Cosa sappiamo sulle deportazioni di massa di immigrati a Los Angeles e la svolta autoritaria da parte di Trump
- Postato il 11 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Donald Trump sta compiendo, a Los Angeles, delle deportazioni di massa di immigrati illegali ed anche legali, come è stato provato da diverse fonti di informazione e da diverse storie raccontate dai media statunitensi in queste settimane (ricordate la vicenda di Kilmar Abrego Garcia?). Vediamo quindi nello specifico quello che sta accadendo ed anche cosa diceva Donald Trump in campagna elettorale a proposito dei migranti.
Donald Trump è in evidente difficoltà dopo l’addio a Elon Musk, sulla questione dazi e sulla guerra in Ucraina che invece che terminare si sta inasprendo. L’attacco ai migranti che vivono in California, lo stato simbolo per il partito Democratico, sembrerebbe essere il classico gesto che serve a ricompattare i suoi sostenitori attraverso quella che viene chiamata una sorta di “distrazione di massa”.

La sindaca di Los Angeles parla di “esperimento”
A confermare questa versione dei fatti è anche la sindaca di Los Angeles Karen Bass che, in un’intervista a Repubblica, ha parlato di esperimento: “Donald Trump sta usando la nostra città come un esperimento, per vedere fino a dove può spingersi nel violare la legge. Se sfonda qui, potrà farlo in tutto il Paese. Oggi (ieri, ndr) l’Immigration and Customs Enforcement (Ice) ha condotto cinque raid per arrestare immigrati, uno davanti alla scuola di mio nipote. Stanno provocando caos e terrore, senza motivo”.
La Bass ha proseguito: “Ho parlato con i familiari di alcuni sequestrati: una madre originaria del Guatemala, che cerca da giorni il marito e il figlio presi nella retata al magazzino Ambiance; una figlia che ha visto il padre portato via in manette e da allora non ha più saputo nulla. Non consentono neanche di comunicare con gli avvocati, violando la legge. Molti arrestati non sono illegali: vengono catturati mentre vanno negli uffici dell’Ice, a completare le pratiche burocratiche per confermare il permesso di residenza. Così gli altri in attesa non vanno più, diventando illegali e deportabili”.
La sindaca di Los Angeles ha sottolineato il fatto che il presidente ha evidentemente calcato la mano: “Trump in campagna elettorale aveva promesso di deportare i criminali: come è passato dai narcos e gli assassini agli onesti padri di famiglia che lavorano nel magazzino Home Depot?”.
Anche il governatore democratico Gavin Newsom è dello stesso avviso. La democrazia, per Newsom è “sotto attacco davanti ai nostri occhi”. Donald Trump sta devastando il progetto storico dei nostri padri fondatori”. Il presidente degli Stati Uniti, a detta del governatore, “sta organizzando una retata militare in tutta Los Angeles.1 I regimi autoritari iniziano prendendo di mira le persone meno in grado di difendersi. Ma non si fermano qui. Trump e i suoi fedelissimi prosperano sulla divisione perché permette loro di acquisire più potere ed esercitare un controllo ancora maggiore”.
Il governatore ha poi avvertito che la situazione che si sta sviluppando in California è solo l’inizio. “Questo riguarda tutti noi. Riguarda voi. La California potrebbe essere la prima, ma chiaramente non finirà qui. Altri Stati saranno i prossimi”.
Per Trump i manifestanti sono degli “animali pagati da qualcuno”
Donald Trump ha spiegato a modo suo le ragioni delle retate a Los Angeles. Dopo aver chiamato i manifestanti degli “invasori stranieri” e dei “criminali del terzo mondo”, il presidente americano ha definito i manifestanti degli “animali”.
Per Trump i manifestanti “sono pagati da qualcuno”. Il tycoon ha detto di “non sapere chi ma qualcuno li paga oppure sono agitatori”.
Cosa aveva promesso Trump in campagna elettorale sull’immigrazione
Trump d’altronde aveva già spiegato durante la campagna elettorale le sue politiche sui migranti mostrando un lato tutt’altro che conciliante. Queste le sue parole: “Nel mio primo giorno di rientro alla Casa Bianca, porrò fine a ogni politica di frontiere aperte dell’amministrazione Biden, fermerò l’invasione del nostro confine meridionale e inizierò la più grande operazione di deportazione nella storia americana”.
La politica immigratoria è stata uno dei temi centrali della campagna per la Presidenza e i due candidati alla Casa Bianca hanno assunto toni duri nell’affermare che adotteranno misure forti per contenere l’immigrazione clandestina. Trump in particolare ha però dedicato molto più spazio rispetto alla sfidante Kamala Harris in quasi ogni tappa della campagna alle questioni di confine e ai suoi piani per risolverle.
Tra le sue proposte vi era quella di reintrodurre le misure prese dalla sua precedente amministrazione come il divieto d’ingresso negli Usa di cittadini di alcuni Paesi a maggioranza islamica, rifugiati di Gaza compresi.
Aveva anche promesso il trasferimento di truppe militari al confine tra Stati Uniti e Messico, l’autorizzazione di incursioni dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice) nei luoghi di lavoro, la negazione del giusto processo ai migranti non autorizzati, la costruzione di ulteriori strutture di detenzione lungo il confine meridionale e l’annullamento dell’accordo di Flores che forniva protezione ai bambini migranti.
Trump aveva spiegato anche di voler porre fine alla cittadinanza per diritto di nascita per i figli di genitori senza documenti, deportare e revocare i visti degli studenti stranieri pro-palestinesi, revocare la libertà vigilata umanitaria e imporre una sorta di “screening ideologico”. Trump aveva poi annunciato solo una proposta per aumentare l’immigrazione: green card automatiche per i laureati non cittadini di college e università statunitensi.
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