Cosa si rischia con una visita medica “falsa”? Quando è un reato e finisci nei guai
- Postato il 17 settembre 2025
- Economia
- Di Blitz
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Falsificare una visita medica è più di una semplice infrazione, può costituire un reato vero e proprio a cui fare attenzione.
Immaginiamo una notte qualunque, un paziente chiama la guardia medica, riceve qualche consiglio al telefono, dal medico di turno e la storia finisce lì. Se però, nel suo report giornaliero obbligatorio, quel medico scrive di essersi recato di persona a domicilio, la vicenda cambia completamente volto.
Non è solo un errore di compilazione, magari a causa di una distrazione, ma una certificazione falsa di un fatto mai accaduto. Un’azione quindi che, se realizzata con leggerezza, può diventare reato in sede di tribunale, mettendo nei guai medico e paziente.
La finta visita medica è un reato?
La Corte di Cassazione ha chiarito con forza che un comportamento del genere non può essere liquidato con leggerezza, per motivo, in realtà, molto semplice. La recente sentenza n. 26756/2025 ha stabilito che si tratta di falso ideologico in atto pubblico, un reato grave, non una semplice violazione deontologica.

Molti pensano che il dottore in carico della guardia medica sia un professionista autonomo quando svolge il suo incarico per conto del Servizio Sanitario Nazionale. In realtà, assume il ruolo di pubblico ufficiale o quanto meno, di incaricato di pubblico servizio, che è una carica normativa a tutti gli effetti.
Questo significa che le sue dichiarazioni hanno il peso e la responsabilità tipici di chi esercita una funzione pubblica, come un impiegato o un poliziotto. La conseguenza di questo incarico è inevitabile quindi, ogni documento compilato nell’esercizio di quella funzione diventa un atto di pubblico servizio, quindi ufficiale.
Non importa se il documento è destinato solo a uso interno dell’ASL, la sua natura è quella di attestare attività svolte da un pubblico ufficiale. Ciò comporta il fatto che gode della stessa rilevanza giuridica di un documento formale, specialmente negli ambiti della giurisprudenza e della legislazione in tribunale.
Attribuire la qualifica di “visita domiciliare” a una chiamata notturna equivale ad affermare di essersi recati fisicamente dal paziente, dichiarando la propria presenza in loco. Non è un dettaglio formale, ma la certificazione di un evento preciso, che in questo caso però è mai avvenuto, costituendo una dichiarazione falsa.
La sentenza, pur concludendosi con la prescrizione del reato, ha fissato un principio chiaro, ovvero non importa che un documento resti all’interno della Pubblica Amministrazione. La sua attendibilità è fondamentale per garantire trasparenza, controlli e statistiche corrette, alterarlo significa minare la fiducia stessa nello Stato, creando precedenti pericolosi.
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