Cosa hanno fatto di male le farfalle a Mario Giordano?

  • Postato il 16 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Da pochi anni la biodiversità e gli ecosistemi sono valori costituzionali, nell’articolo 9; il motivo è semplice: ci forniscono beni e servizi essenziali per la nostra sopravvivenza. Ci siamo adattati al loro assetto, modificandolo. In agricoltura, ad esempio, con i pesticidi difendiamo le piante coltivate contro “erbacce” e animali “nocivi”, come insetti, molluschi e vermi parassiti. Così facendo avveleniamo le falde che utilizziamo per i nostri fabbisogni idrici, e sterminiamo api e farfalle, e anche le lucciole, la cui scomparsa fu denunciata da Pier Paolo Pasolini decenni fa.

A seguito delle motivazioni dell’articolo 9, l’Italia, con il Pnrr, ha istituito il National Biodiversity Future Center (NBFC), un centro di ricerca dedicato alla biodiversità. Il Centro ha iniziato a censire le farfalle: i pesticidi le stanno decimando, assieme a tutti gli altri impollinatori, facendo venir meno un preziosissimo servizio ecosistemico. Concetti troppo astrusi per Mario Giordano che, su La Verità, in un articolo “spiritoso”, prende in giro gli entomologi, dipingendoli come vispe Terese che con la loro rete rincorrono variopinti insetti, e denuncia l’ultima follia green di Bruxelles: studiare le farfalle. Deride il direttore scientifico del Centro, il prof. Massimo Labra, che, inutilmente, ha provato a spiegare perché le farfalle sono importanti.

La pochezza argomentativa di Giordano lo colloca nella parte del paese che nega il cambiamento climatico, l’efficacia dei vaccini, l’importanza della biodiversità, la necessità di una transizione ecologica. Di più: esalta il riarmo, la caccia, la pesca industriale. Nega gli impatti delle attività che deteriorano l’ambiente e la salute umana, come denunciato da risultanze scientifiche, e nega i costi che ne derivano, ma dà rilievo solo ai costi della transizione ecologica. Risultato: una polarizzazione politica tra chi si fida del lavoro degli scienziati, basato sul metodo scientifico, e chi lo mette in dubbio.

Chi dubita non propone alternative alla scienza, semplicemente nega il valore delle sue risultanze: non è vero che il clima si è alterato negli ultimi decenni, i climatologi sono artefici di un complotto della lobby green; non è vero che ci sia stato il Covid, i virologi sono gli alfieri della lobby farmaceutica, e via così. La natura ha valore solo se soggiogata al nostro volere: pene draconiane per chi uccide gli animali d’affezione, ma lupi e orsi vanno sterminati, e si ampliano le possibilità per i cacciatori.

Chi nega i problemi ambientali di solito è per il nucleare e crede ai tecnologi che ci promettono da trent’anni l’energia infinita dalla fusione nucleare. Manterranno la promessa tra trent’anni. Le rinnovabili no, quelle non funzionano, per partito preso. Il bello è che le rinnovabili funzionano, mentre la fusione non funziona. Dove saremmo se ci fossimo affidati ai miti e alle superstizioni, invece di aver sviluppato la scienza? Stiamo tornando indietro, soprattutto nelle scienze della natura, dal clima alla biodiversità agli ecosistemi.

Molti auspicano una regressione a prima di quando il mondo progredito si è affidato alla scienza. La scienza va bene solo se serve a produrre tecnologie che aumentano le nostre possibilità di predare la natura e di sviluppare armi sempre più letali, ignorando o negando le conseguenze di scelte scellerate: che ne sanno gli scienziati? Il metodo scientifico è sconosciuto ai più, eppure segue procedure molto semplici: per prima cosa identifica l’ignoranza, poi tenta di ridurla formulando ipotesi che vengono messe alla prova, e, se non superano la prova, ne formula altre, fino a trovare quelle che reggono alla prova dei fatti: la scienza si corregge con la scienza. Non ci sono alternative a questa procedura. Eppure capita che chi persegue l’ignoranza prevalga su chi persegue la conoscenza, spesso per motivi ideologici! La scienza non ha colore politico: si basa sui fatti, non sulle ideologie. Tra le frottole e i fatti, sembrerebbe logico scegliere i fatti.

Come mai questo non avviene e sono così tanti a pensarla come Mario Giordano? L’effetto Dunning-Kruger aiuta a capire le motivazioni di una realtà paradossale: chi è inadeguato culturalmente non ha abbastanza cultura da capire di essere inadeguato e, di solito, ha un’altissima considerazione delle proprie capacità, soprattutto se ha ricevuto un’istruzione. I nostri sistemi formativi, infatti, non forniscono le basi del metodo scientifico e antepongono approcci idealistici all’analisi scientifica della realtà. Che ne sanno climatologi, ecologi e virologi?

Ve lo dico io come stanno le cose: ho una laurea! Va bene, non ho seguito corsi in queste discipline, e sostenuti esami, ma che significa? Significa che in quei campi è ignorante! I furbi che assecondano gli ignoranti ottengono i loro favori e prevalgono alle elezioni oppure, ed è peggio, non sono furbi, sono proprio come i loro elettori. L’ignoranza diffusa porta a decisioni prese da chi antepone le frottole in cui crede alle evidenze scientifiche. L’alfabetizzazione scientifica è l’unico antidoto, ma come può Mario Giordano capire di essere ignorante se ignora ciò che lo dovrebbe rendere edotto della propria inadeguatezza? Come possiamo riformare i percorsi formativi, orientandoli scientificamente, se chi li dovrebbe riformare non è orientato scientificamente?

L’effetto Dunning-Kruger genera un circolo vizioso molto difficile da spezzare. Vale comunque la pena provarci.

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Il Fatto Quotidiano

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