Cosa sappiamo della Carovana “Al Soumoud” che vuole raggiungere Gaza e cosa è successo agli attivisti italiani sbarcati al Cairo

  • Postato il 13 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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In queste ore si parla della carovana organizzata da Tunisi con lo scopo di raggiungere Gaza per rompere, anche solo simbolicamente, il blocco imposto dalle autorità israeliane. Si tratta della Carovana della fermezza partita da Tunisi il 9 giugno scorso. Vediamo nello specifico di cosa si tratta e cosa è accaduto agli italiani che hanno provato a parteciparvi.

L’appuntamento era per ieri al Cairo. Da lì circa tremila attivisti provenienti da una cinquantina di paesi avrebbero voluto prendere degli autobus per Al Arish, una città che si trova 344 chilometri a nordest sulla costa mediterranea della penisola del Sinai. Una gran parte di loro sono stati costretti a rimpatriare su ordine delle autorità egiziane.

Raggiunta Al Arish, gli attivisti si sarebbero messi in cammino per percorrere i cinquanta chilometri che la separano dal valico di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, arrivando a destinazione domenica 15 giugno con l’obbiettivo di accamparsi al confine per le successive tre notti e poi di tornare al Cairo in autobus il 19 giugno. Nel frattempo avrebbero chiesto coordinandosi con Ong, diplomatici e organizzazioni umanitarie l’apertura della frontiera con le autorità egiziane.

L’iniziativa è stata organizzata dalla Marcia globale su Gaza, un movimento che raggruppa diverse organizzazioni di tutto il mondo. Come scrive Internazionale, sul loro sito è spiegato che si tratterebbe di un movimento “civico, apolitico, pacifico e indipendente” che sostiene di non rappresentare nessun partito politico, ideologia né religione, e di essere guidato esclusivamente dai princìpi di “giustizia, dignità umana e pace”. Gli organizzatori sanno che riuscire a entrare a Gaza è praticamente impossibile. Il loro obiettivo è quindi quello di sensibilizzare l’opinione pubblica per spingere il governo israeliano a fermare la sua guerra nella Striscia di Gaza.

La prima difficoltà è legata all’attraversamento della penisola del Sinai, un’area in cui da anni sono attivi gruppi legati ad Al Qaeda e allo Stato islamico. Qui l’Egitto ha schierato le sue truppe in coordinamento con Israele. La parte più delicata del percorso è una strada che unisce Al Arish a Rafah: per il Cairo l’ingresso su questa strada è consentito solo a chi ci vive o ha un permesso speciale del governo.

Probabilmente gli attivisti si fermeranno ad Al Arish raggiungendo comunque lo scopo di “generare pressione morale e mediatica attraverso la visibilità. L’immagine di migliaia di civili disarmati che marciano insieme invierebbe di per sé un messaggio potente”.

La Carovana per Gaza
La carovana partita da Tunisi – Blitz Quotidiano

La carovana partita da Tunisi

Chi è arrivato al Cairo avrebbe voluto raggiungere coloro che sono partiti lo scorso 9 giugno da Tunisi e che attualmente sono bloccati alla periferia di Sirte, in Libia, in attesa del via libera da parte delle autorità di Bengasi.

Secondo i coordinatori del convoglio, la situazione si è complicata nonostante il sostegno ufficiale manifestato solo il giorno precedente dal ministro degli Esteri del governo della Cirenaica. Nel pomeriggio di ieri le forze di sicurezza e dell’esercito riconducibili alle autorità della parte orientale della Libia hanno fermato il convoglio all’ingresso di Sirte, rendendo necessario attendere un’autorizzazione formale da Bengasi per poter procedere oltre.

Il comitato organizzatore, formato da attivisti tunisini, algerini e della Mauritania, ha deciso di non tornare indietro. I partecipanti si sono accampati sul lato della strada alle porte dalla città e qui hanno passato la notte, si legge in un comunicato del Coordinamento per l’azione comune in Palestina. La Carovana Al Soumoud è formata da 1.200 tunisini e 200 algerini. Prima di essere bloccati avevano oltrepassato Tripoli e Misurata senza problemi.

La marcia per Gaza interrotta al Cairo

C’è quindi una carovana partita da Tunisi e decine di attivisti che hanno provato a raggiungere Gaza atterrando in Egitto. Tra questi anche molti italiani che in larga parte sono stati bloccati e trattenuti, nella giornata di ieri, per ore nell’aeroporto della capitale. Con loro anche tantissimi Pro Pal da altri Paesi.

Questo il racconto degli italiani: “Siamo circondati da soldati-ragazzini e non possiamo fare niente. Neanche cercare qualcosa da mangiare. Andiamo in bagno ma a due a due, e solo perché è intervenuto il consolato italiano”. L’Egitto ha voluto attivare un’unità di crisi “per monitorare l’afflusso delle persone e per esaminarne i visti, autorizzando l’ingresso di alcuni e ordinando il rimpatrio di altri”. In mattinata i primi 73, di varie nazionalità, sono stati imbarcati su un aereo diretto a Istanbul. Un altro centinaio, bloccati “per aver violato le procedure di ingresso nel Paese e per non aver ottenuto l’autorizzazione preventiva”, sono stati “deportati su diversi voli in uscita dall’Egitto“.

Per quel che riguarda gli italiani sono rientrati in sette, mentre almeno in 35 sono stati lasciati passare. Il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che il caso è stato “seguito minuto per minuto” da un team del consolato e da un funzionario dell’ambasciata, che si sono prodigati per fornire tutta l’assistenza possibile.

L’intenzione dei Pro Pal era raggiungere il punto di concentramento di Al Arish e poi di dare vita alla marcia fino a ridosso del confine con la Striscia e che, come ha sottolineato Tajani, “non è stata autorizzata”.

“Abbiamo preparato a lungo il viaggio degli attivisti – obiettano dal movimento Global March to Gaza Italia – e non è quello che ci era stato detto: non ci risultava che l’Egitto avesse dichiarato che l’iniziativa era illegale. Peraltro se una persona ha un visto turistico non c’è ragione di respingerla”. Gli attivisti fanno anche presente che “l’ambasciata non ci ha autorizzato a trasmettere alla Farnesina una lista con i partecipanti alla marcia”.

Ora la battuta d’arresto ha rimescolato le carte e non sarà agevole, per chi ha scelto di restare al Cairo, capire come sobbarcarsi il lungo viaggio verso Al-Arish, e persino se la marcia potrà avere luogo. Fra gli italiani ce n’erano dal Veneto (sono rientrati in 5), dall’Emilia-Romagna (il gruppo più numeroso), dalla Campania. Un siciliano con doppio passaporto è stato respinto.

 

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Blitz

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