Cosa ci guadagna l’Italia da una forte relazione con l’Asia centrale
- Postato il 24 ottobre 2025
- Politica
- Di Formiche
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Ormai per l’Italia l’Asia centrale è diventata una priorità e in questo senso si moltiplicano gli incontri di alto livello, nella consapevolezza di un paniere molto ricco di temi comuni, come le risorse energetiche, le sfide ambientali, la sicurezza regionale, il commercio, la stabilità. Roma è ben consapevole che a quelle latitudini esiste un potenziale economico non indifferente, anche alla luce di nuovi progetti infrastrutturali come il Trans-Caspian Transport Corridor, che collegherà l’Europa e l’Asia.
In questa luce vanno lette le numerose interlocuzioni esistenti tra quella macro regione e l’Italia ed un momento forte in questo senso si è avuto oggi in occasione della visita ufficiale al Quirinale del Presidente del Turkmenistan, Serdar Berdimuhamedov, ricevuto da Sergio Mattarella alla presenza del sottosegretario agli esteri Giorgio Silli. Venti giorni fa il capo dello stato ha effettuato una serie di incontri ad Astana e Baku testimoniando così plasticamente il peso specifico della relazione privilegiata che Roma può vantare con due Paesi altamente strategici.
L’Italia e il Turkmenistan presentano notevoli margini di crescita non solo sul versante energetico ma anche circa la delicata e complessa partita che investe le materie prime critiche. Lo scorso maggio Giorgia Meloni nel bilaterale ad Astana con il presidente del Turkmenistan Serdar Berdimuhamedow ribadì questo concetto: i due paesi possono fare molto di più su diverse aree di intervento come l’energia, l’industria pesante, l’agroindustria, le infrastrutture, i trasporti, le materie prime critiche. Per questa ragione il prossimo step tra i due paesi si ritrova in un business forum tra le rispettive aziende organizzato proprio al fine di approfondire ancora di più quali possono essere gli elementi di una comune collaborazione.
Punto di partenza, ancora una volta, la peculiare posizione geografica della regione centroasiatica, una sorta di porta a due ante, che da un lato tesse le fila di nuove alleanze in chiave euromediterranea tentando di diversificare le storiche relazioni con Mosca; e dall’altro si ritaglia uno spazio proprio alla voce interconnessioni e reti trasportistiche. I Paesi dell’Asia centrale sono oggi dotati di un crescente appeal geopolitico, sia per le nuove opportunità di scambi commerciali sia per la postura che, ad esempio su Ucraina e Afghanistan, stanno assumendo.
Lo scorso maggio ad Astana si è tenuto il Vertice tra l’Italia e i cinque Paesi dell’Asia Centrale ovvero Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Fu quella la prima riunione a livello di capi di Stato e di governo nell’ambito del formato 1+5, lanciato dall’Italia con la prima riunione ministeriale svoltasi a Roma nel dicembre 2019, seguita dagli incontri a Tashkent (2021) e Roma (2024). Nell’occasione fu siglata una Dichiarazione Congiunta che individuò le principali direttrici della cooperazione regionale: energia, materie prime critiche, gestione sostenibile delle risorse idriche, sicurezza (con particolare riferimento alla lotta al terrorismo e al traffico di droga), connettività, cooperazione economica, accademica e nel campo della formazione.