Cosa ha detto alla Juventus e a Tudor la sconfitta con il Real Madrid

  • Postato il 23 ottobre 2025
  • Di Panorama
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La Juventus è uscita battuta dal Bernabeu ma non con le ossa rotte, passo avanti deciso viste le premesse con cui la squadra di Tudor era volata a Madrid dopo la pessima prestazione, con sconfitta, in riva al Lago di Como. E’ stata la serata dell’orgoglio e anche di qualche rimpianto, perché nei momenti che avrebbero potuto cambiare il destino del match contro il Real Madrid agli attaccanti della Vecchia Signora è mancata un po’ di precisione e fortuna.

Il conto finale è che la striscia di partite senza vittoria dal 4-3 all’Inter di metà settembre si allunga a 7, la situazione nella prima fase della Champions League si complica anche se è tutt’altro che pregiudicata. Anzi. Ma, soprattutto, Igor Tudor che era partito per la Spagna sotto osservazione stretta da parte di critica, tifosi e società può rientrare alla Continassa più saldo al suo posto. Sempre in attesa della controprova della trasferta all’Olimpico in casa della Lazio e dei successivi impegni.

La Juventus dopo Madrid, i segnali positivi

La buona notizie per il tecnico croato è che la sua squadra non si è sfaldata davanti alla sfida più difficile. Il Real Madrid era l’avversario perfetto per mettere a nudo i difetti bianconeri e, invece, al cospetto del pericolo la Juventus si è compattata tirando fuori quel carattere mancato troppe volte in questo avvio di stagione.

La prestazione del Bernabeu è stata incoraggiante anche dal punto di vista tattico: Tudor ha inserito qualche correttivo, studiato per un match in cui difficilmente i suoi avrebbero avuto il controllo del gioco e del pallone, e la risposta è stata positiva: squadra corta, compatta, attenta nelle coperture e stretta intorno al terzetto difensivo ma pronta a ripartire in verticale con veemenza. Mai doma, insomma, anche se a tratti il possesso palla del Real Madrid ha sfiorato il 70%.

La difesa ha tenuto, insomma. Davanti Vlahovic ha approcciato al match con la cattiveria delle notti giuste e Yildiz, schiacciato nel primo tempo dal confronto con l’altro talento turco Arda Guler, col passare dei minuti è cresciuto. Mentre era scontato che il Real creasse occasioni, meno prevedibile era uscire dal Bernabeu con il rimpianto per quelle 3-4 enormi chance non concretizzate e che avrebbero giustificato un risultato diverso dalla sconfitta.

La Juventus dopo Madrid, cosa non funziona

L’altra faccia della medaglia è la difficoltà della Juventus a segnare. L’ultima rete marcata è quella di Conceicao a Vila-Real il 1° ottobre; da lì in poi 314 minuti (più recuperi) senza festeggiare con l’aggravante che nessuno degli attaccanti sta rendendo come dovrebbe. La squadra di Tudor sta avendo pochissimo dalle sue prime punte: 5 reti su 15 totali di cui 4 firmate Vlahovic che è in partenza. E non sta avendo nulla da Openda che è diventato un oggetto misterioso, costato oltre 40 milioni di euro, al pari di David la cui traiettoria inquieta.

Secondo allarme: al Bernabeu è scesa in campo una formazione titolare che ha bocciato nei fatti il mercato estivo. Nessuno dei nuovi acquisti schierato dall’inizio e il motivo si è compreso nella dichiarazioni di Tudor a gara finita: l’idea del tecnico è che non siano arrivati giocatori in grado di prendere in mano la squadra. Punto. Non è la prima volta che il tecnico punge sul tema e certamente è un’argomentazione non condivisa con Comolli e con la società. Prima o poi un chiarimento dovrà arrivare.

Infine la prospettiva di cosa attende l’allenatore. La società, anche per bocca di Chiellini, aveva spiegato che la tappa di Madrid era considerata avulsa rispetto al dibattito sul momento della Juventus: anche fosse andata malissimo – e non è successo – non avrebbe provocato scossoni. Ma lo stesso Chiellini ha ricordato che da Madrid in poi, nella settimana successiva, la società si attende di ritrovare le certezze di partenza. Dunque, la trasferta all’Olimpico contro la Lazio e i successivi incroci con Udinese e Cremonese conteranno e non poco.

La verità è che Tudor resta sul filo, una condizione scomoda per chiunque e a maggior ragione con chi è partito con attaccata l’etichetta del traghettatore. A inizio novembre, in pochi giorni, la Juventus avrà l’ufficializzazione del nuovo ruolo centrale di Comolli e, dopo il derby con il Torino, una sosta per concretizzare eventuali decisioni traumatiche. L’unica strada a disposizione di Tudor per evitarlo è tornare a vincere in fretta.

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Panorama

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