"Cosa faccio ogni sera prima di dormire": il macabro rituale di Pupi Avati lascia Fazio senza parole

  • Postato il 11 marzo 2025
  • Di Libero Quotidiano
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"Cosa faccio ogni sera prima di dormire": il macabro rituale di Pupi Avati lascia Fazio senza parole

Dal Regalo di Natale alla fregatura di Carnevale o giù di lì. A Che tempo che fa sul Nove arriva ospite Pupi Avati e la sua è qualcosa di più di una intervista. Assomiglia a un confessionale, senza troppi cerimoniali. Intimo, leggero, informale e delicato, come molti dei suoi film.

Tra momenti di ilarità e altri amari, ma mai disperati, il regista bolognese che ha compiuto 86 anni lo scorso novembre parla di sé attraverso il suo cinema e non solo. Il momento clou della serata? Arriva quando spiazza Fabio Fazio con una richiesta perlomeno insolita. «Considerato il grande ascolto di questo programma, ne approfitto», premette l'autore dell'ultimo L'orto americano. «Mi è capitata una cosa particolare... Magari qualcuno dei presenti o qualcuno a casa è coinvolto...». Il conduttore e il pubblico in sala ascoltano in silenzio, qualcuno trattiene il fiato.

 

 

 

«Stamattina ho perso 780 euro dentro una molletta. Chi li ha trovati, per favore, mi telefoni...». Non è dato sapere se l'appello sia stato raccolto da qualche anima pia, anche se lo stesso Fazio sembra scettico sulla riuscita: «Non credo...». Ma Pupi insiste: «Con quei 780 euro dovevo comprarmi una giacca...». «Ma sei elegantissimo...», prova a risolverla Fazio con una lusinga. «No, una giacca che si abbottoni!», lo corregge Avati. Messa così, assume tutto un altro significato.

Ma c'è anche un altro momento destinato a restare. Si parla inevitabilmente della sua ultima fatica, L'orto americano. Il regista con animo da jazzista sottolinea serissimo come questo sia «il primo film che entra nella parte più segreta e intima di me stesso, disvelo qualcosa che nemmeno i miei figlio mia moglie sapevano».

Non è una battuta, ma quasi un flusso di coscienza. «In questa età, prima di addormentarmi, in questa terza, quarta, quinta fase della mia vita, l'ultima, della vecchiaia, per lenire, per tacitare questa angoscia come faccio? Apro il computer e o un elenco di nomi, sono state tutte le persone che mi sono state vicine nella mia vita, mia madre, mio padre, gli amici. In campagna si chiama il rosario dei morti». Una preghiera laica, senza nemmeno un'ombra di rimpianto.

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Libero Quotidiano

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