il carattere vincolante dei pareri delle Soprintendenze, sarebbe realmente il colpo di grazia”.
Ancora più duro il parere di Mario Lolli Ghetti, già direttore generale dell’Architettura, delle Belle Arti, del Paesaggio, e dell’Arte e dell’Architettura Contemporanee del Ministero per i beni culturali: “Sono totalmente d’accordo con lo storico dell’arte Claudio Strinati nel ritenere che la questione va valutata più come etica morale che come interpretazione della Costituzione. Le soprintendenze hanno permesso il salvataggio del patrimonio culturale italiano. Sicuramente non vanno esautorate e se qualche eccesso c’è stato, va punito e reintegrato. Ma il fatto che qualcuno si sia comportato male, non significa che il principio non sia giusto. E non si può delegare ai Comuni, che hanno dato spesso un pessimo esempio di utilizzo dei beni che sono patrimonio della collettività. Anche con valori morali. Non dimentichiamoci mai che essere italiani significa essere gli eredi del più variegato patrimonio del mondo, che abbiamo il dovere di preservarlo per le generazioni future”.
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